Ora mi chiamano Flora, ero in realtà Clori: la lettera
greca del mio nome fu guastata dalla pronuncia latina.
Ero Clori, ninfa dei campi felici dove hai udito
che in passato ebbero la loro dimora uomini fortunati.
Dire quale sia stata la mia bellezza, sarebbe sconveniente
alla mia modestia: ma fu essa a trovare come genero per mia madre un dio.
Era primavera; vagavo; Zefiro mi vide, cercai di allontanarmi;
m’insegue, fuggo; ma egli fu più veloce.
E Borea, che aveva osato rapire la preda dalla casa di Eretteo,
aveva dato al fratello piena licenza di rapina.
Tuttavia fa ammenda della violenza col darmi il nome di sposa,
e nel nostro letto non ho mai dovuto lamentarmi.
Godo d’una eterna primavera; è sempre splendido l’anno,
gli alberi hanno sempre le fronde e sempre ha pascoli il suolo.
Possiedo un fiorente giardino nei campi dotali,
l’aria lo accarezza, lo irriga una fonte di limpida acqua:
il mio sposo lo ha riempito di copiose corolle, e ha detto:
“Abbi tu, o dea, piena signoria sui fiori”.
(Fasti, V, vv. 195-212)
I Floralia o Ludi Florales, sono giochi celebrati nell’antica Roma in onore della dea Flora, dea della fioritura, festeggiata dal 28 aprile fino al 03 maggio. La prima celebrazione risale nel 238 a. c. in occasione della creazione del Tempio di Flora sul Palatino, poi abbandonata a causa di una carestia e nuovamente ripresa.
Il culto di questa dea però ha origini italiche ben più antiche: lo troviamo infatti già tra i Sabini; i Sanniti l’ adorano come Fluusai Kerriiai, cioè Flora di Cerere. Inoltre, a Flora è dedicato uno dei dodici flamini minori ed ella è una delle divinità a cui sacrificano i fratelli Arvali, il collegio sacerdotale che aveva il compito di assicurare la fertilità dei campi. Il nome FLORA è ancora oggi molto usato: esso indica uno dei regni che costituiscono il mondo naturale, ovvero quello vegetale.
Un termine tecnico, dunque, che trae origine dall’antichissima divinità, una delle dodici che fanno parte della cerchia di Quirino, e che vengono placate con sacrifici espiatori in occasione di avvenimenti di particolare gravità. Ovidio nella sua opera “FASTI”, dedicata appunto alle festività Romane, parla proprio di Flora, strettamente connessa con la fecondità della natura. Nei Floralia, i primi giorni, si eseguono i ludi scaenici (rappresentazioni teatrali) e negli ultimi giorni i giochi del Circo.
Col tempo essi però subiscono un’evoluzione, passando da un carattere semplice e rustico a una serie di spettacoli ammiccanti alla sessualità. Uno degli intermezzi preferiti dal popolo è la cosiddetta “nudatio mimarum” che consiste nel presentare donne nude sulla scena, sicuramente prostitute assunte per l’occasione. Si concilia così la fertilità della natura con la sessualità fecondatrice dell’uomo; proprio a causa del carattere licenzioso che man mano assumono tali festeggiamenti, con l’avvento del Cristianesimo, si hanno critiche molto aspre da parte dei cristiani che fanno una pubblicità abbastanza violenta nei riguardi dei pagani. Secondo Ovidio, Flora corrisponde a Clori, la ninfa di cui Zefiro se ne innamora, rapendola e sposandola, concedendole di regnare sulla vegetazione.
Della dea esistono varie raffigurazioni, la più famosa è senz’altro quella in cui appare nel dipinto di Botticelli, la Primavera. Qui di seguito il link, per ammirare e saperne di più.
https://it.wikipedia.org/wiki/Primavera_(Botticelli)