Si è molto riflettuto sulla storia degli ultimi decenni che ha riguardato le cosiddette “privatizzazioni” dei più importanti asset strategici nazionali. Ferrovie dello Stato; Autostrade; Iri; Poste Italiane; Enel; Telecom ed altri. Tutte smembrate ed immesse sul mercato privato, alienando beni che rappresentavano un immenso valore di proprietà dei cittadini italiani in quanto “beni pubblici”. Queste società furono realizzate a partire dal boom economico italiano e le risorse furono attinte dal sudore dei cittadini che nel periodo post bellico, a seguito della seconda guerra mondiale, sacrificarono affetti e dignità pur di far ripartire l’Italia e farne una delle più grandi ed importanti potenze industriali mondiali. Tutte le società statali dell’epoca erano di proprietà dello Stato, cioè dei cittadini; del popolo italiano, che aveva in termini spiccioli “messo i soldi” per realizzare tante infrastrutture, all’epoca all’avanguardia, per la crescita dell’Italia. Poi, nel silenzio e nella distrazione più assoluta, “qualcuno” ha pensato bene di dare inizio alla “grande truffa” perpetrata ai danni del popolo italiano. L’operazione aveva diversi scopi. Le società pubbliche avevano il problema di un “controllo pubblico” quindi gli spazi per eventuali “manovre sotterranee” erano poche nel senso che avevano gli occhi addosso dei “politici onesti” dell’epoca. Per cui tanti “intrallazzi” erano complicati da portare a termine. Cosa fare? Semplice: smembrare; alienare; concedere. Ed ecco che dagli anni ’80 parte l’operazione truffaldina di trasformazione. Quei beni costruiti con il sudore ed i sacrifici degli italiani, che ne erano i veri “proprietari”, venivano pian piano immessi sul mercato con la scusa della necessità di fare cassa per lo Stato. Trasferiscono in questo modo ai loro sodali “prenditori” (e non imprenditori), le più importanti società statali come ad esempio le autostrade, che passano in mano a società private, utilizzando il pretesto delle “concessioni”, e trasferite per altro con canoni a prezzi stracciati, facendo perdere il controllo della parte pubblica e questo porrà in condizione gli italiani (a differenza di molti Stati Europei) di subire le ghigliottine degli aumenti periodici delle tariffe autostradali. Pagare sempre di più su di un bene costruito dagli italiani stessi. Come se si comprasse un appartamento per poi continuare a pagare il canone d’affitto a chi l’ha costruito. Ma quello che forse sfugge ai più è la “gestione” extra degli introiti di queste società. Se fossero state pubbliche, le “uscite di cassa” sarebbero state facilmente controllabili, mentre l’operazione di alienazione o di cessione in concessione, è servita proprio a questo. Nelle società private le “uscite extra” (in termini poveri: LE MAZZETTE) sarebbero di difficile controllo in quanto schermate da “consulenze fittizie” o “cessioni/acquisti” a costi gonfiati sul “libero mercato”. Per cui tali operazioni di privatizzazione sarebbero servite solo a ritagliare “risorse” per quella parte della politica e colletti bianchi corrotti, generando questa GRANDE TRUFFA ai danni del popolo italiano. In un Paese serio, onesto e determinato, questo non sarebbe successo in quanto i cittadini avrebbero ribaltato il tavolo della mala politica e dei suoi sodali. Ma siamo un paese (p minuscola) oramai assuefatto, distratto e capace di pensare solo al proprio “orticello” che ogni giorno diventa sempre più piccolo. Finora nessuno se ne avvede perché colpiti dalla Parabola della Rana Bollita. Fino a quando gli italiani avranno capacità di resistere prima del countdown finale?
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PRIVATIZZAZIONI = LA GRANDE TRUFFA AI DANNI DEGLI ITALIANI (di Angelo Voza)
- 30 Ottobre 2023
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