I giovani non siano il capro espiatorio del deficit mostrato dai decisori pubblici di risposta alla crisi sanitaria e sociale. Sì al rispetto delle regole, No alla berlina collettiva e al grande fratello
Al Sindaco di Eboli f.f. Luca Sgroia
Egregio Sindaco f.f.,
Anche noi siamo ragazze e ragazzi di Eboli. Per la precisione siamo giovani iscritti all’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia), pertanto, ci sentiamo coinvolti dal Suo rimbrotto teso a trovare nelle giovani generazioni la responsabilità della diffusione del Covid19, non solo in quanto giovani, ma pure come partigiani della Costituzione, che è garante di diritti e doveri, libertà individuali e democrazia.
Premesso che la maggior parte dei giovani chiamati da Lei in causa non sono sfuggiti coraggiosamente all’assunzione di responsabilità – sebbene (come appare dalle foto da Lei postate) circolassero in luogo ed orario consentito dalle disposizioni vigenti, indossassero la mascherina e osservassero il distanziamento dovuto tra non congiunti (né è dato di sapere quanti di loro non erano tenuti, perché congiunti)-, con questa presa di posizione non vogliamo cercare scuse per i singoli comportamenti, le cui responsabilità rimangono inviduali e non certo appannaggio di una intera generazione come Lei vuol rappresentare(!), bensì, vogliamo rigettare la narrazione tesa a spostare le (ormai evidenti) responsabilità della circolazione del nuovo coronavirus dalle deficienze dei decisori pubblici ai cittadini. Una narrazione tesa alla individuazione di un capro espiatorio per deviare l’attenzione dall’incapacità di chi ci governa di dare una risposta all’emergenza sanitaria e sociale, realizzando: un lockdown sostenibile, con annesso ristoro per i cittadini sui quali incombe la crisi sociale; un sistema sanitario con più risorse per proteggerci; luoghi di lavoro, scuole, trasporti pubblici e ospedali stessi meno affollati, più salubri e quindi meno a rischio di contagio.
Tornando alle Sue fotografie, teniamo a dire che facciamo fatica a non pensare a una sorta di “pogrom” contro una fetta di cittadinanza ebolitana che rigettiamo nel merito (per le ragioni sovraesposte), e nel metodo per avere esposto giovani cittadini al pubblico linciaggio, senza neanche preoccuparsi di oscurare i volti, che magari potevano appartenere a minori.
Quello della delazione, era un metodo molto in voga contro i giovani durante il fascismo in Italia, come pure in Cile, per esempio. Dobbiamo temere pure a Eboli un clima di caccia alla streghe, di essere spiati e poi sottoposti alla pubblica berlina? Per curiosità: ci sono fotografi “autorizzati” e pagati per realizzare la pubblica delazione, vi è una fitta rete amicale di spioni come nei peggiori regimi, o non si trova modo migliore di impiegare il tempo che scendere per strada a fare foto ai ragazzi?
Quando i DPCM emergenziali consentono la libera circolazione, ci dobbiamo preoccupare di rispettare le regole, o dobbiamo aver paura di essere fotografati se siamo in compagnia dei nostri famigliari o se qualche malcapitato si avvicina, magari a nostra insaputa? Possiamo contare sulla sorveglianza e organizzazione attiva, nell’alveo costituzionale, degli spazi pubblici, o dobbiamo temere che il tutto è relegato all’obiettivo di un Grande Fratello?
Una buona amministrazione utilizza sistemi idonei per controllare il territorio al fine di far rispettare le regole utili che ovviamente sappiamo esse utili alla nostra salvaguardia, non “sfancula” i cittadini, soprattutto se fanno parte di una fascia più delicata, come quella di chi sta crescendo per essere il futuro della città.
In una società civile si utilizzano prassi democratiche consolidate, non proclami populisti, che se da una parte tendono ad alimentare il culto della carica, dall’altra sono tesi ad aizzare gli uni contro gli altri.
Peraltro, è appena il caso di sottolineare che la presenza in strada dei cittadini nelle vie dello “struscio” ricche di locali era un effetto collaterale dovuto alle decisioni del governo centrale atte a sostenere i consumi fino alle 22, perché non si è avuto il coraggio di chiudere prima per non elargire i ristori. Dunque, ce la vogliamo prendere pure con quei giovani ebolitani che disciplinatamente hanno frequentato quei luoghi, sulla scia di una schizofrenia dei decisori pubblici: “vai a consumare, così lo stato non deve ristorare i locali che rimangono aperti, ma se ti incontro per strada ti colpevolizzo, e magari a Eboli ti fotografo pure”?
