Giustizia Futura. 5. di Enrico Tortolani 
Diritti Giustizia Salerno e Provincia

Giustizia Futura. 5. di Enrico Tortolani 

Per costruire il futuro non dobbiamo dimenticare il passato.


A Salerno il futuro della giustizia è rappresentato plasticamente dall’edificio della “nuova “ cittadella giudiziaria, dell’architetto inglese Chipperfield, fortemente voluta dal Governatore Vincenzo De Luca.
Il passato è rimasto plasticamente cristallizzato al corso Vittorio Emanuele: è rappresentato dal “vecchio” palazzo di Giustizia, finito nel 1934, e per oltre 80 anni simbolo austero della potestà statuale a Salerno.
Oggi si discute di una nuova destinazione. E’ già pronto un assegno di 7 milioni di euro a suggellarne la privatizzazione.
Nel nostro capoluogo abbiamo già un esempio eclatante, a poche centinaia di metri: l’ex palazzo delle Poste, trasformato in residenza,con attici e giardini sospesi, con splendida vista sul magnifico golfo, per super ricchi. Frutto di un’altra privatizzazione.
E qualche chilometro più in là, il Crescent… ma questa è un’altra storia.
E così assistiamo ad un altro assalto al patrimonio pubblico, anche a quello più irrinunciabilmente avvinto alla memoria, all’evoluzione di una comunità.
Ed allora bisogna rispolverare i ricordi, anche rischiando di cadere in qualche nostalgia, che non è legata al passato regime, ma al tempo che inesorabilmente segna il cammino della società e sottolinea il progresso dei tempi.
Era l’anno 1931, anno X dell’era fascista, tanto per inquadrare il periodo, quando fu iniziata, con una pomposa cerimonia inaugurale il 21 aprile, la costruzione del Palazzo di Giustizia. L’area interessata era quella in cui si teneva un grande Mercato in baracche dove, durante la guerra del 1915-18, erano stati concentrati prigionieri austriaci.
Il progetto risentiva naturalmente, nell’aspetto architettonico, di quella “romanità” e della conseguente ideologia dell’Impero che prevedeva scenografie esterne ed interne di grande impatto visivo, molto presenti anche negli austeri arredi dell’epoca, che ornavano le aule di udienza, e giunti fino ai giorni nostri. Il palazzo, come attestano numerose foto d’epoca, era quasi completato già nel 1936, ed il 25 Giugno del 1939 fu inaugurato alla presenza del Ministro di Grazia e Giustizia Arrigo Solmi e di tutte le Autorità locali.
Da allora quell’edificio è stato al centro della vita cittadina. Ed ha segnato indelebilmente la storia dell’Avvocatura salernitana che oggi rivendica ancora una volta il mantenimento degli spazi già detenuti, destinati ai propri uffici, dell’Aula intitolata all’Avv. Mario Parrilli e della Biblioteca, che ricorda l’Avv. Camillo De Felice . E dove sono custodite le memorie degli Avvocati caduti nel’esercizio della professione. E poi anche per dare degna allocazione al Consiglio Distrettuale di Disciplina Forense, analogamente a quanto ottenuto dal COA di Napoli per Castel Capuano.
“Aula Parrilli e la biblioteca sono luoghi in cui è custodita la storia dell’Avvocatura Salernitana – così scriveva in una nota indirizzata al Ministro, dell’ottobre 2018 l’allora Presidente del Consiglio dell’Ordine, Avv. Americo Montera – Nelle stesse periodicamente sono stati commemorati i Maestri riconosciuti dalla classe Forense e festeggiati gli Avvocati più anziani…. L’Avvocatura, rimanendo fuori da quegli spazi, sarebbe privata della sua storia nei locali in cui dà sempre le esperienze delle vecchie generazioni sono trasferite ai giovani iscritti “.
Ed oggi, nonostante la storia reclamasse rispetto, siamo giunti proprio al momento dell’espulsione dell’Avvocatura salernitana da quegli spazi. E senza previsione nella nuova cittadella, di una corrispondente sistemazione.
Parole sprecate nel recente passato, se l’attuale Presidente del C.O.A. Avv. Silverio Sica, ha dovuto prendere posizione pubblica, per rinnovare analoghe richieste: “ Fosse anche per tutto l’oro del mondo non molleremo… quei locali rappresentano la casa dell’Avvocatura”.

* Già consigliere COA Salerno