BATTIPAGLIA & CEMENTO: LA DURA ANALISI DI RAFFAELE CUCCO PETRONE
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BATTIPAGLIA & CEMENTO: LA DURA ANALISI DI RAFFAELE CUCCO PETRONE

Quando sarò decrepito (vecchio ahimé lo sono già) raccoglierò i nipoti attorno al camino e racconterò loro la storia della “B7”.
Sarà la storia del rapporto tra la politica, il Comune di Battipaglia ed un’impresa edile che non è “un esempio” ma “L’esempio” del rapporto fra politica e cemento a Battipaglia. Sarà un racconto avvincente, fatto di “nemici” che diventavano miracolosamente “amici” o addirittura “dipendenti”, di persone ferite, di speranze deluse, di ricorsi, di lodi arbitrali, di cause davanti al TAR. Di ritardi, di strane dimenticanze, versioni ridicole ed assurde. Qui posso solo dirvi questo: oltre quarant’anni fa l’impresa edile Caprino comprava la vecchia fabbrica di Baratta che loro stessi, in un ricorso, definiscono “un modesto lotto di terreno con vecchi e fatiscenti capannoni industriali”.
E in oltre 40 anni, a cominciare da una convenzione con il sindaco Giovine fino ad ieri, in quel “modesto lotto di terreno” che col vecchio PRG poteva portare ad edificare ben poco, ci ritroviamo: tre palazzoni di 5 piani, un fabbricato a un piano che ospita supermercati, una piscina privata, la vecchia sede dell’INPS, la sede della Cassa Rurale. In “cambio” di tutta questa mole di costruzioni la collettività, fra convenzioni, lottizzazioni, ricorsi e lodi arbitrali, ritardi (conniventi? incolpevoli?) di volta in volta avrebbe dovuto avere tante cose: la palazzina liberty, 9.300 metri quadrati di verde attrezzato, la costruzione ad un piano del supermercato, migliaia di metri di parcheggio. Almeno quattro volte nell’accordo “pubblico – privato” il privato fa la sua speculazione ed il pubblico fa decadere i suoi diritti. E, ad oggi, la collettività ha: niente. Zero assoluto. Tutto grazie a ricorsi al TAR dell’imprenditore, a lodi che ordinavano espropri e abbattimenti ma che scadevano per inerzia decennale… un campionario della giungla urbanistica della nostra nazione e del nostro paese.
“Ma come niente?” direte voi. “Almeno – poca roba – ma abbiamo il parcheggio davanti alla BCC”.
Eh no. Perché secondo il supertecnico Salerno, “mister milione” (l’uomo che potevamo convenzionare per due anni ma che abbiamo da sei e che finora abbiamo pagato circa un milione di euro, manco fosse lo Mbappé degli uffici tecnici) quel parcheggio non è nostro. Lo abbiamo usato ma secondo “mister milione” non era nostro. Roba da dire “e allora restituitemi i biglietti del parcheggio che ho pagato per anni.
L’ultimo atto (per ora) si è consumato tre giorni fa. Al posto di quei capannoni abbandonati, che secondo il lodo arbitrale (scaduto) il Comune doveva abbattere per costruirci una scuola e un centro sociale, l’impresa costruirà altri due palazzoni di 8 piani. Altri due.
E la collettività?
Ma finalmente avrà i 9.300 metri quadrati di verde attrezzato accanto ai binari (forse, visto che non c’è scritto ma è un impegno vecchio e se il Comune non fa scadere altri termini…) ed il parcheggio davanti alla BCC (forse, visto che non si è impegnata a darceli l’impresa che costruisce – la CCD – ma un’altra – la P. Baratta spa – e se non ce li dà non si capisce noi cosa potremo fare di diverso da quello che potevamo fare anche un mese fa o un anno fa).
Ovviamente è tutto “legale”: certo, discrezionale, ma scegliere è “legale”. Anche la “premialità” di volumi che non eravamo affatto obbligati a concedere ma che il Consiglio Comunale ha ritenuto di concedere.
Sapete com’è: dopo 40 anni di mancati vantaggi per la collettività che un’impresa ci ha (legalmente) negato a furia di cause, processi, lodi e ricorsi al TAR, un premio ci voleva. Povera città mia.
Violentata, umiliata, depredata, sfruttata e spremuta come un limone. Nell’indifferenza dei suoi figli e con la complicità di chi, prima di ogni riunione, “si alza in piedi per ascoltare l’Inno Nazionale”. E nun se mette scuorno.

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