ADOLESCENTI ADULTESCENTI E POST COVID-19: L’ANALISI DI LIO FIORENTINO
Covid Società

ADOLESCENTI ADULTESCENTI E POST COVID-19: L’ANALISI DI LIO FIORENTINO

Succede che ragazzi che hanno vissuto nel lockdown, dette meglio in italiano confinamento o chiusura ,non riescono più ad uscire nel tempo post pandemico. Temono per esempio il confronto sociale e sviluppano fobie di vario genere (sul proprio corpo ), sentendosi inadeguati. Fobie per un decadimento di una parte del corpo, alopecie per esempio, diagnosticate dermatologicamente come sintomo ,ma che rimandano a disturbi del se’ corporeo.

In buona sostanza e per farla breve le situazioni psichiche post covid ricalcano un unico copione: difficoltà a relazionarsi ,a socializzare, difficoltà nevrotiche, intendo egodistoniche. Capita quindi che si presentano trentenni ed ultratrentenni al consultorio della nostra asl con un gap importante tra età mentale e cronologica che non riescono a vivere il sociale e si rinchiudono in un lockdown (fa più effetto) psichico, spesso denominato ” sindrome della capanna”.

Pertanto, ciò che colpisce me come psicoterapeuta, è la difficoltà ad affrontare la vita nel quotidiano, come se i problemi precedenti al covid, nella chiusura ,si fossero cronicizzati ,bloccati, addormentati oserei dire… Capita quindi che un trentenne si presenta per un consulto e scopre di non riuscire più a parlare e a deglutire senza presentare patologie organiche, chiuso in una sorta di mutismo elettivo : grave psicopatologia a noi nota. E capita di intuire (e qui sta l ‘arte , direbbe qualcuno a me caro), che con esercizi di training autogeno ,che all’ inizio non conducono agli effetti desiderati dal paziente, ma che.. “oplà “ ,e mi sovviene un” colpo d’ intuizione al cervello’ .. Il respiro infatti, ché nel training autogeno si fa come primo esercizio, nello specifico, nel ragazzo si blocca, implode e il training non ha molto effetto, quindi ,siccome il respiro segna simbolicamente lo scambio tra me e il mondo esterno, inizio a chiedermi come psicoterapeuta : -dove lo posiziono il respiro, in tempo di post covid? – Ma è ovvio, lo posiziono alla fine… Si ,proprio alla fine del training…Infatti , così facendo il ragazzo sta riprendendo ad ingoiare ,e senza più soffocare nella chiusura col mondo , il suo eloquio è più fluente La psicoterapia è un’arte sublime a pochi riservata, ma quanto è complicata! Era meglio che facevo il medico: più soldi e meno complicazioni.

Scherzo…Meglio essere artisti : più poveri e più felici. Il ragazzo continua a migliorare , c’è ancora tanto da fare, ma già quando parla della sua squadra del cuore sembra un’altra persona: diventa un innamorato della vita ,gli si illuminano gli occhi e parla speditamente… Altra sfida sarà questa, ma la psicoterapia che è Arte sublime , a pochi riservata , affronterà questa sfida ed altre ancora perché in essa si compie l’ elevato sentimento della vita , come percezione e conoscenza della propria esistenza e di quella degli altri .

Lio Fiorentino Psicologo Psicoterapeuta