Quando ti succede di essere proclamato consigliere comunale e, dopo neanche quarantotto ore, il Sindaco – rieletto con una valanga di voti – viene privato della libertà e sospeso dalla carica, ti chiedi se quell’evento sia un fatto occasionale, sia capitato lì per caso, se esistano rimedi; resti incredulo e cerchi di capire, di riannodare i termini della questione, ripercorrendo le fasi del precedente mandato consiliare; e ti sovvengono alla mente tante cose ascol tate e lette in quei cinque anni, tante voci e frasi alle quali hai dato sempre scarso credito, perché sembrava fossero il frutto di un livore personale o di contrasti politici, peraltro non condivisibili nel metodo. Poi, vedi quella valanga di voti trasformarsi in una valanga di notizie, fatti circostanziati, conversazioni rubate, che dipingono uno scenario devastante, del quale non capisci se sei vittima o complice.
E in quello scenario ti appaiono, nitide, le figure di attori di ogni genere, una classe politica debole, una strutturaamministrativa non sempre attenta, un’imprenditoria accondiscendente e – ciò che fa più male – una comunità sempre pronta a chiedere qualcosa. E capisci, quindi, che hai fallito, perché adesso tu sei parte di quella classe politica, di quella comunità; sei parte di tutto e, non esente da colpe e responsabilità, sei vittima e complice nello stesso tempo. Dopo solo qualche giorno, infine, ti trovi a vivere il clima surreale del consiglio comunale d’insediamento, durante il quale la maggioranza che sostiene la Giunta municipale ha tentato l’ultima difesa, argomentando sulla presunzione di non colpevolezza e sui gradi di giudizio; riponendo, da un lato, l’immancabile fiducia nella Magistratura, dimenticando – dall’altro – che quella valanga di notizie altro non è che il frutto del lavoro di quella Magistratura, che ci ha fatto conoscere fatti e personaggi, almeno a me sconosciuti, rivelando un mondo nuovo e nascosto.
Al di là del principio della presunzione di innocenza, rimane lo sconcerto nel leggere alcuni passaggi dell’ordinanza del Giudice per le indagini preliminari, riportate letteralmente dai giornali.Sbaglia, però, chi crede di poter addossare tutte le colpe solo a un leader; quel leader che anch’io ho sostenuto con i miei consensi elettorali; quel leader senza il quale non ha ragione di esistere la mia carica di consigliere, non ha ragione di esistere – a mio parere – l’intero Consiglio comunale. Auguro a tutti gli interessati di uscire indenni da queste vicende, per le quali interverranno non so quanti gradi di giudizio.
Potranno passare alcuni anni, forse mesi, magari solo qualche giorno; a me sono bastati pochi minuti per sentire l’eco della mia coscienza, per capire che qui non si giudicano questioni private, mafunzioni pubbliche.Cercare ad ogni costo le ragioni di una penosa sopravvivenza o, peggio, tentare di derubricare questi eventia fatti marginali e negare che essi avranno riflessi enormi sulla vita politica e civile della Città, significa – però – ingannare e ingannarsi, significa voler nascondere la testa sotto la sabbia.Io no, la testa semmai me la cospargo di cenere, ammettendo la mia parte di responsabilità, ma voglio tenerla sempre alta.
Lucilla Polito