Dopo l’incontro di Eboli dell’11 febbraio sull’Agricoltura della Piana del Sele. Il bisogno di pensare ad un altro modello di sviluppo. Lettera aperta ai Sindaci della Piana del Sele.
Agricoltura-Zootecnia Eboli News

Dopo l’incontro di Eboli dell’11 febbraio sull’Agricoltura della Piana del Sele. Il bisogno di pensare ad un altro modello di sviluppo. Lettera aperta ai Sindaci della Piana del Sele.

Eboli. A seguito dell’incontro avuto sabato scorso 11 febbraio presso l’hotel grazia di
Eboli , dove si è discusso sul tema “L’agricoltura della Piana del Sele e la sfida della
sostenibilità ambientale e aziendale”, gli organizzatori sottolineano alcuni punti emersi
dalla discussione avuta alla presenza del Sindaco di Eboli Mario Conte e della Sindaca
di Battipaglia Cecilia Francese.
I cambiamenti repentini che hanno attraversato e continuano ad interessare il settore
agricolo sono un dato incontrovertibile. Il passaggio necessario da un’agricoltura
convenzionale ad un’agricoltura eco- sostenibile socialmente non può essere trascurato.
Questo in virtù di una maggiore attenzione all’uso di risorse naturali come l’acqua,
all’assetto idrogeologico dei territori, alla difesa dei produttori, dei consumatori, del
paesaggio e della biodiversità. Una Agricoltura e una PAC più’ attenti all’area del
Mediterraneo.
Tali aspetti sono emersi dagli interventi che si sono succeduti. Daniele Petrone
dell’Associazione Società’ Agricoltura e Progresso, Vito Aita della rete
Mediterranea Passione, Gianfranco Nappi della Rivista Infiniti Mondi, Michele
Bianco Dottore agronomo, Adriano Gallevi ANFOSC. Il punto focale riguarda un
necessario ripensamento del modello di Sviluppo che ha fatto conoscere la Piana del
Sele su tutti i mercati, ma che oggi vede un progressivo esaurimento della spinta
propulsiva della serricoltura, che ha prodotto si ricchezza, ma concentrata in poche mani
e di soggetti in gran parte provenienti dal nord.
Quale modello per il futuro? Non quello che rischia di desertificare il territorio. Ma
piuttosto un modello meno intensivo, che coniughi il rispetto delle vocazioni agricole,
del lavoro in Agricoltura, dell’ambiente e dell’innovazione con la capacita’ dell’impresa
di produrre reddito.
Un modello resiliente rispetto alle emergenze globali. In cui l’apporto tecnologico non
mortifichi il fattore umano, che in agricoltura resta imprescindibile. A tali obiettivi
andrebbe rimodulato il PSR, essenziale forma di sostegno al settore primario,
coinvolgendo le Università’ e i Centri di ricerca. Prima dell’avvento delle serre la Piana
del Sele era riconosciuta universalmente per la sua capacità adattiva, per la frutticoltura
e per il pomodoro. C’è’ bisogno di un modello che punti sulla qualità’ delle produzioni,
attivando come chiede l’Unione Europea partenariati a livello locale.
Un aspetto fondamentale e la ricerca del giusto equilibrio tra le zone più’ urbanizzate e le
aree interne della Piana.
Renzo piano sottolineava come in opposizione alla zone urbanizzate non c’è’ la
campagna ma il deserto.
Nelle aree interne montane e’ concentrata la gran parte della nostra biodiversità’.
Anche nel comparto zootecnico e’ necessario un ripensamento rispetto alla monocoltura
del mais, che richiede un abnorme consumo di acqua. Il ritorno all’alimentazione da
pascolo eleva la qualità’ del latte prodotto e dei suoi derivati. Inoltre c’è’ la scottante
questione dello smaltimento dei reflui zootecnici che pesa come un macigno sulle nostre
zone, con il possibile intervento sanzionatorio dell’Unione Europea.
L’importanza della riscoperta dei nostri semi, in alternativa a quelli imposti dalle
multinazionali. Come e’ avvenuto con i grani antichi che guardano al futuro.
Un contributo alla discussione e’ venuto dal Presidente del Consorzio di Bonifica Vito
Busillo incentrato sulla leadership della nostra Agricoltura, sulla serricoltura e
l’impermeabilizzazione del territorio.
Rosa Pepe del CREA invece ha sottolineato l’importanza dei contadini custodi del
territorio e della stagionalità’ per la biodiversità’ in Agricoltura.
Tutto questo ampio ventaglio si riconduce ad un unico tema, che vede la difesa della
Piana come polmone verde della Regione Campania, e baluardo di sovranità’ alimentare
e territoriale.
A tale proposito chiediamo un confronto con i Sindaci della Piana e la Regione
Campania, con l’obiettivo di creare un osservatorio sui cambiamenti e le evoluzione
dell’agricoltura della Piana del Sele e sulle ricadute economiche sociali ed
ambientali.