La sicurezza è stato l’argomento principale della scorsa campagna elettorale. E’ rimasto tutto come allora.
Dopo tante riunioni del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, dopo tanti incontri col Prefetto, dopo un Consiglio Comunale sull’argomento, di cui non si conosce l’esito e neanche il resoconto integrale, arriva la proposta che l’ultima spiaggia è l’intervento dell’esercito.
In città, intanto, continuano a verificarsi episodi di intolleranza, soprusi e furti a danno di privati cittadini e commercianti. Alcuni sono clamorosi perché si ripetono a catena.
Interviene la Confesercenti Territoriale Eboli che invita l’Amministrazione a “convincere” i commercianti a far ricorso alla polizia privata, con l’aiuto anche economico da parte del Comune.
A quando il ricorso alle ronde diurne e notturne? Ai corsi di autodifesa, di addestramento all’uso delle armi e alla loro fornitura? Ovviamente con l’aiuto economico del Comune!
Il problema esiste ed è evidente. Mancano le idee e le proposte.
Esiste un principio, noto come principio del rasoio di Occam, che afferma, riassumendolo, che quando una situazione presenta una moltitudine di ipotesi di soluzioni o presunte tali, quella migliore è la più semplice. Perché la più semplice è quella più facilmente realizzabile e riutilizzabile nel processo di costruzione della soluzione definitiva.
Appare evidente che l’esercito e la polizia privata non rappresentano le soluzioni più semplici.
La soluzione più immediata e semplice è l’installazione e la messa in funzione della videosorveglianza, attraverso un piano di individuazione dei luoghi prioritari da sorvegliare. Non basta. Un sistema di videosorveglianza ti consegna le eventuali prove solo dopo che si è verificato il reato e il danno al bene pubblico e privato e al cittadino.
E’ necessario installare una sala di controllo che, 24 ore al giorno, monitori il territorio coperto dalla videosorveglianza, si interfacci con le forze dell’ordine del territorio, sia dotata di molteplici canali di collegamento con i cittadini (social e telefonici).
E c’è un terzo step: la prevenzione. La sicurezza urbana incide in maniera determinante nella definizione della qualità della vita di una città e deve essere intesa come un bene della collettività: ognuno può e deve contribuire al suo raggiungimento e mantenimento.
La sicurezza urbana non ha come obiettivo solo l’incolumità delle persone e la tutela della proprietà, ma anche la qualità della vita (ambiente, lavoro, azienda, tempo libero, sport) e il pieno godimento dello spazio urbano.
C’è bisogno di partecipazione.
Spetta al Comune stimolare la partecipazione dei cittadini. Il cittadino deve sentirsi coinvolto e contribuire alla sicurezza, sentendosi libero e protetto, di segnalare, inviando dati che, una volta analizzati, consentono una gestione più efficiente dei servizi.
La partecipazione si accompagna alla prevenzione e all’aumento della solidarietà tra vicini di casa (o di negozio come succede) e la collaborazione tra cittadini, amministrazione comunale e Forze dell’Ordine: un’alleanza strategica per effettuare interventi mirati, rapidi e risolutivi.
E’ questa la soluzione più semplice da adottare, peraltro già utilizzata in altre realtà.
Sono benvenute tutte le misure a breve e medio termine che l’amministrazione metterà in campo grazie alle precedenti richieste fatte dal Commissario ma, nel frattempo, occorre mettere in piedi e perfezionare un sistema strutturato e durevole integrando le azioni previste dalle politiche sociali. E’ questa la proposta del PCI.