“VARDIELLO, UN CUNTO DE LI CUNTI A EBOLI”-di Giovanna Iammucci
Eboli M.O.A. Teatro

“VARDIELLO, UN CUNTO DE LI CUNTI A EBOLI”-di Giovanna Iammucci

 

“Fu Grannonia d’Aprano femmena de gran iodizio, ma aveva no figlio chiammato Vardiello, lo chiù sciagorato ‘nsemprecone de chillo paese: puro, perché l’uocchie de la mamma so’ affatturate e stravedeno, le portava n’ammore svisciolato e se lo schiudeva sempre e allisciava, comme se fosse la chiù bella creatura de lo munno.”

Lo Cunto de li cunti è una raccolta di fiabe scritte da Giambattista Basile, scrittore e letterato campano, il primo a usare la fiaba come forma di espressione popolare. L’opera, pubblicata nel 1634, si divide in 50 fiabe, raccontate in 5 giorni da 10 narratrici diverse: per questo viene chiamata anche Pentamerone. Pur seguendo  molto lo stile di Giovanni Boccaccio, mantiene una sua originalità nella narrazione, interamente scritta in lingua napoletana. Anche se sono fiabe, Lo cunto de li cunti è destinato a un pubblico adulto per la complessità dei temi trattati. Una di queste novelle, Vardiello, quarta della prima giornata, è stata portata in scena a Eboli l’11 e 12 agosto presso il MOA- Museum of Operation Avalanche, ottenendo un successo inaspettato. Messa in scena dall’associazione Eboli cultura del Territorio con la regia di Luigi Nobile, il racconto è stato riadattato anche per i più piccoli. Ma chi è Vardiello? Vardiello è un ragazzo buono, ingenuo, un po’ sciocco, che ne combina di tutti i colori alla madre Grannonia, fin quando un “sant’uomo” non gli fa trovare una pentola piena di lupini gialli, ovvero di monete d’oro. Nella versione originale, Vardiello finirà in manicomio, mentre in quella portata in scena, c’è un finale tutto da scoprire.

Giovanna Iammucci-scrittrice