Storia di una cornacchia che intendeva farsi bella con la coda di un pavone.
Negli ultimi giorni abbiamo letto le trionfanti dichiarazioni del Sindaco Mario Conte e di suo cugino – l’On. Federico Conte – intorno all’avvenuto deposito da parte dell’ANAS al Ministero della Transizione Ecologica del progetto definitivo per l’ammodernamento dell’attuale svincolo autostradale di Eboli.
Ovviamente comprendiamo che, non avendo prodotto quasi nulla in questi dieci mesi di governo cittadino, non potevano esimersi dal “vendersi” un mero atto procedimentale compiuto dall’ANAS (e non da loro!), quasi come fosse un’opera già realizzata dalla loro inconcludente Amministrazione.
Ci sarebbe tuttavia voluta la giusta dose di onestà intellettuale per ricordare che il finanziamento per quell’opera – pari a circa 16 Milioni di euro e che rischiava di essere irrimediabilmente perduto – fu recuperato grazie all’intervento decisivo dei parlamentari del Partito Democratico Antonio Cuomo e Tino Iannuzzi, su impulso dell’allora amministrazione comunale di Eboli.
Il PD , nonostante fosse all’opposizione in Città, anche in quell’occasione antepose l’interesse della comunità di Eboli a quello delle bandiere di partito.
Non possono perciò sembrarci le dichiarazioni roboanti degli esponenti della famiglia Conte – Sindaco, Assessore ed Onorevole – altro che l’ennesima puntata di quella fiera della vanità a cui ci hanno abituato in questi mesi, caratterizzata dall’appropriazione indebita di meriti altrui, come già accaduto per il finanziamento per la delocalizzazione di Piazza Borgo.
Sono invece sicuramente “meriti” loro il commissariamento del Piano di Zona, l’approvazione con ritardo del Bilancio previsionale e del Bilancio consuntivo dell’Ente, la totale inerzia sul PUC, la totale assenza di una programmazione di eventi culturali e di intrattenimento, la dimenticanza nel partecipare alle conferenze dei servizi indette e la premura di suddividere gli ambiti di Sant’Andrea e San Cataldo.
Il linguaggio della verità è elemento imprescindibile di una costruzione politica chiara, leale e lungimirante.
Per sapere questo non c’è bisogno di essere politici da generazioni, quasi per diritto ereditario. Basterebbe, forse, tenere a mente la favola di Esopo che racconta di una cornacchia, che vergognandosi della sua modesta apparenza, si adornò con le code di un pavone ma, scoperta, fu respinta ed umiliata sia dai pavoni che dalle stesse cornacchie.