Piuttosto, non Le sarà sfuggito che durante la Sua breve amministrazione abbiamo raggiunto rapidamente un altro primato, oltre a quello della fotografia-linciaggio. Siamo diventati primi in provincia di Salerno per numero di contagi da Covid19. Nel bel mezzo, la Sua decisone, in un primo momento, di chiudere il mercato settimane – il giorno prima per il giorno dopo – non curante di quei giovani ambulanti, anche ebolitani, che avevano affrontato spese per l’indomani, di poi, la riapertura. Certo, come nessuno può dire che è colpa dei giovani, nessuno può dire se Lei ha sbagliato a chiudere (danneggiando l’economia) o a riaprire (favorendo i contatti tra le persone). Ma quel che è certo è che, se da un parte, c’è evidenza di focolai ben localizzati, non nelle piazze, ma addirittura in istituzioni, d’altra parte c’evidenza pure fotografica (forse queste foto non Le arrivano?), non tra i corsi frequentati dai giovani, ma nel nosocomio cittadino, di percorsi insicuri. Viepiù, le USCA (Unità Speciali di Continuità Assistenziali) pensate per curare e diagnosticare il Covid a domicilio e prevenirne la diffusione, sono a regime da pochi giorni, e sono ancora senza le risorse adeguate, come pure lo stesso Laboratorio ospedaliero per la processazione dei tamponi nasofaringei molecolari. Tuttavia, non L’abbiamo sentita utilizzare lo stesso vigore pubblico per chiedere conto o per offrire soccorso a dette istituzioni, o utilizzare altrettante foto (come abbondano pure sugli organi di informazione) per aprire – non diciamo anche qui uno scontro – ma al meno un confronto altrettanto pubblico con i livelli sovracomunali, per la quota parte per cui le responsabilità non sono in capo alla Sua amministrazione. Invece, si è cercata la strada politicamente più semplice: lo scontro con il settore più facile da incolpare, i giovani ebolitani, addossando a noi ogni responsabilità.
Rigettiamo, altresì, la natura paternalistica del rimbrotto, e non già perché non giunge da chi non riveste una carica perché non democraticamente eletto a suffragio cittadino, ma perché nessun eletto, men che meno “nominato”, è elevato a pater familias, ma semmai a primus inter pares. La Costituzione ha delineato le caratteristiche di uno stato democratico, non di uno stato etico. Peraltro, siccome abbiamo precisato sopra, che rigettiamo al mittente la logica dello scontro generazionale – in quanto per noi lo scontro che ha attivato è tra l’alto di chi ci governa con il basso dei governati che subiscono una narrazione non veritiera – non troviamo lecito neanche attaccare la presunta inefficacia della genitorialità della Sua generazione, perché non sappiamo quali esempi abbia Lei in mente, ma conosciamo i nostri genitori come persone che hanno prima compiuto il loro dovere nel concludere il loro corso di studi, ciascuno secondo le proprie possibilità ma senza pesare più del dovuto sulla società, e poi trovarsi un lavoro dignitoso o vivere la precarietà senza scorciatoie o prebende politiche.
Concludendo, come giovani ebolitani partigiani della Costituzione teniamo a sottolineare che il tema della limitazione del diritto costituzionale alla “libertà di movimento” è tema delicato, che deve essere tratto sì con tutte le prerogative democratiche, comprese le misure straordinarie, da parte di chi ci governa, ma senza paternalismo, populismo o culto della carica, e soprattutto senza narrazioni tese a scaricare sui cittadini ogni responsabilità (peggio ancora i giovani), e, sicuramente, non facendo prescindere la declinazione del presidio del territorio in “sicurezza” dal confronto netto con i livelli di governo sovracomunali di pretesa di altri diritti costituzionali come una sanità efficace (a partire dal nostro nosocomio e dalle USCA per contrastare il Covid) e sicurezza sociale per chi soffre la crisi economica.
La politica dia risposte, non ammonimenti; fornisca soluzioni, non motivi per mettere i cittadini gli uni contro gli altri.
Noi siamo una generazione di ventenni, che prendiamo atto sia della necessità di tutelarci e di osservare delle regole, ma anche della necessità di essere degnamente rappresentati.
Le ragazze e i ragazzi di Eboli iscritte all’ANPI, partigiani della Costituzione, ora e sempre! Francesca, Ludovica, Francesco, Tobia, Cosimo