15 LUG ALLE ORE 20:00 – 28 LUG ALLE ORE 20:00
Marco Giannattasio ritorna al MOA con la mostra fotografica “Gli schiavi invisibili di Dhakha. Le condizioni dei bambini che vivono nella capitale del Bangladesh sono state immortalate con maestria dal fotografo e le foto di questa mostra lo testimoniano.
La mostra è organizzata da Mo’ Art, in collaborazione con Ass. Sophis e moARTaps.
Ingresso libero.
Apertura porte ore 20.00
A seguire breve presentazione della mostra fotografica con Marco Giannattasio e Luigi Nobile e taglio del nastro.
La mostra è organizzata da Mo’ Art, in collaborazione con Ass. Sophis e moARTaps.
Ingresso libero.
Apertura porte ore 20.00
A seguire breve presentazione della mostra fotografica con Marco Giannattasio e Luigi Nobile e taglio del nastro.
Info: 392 46 70 491 – 320 37 15 486
MOA Museum of Operation Avalanche, via S. Antonio 5, Eboli SA
E’ gradita la prenotazione.
MOA Museum of Operation Avalanche, via S. Antonio 5, Eboli SA
E’ gradita la prenotazione.
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Il fenomeno dei bambini utilizzati come lavoratori domestici è fortemente diffuso in Bangladesh , ed in particolare nell’area metropolitana di Dhaka .
Ad essere coinvolte sono in maggioranza le bambine ; l’impiego nelle case si configura come uno dei peggiori metodi di sfruttamento e di lavoro minorile . Non esiste una legge che vieti esplicitamente questo tipo di lavoro, e comunque il reato sarebbe difficilmente accertabile, molto spesso infatti sono le famiglie a spingere i bambini di cui non possono occuparsi verso questa vera e propria forma di schiavitù.
I cosiddetti ” domestic helpers ” non hanno contatti sociali con i coetanei, se non in rapporto di servitù , non hanno accesso ad alcuna forma di istruzione, nella stragrande maggioranza dei casi non percepiscono alcun salario, se non il vitto e l’alloggio, sono a rischio per le mansioni che svolgono, e completamente esposti a qualsiasi forma di violenza, compresi stupri, torture, contatti e per nulla infrequenti, omicidi . Come detto i bambini possono giungere nelle case dei loro padroni tramite un accordo con le famiglie di origine, ma anche attraverso forme organizzate di tratta o attraverso rapimenti, in particolare quando si tratta di bambini di strada . Il quadro psicologico di questi bambini è drammatico, il continuo rapporto di subordinazione, in special modo rispetto ai figli dei padroni , solitamente loro coetanei, innesca strazianti stati di depressione e prostrazione . Questi bambini sono doppiamente schiavi, costretti di fatto ad una condizione di reclusione, e incatenati da un’ideologia che vede con favore il lavoro minorile, giustificato dalle condizioni di povertà delle famiglie native . Non esiste un orario di lavoro, la disponibilità deve essere praticamente illimitata e garantita a tutti i membri della famiglia / padrona , frequenti sono i casi di malnutrizione, altrettanto frequente la mancanza di qualsivoglia spazio privato, stanza o anche letto . La gestione del servo è affidata, come in genere accade a ciò che concerne la cura della casa, alla donna, ed è per questo che anche i casi di violenza sono in stragrande maggioranza a loro imputabili . C’è da dire che spesso le bambine divengono capro espiatorio della frustrazione che affligge le donne bengalesi, e a volte anche oggetto di gelosia, dato che l’uomo considerandosi proprietario di tutto ciò che è sotto il suo tetto, approfitta sessualmente delle bimbe .
Il fenomeno dei bambini utilizzati come lavoratori domestici è fortemente diffuso in Bangladesh , ed in particolare nell’area metropolitana di Dhaka .
Ad essere coinvolte sono in maggioranza le bambine ; l’impiego nelle case si configura come uno dei peggiori metodi di sfruttamento e di lavoro minorile . Non esiste una legge che vieti esplicitamente questo tipo di lavoro, e comunque il reato sarebbe difficilmente accertabile, molto spesso infatti sono le famiglie a spingere i bambini di cui non possono occuparsi verso questa vera e propria forma di schiavitù.
I cosiddetti ” domestic helpers ” non hanno contatti sociali con i coetanei, se non in rapporto di servitù , non hanno accesso ad alcuna forma di istruzione, nella stragrande maggioranza dei casi non percepiscono alcun salario, se non il vitto e l’alloggio, sono a rischio per le mansioni che svolgono, e completamente esposti a qualsiasi forma di violenza, compresi stupri, torture, contatti e per nulla infrequenti, omicidi . Come detto i bambini possono giungere nelle case dei loro padroni tramite un accordo con le famiglie di origine, ma anche attraverso forme organizzate di tratta o attraverso rapimenti, in particolare quando si tratta di bambini di strada . Il quadro psicologico di questi bambini è drammatico, il continuo rapporto di subordinazione, in special modo rispetto ai figli dei padroni , solitamente loro coetanei, innesca strazianti stati di depressione e prostrazione . Questi bambini sono doppiamente schiavi, costretti di fatto ad una condizione di reclusione, e incatenati da un’ideologia che vede con favore il lavoro minorile, giustificato dalle condizioni di povertà delle famiglie native . Non esiste un orario di lavoro, la disponibilità deve essere praticamente illimitata e garantita a tutti i membri della famiglia / padrona , frequenti sono i casi di malnutrizione, altrettanto frequente la mancanza di qualsivoglia spazio privato, stanza o anche letto . La gestione del servo è affidata, come in genere accade a ciò che concerne la cura della casa, alla donna, ed è per questo che anche i casi di violenza sono in stragrande maggioranza a loro imputabili . C’è da dire che spesso le bambine divengono capro espiatorio della frustrazione che affligge le donne bengalesi, e a volte anche oggetto di gelosia, dato che l’uomo considerandosi proprietario di tutto ciò che è sotto il suo tetto, approfitta sessualmente delle bimbe .