Di Vittorio Campagna
La Particola XXXVI: <<Stolium et exercitum imperator fieri iubet>> (“L’imperatore ordina di preparare la flotta e l’esercito”) da inizio al secondo libro dell’opera petriana. È il libro della conquista del Regno di Sicilia da parte di Enrico VI e delle azioni punitive contro città del regno ostili all’imperatore, come Salerno e Nocera filo-normanne. È il libro che racconta la nascita del futuro “Stupor mundi”, del “Puer Apuliae”, il più grande Imperatore della storia medievale: Federico II.
La particola è introdotta dai preparativi di Enrico VI per la conquista del Regno per conto della moglie Costanza. È giunto il grande giorno. L’imperatore, memore dell’insuccesso nel primo tentativo di conquistare il regno siciliano nella campagna del 1191, ha deciso di fare le cose in grande, mobilitando tutte le forze imperiali. Ha convocato ventiquattro regni: <<Bis duodena ducum superum sol regna vocavit>> (“Il sole dei celesti fece venire i duchi di ventiquattro regni”) (v.1145) dell’impero per organizzare una grande flotta per mare e un grande esercito per terra: <<Per mare, per terras numina Cesar abet>> (“Per mare, per terre Cesare gode di maestà divina”) (v.1146), per dare inizio alla grande impresa, quella di conquistare il regno di Sicilia, uno stato che non fa parte del S.R.I. È l’aprile 1194.
Il poeta iperbolicamente enumera circa 3500 navi, comandate dal siniscalco Marcovaldo d’Anweiler oltre a migliaia di soldati tra fanti e cavalieri pronti a invadere il regno. Tra gli alleati italici di Enrico VI sono annoverati anche i pisani e i genovesi con le loro flotte, alleati imperiali da sempre.
Come prima tappa Salerno: <<Letus in Apuliam properat primoque Salernum>> (“Lieto s’affretta verso l’Apulia e per prima verso Salerno” (v. 1147), per dare luogo alla prima azione punitiva, contro una delle città più amate, se non la più amata, dai longobardi e dai normanni. La città che era la seconda sede del re di Sicilia; la patria del cancelliere del regno, Matteo D’Aiello, e dell’arcivescovo suo figlio, Niccolò; ma soprattutto era stata la sede di Principato del più grande condottiero Normanno: Roberto il Guiscardo. Purtroppo i cittadini salernitani si sono macchiati di un crimine che nessun uomo avrebbe potuto condonare o dimenticare con facilità: il sequestro di persona della moglie dell’imperatore, ma soprattutto la figlia del loro stesso re, Ruggero II, Costanza d’Altavilla, come è stato raccontato con le particole XVI, XX-XXIV. Un reato di lesa maestà.
Salerno sarà distrutta come monito per le altre città. Come città opulenta sarebbe stata d’esempio a tutte le altre che si sarebbe opposto all’avanzare dell’esercito imperiale. Secondo il poeta, Salerno ha meritato la dura punizione perché la ricordi; infatti il poeta afferma che: <<Vulneris elapsi memor est quandoque cicatrix>> (“Talvolta la cicatrice fa ricordare la ferita anche se guarita“) (v. 1149).
Poi, l’armata avrebbe proseguito per la Puglia per assoggettare la capitanata e le città ancora ribelli della regione.
N.B. La traduzione dal latino del prof. Carlo Manzione, è offerta per gentile concessione dell’ Ass. ne Culturale “Ebolus dulce solum, Storia e Arte al servizio della Cultura“; mentre, l’articolo è tratto dal libro dell’autore, Vittorio Campagna: <<Pietro da Eboli, Vate latino della letteratura italiana>>, de “L’Aurore edizioni”, Torchiara 2018.