CONVEGNO “SCUOLA 4.0: Escludere i corpi per controllare il pensiero” COMUNICATO DELL’ASSEMBLEA CONCLUSIVA
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CONVEGNO “SCUOLA 4.0: Escludere i corpi per controllare il pensiero” COMUNICATO DELL’ASSEMBLEA CONCLUSIVA

L’11 novembre presso il Liceo “Tasso” di Roma si è tenuto un Convegno dal titolo: “SCUOLA 4.0: Escludere i corpi per controllare il pensiero”. Organizzato dall’ “Assemblea Scuola Pubblica” (un’aggregazione nazionale spontanea di docenti e genitori) e dall’Associazione Nazionale “Per la Scuola della Repubblica”, l’evento ha suscitato un grande interesse tra i genitori e -soprattutto – tra gli insegnanti, facendo registrare un centinaio di partecipanti in presenza e circa 50 collegati da remoto, attraverso una piattaforma non-proprietaria. Un successo, quello dell’iniziativa, che rappresenta un primo snodo del percorso che prende le mosse a maggio 2023, con il rifiuto del liceo “Pilo Albertelli” di Roma di utilizzare i fondi PNRR per la digitalizzazione della didattica.
Dal dibattito seguito alle relazioni dei gruppi di studio che si sono riuniti per circa due mesi, è emersa con chiarezza la determinazione a continuare l’analisi dei processi in atto nell’istruzione pubblica italiana, al fine di costruire un fronte ampio che contrasti la digitalizzazione, intesa unanimemente come la fase suprema della distruzione della scuola pubblica di massa, avviata oltre 30 anni fa con l’introduzione della cosiddetta “Autonomia Scolastica” e continuata con le riforme imposte successivamente dai governi di tutti gli schieramenti parlamentari, che avevano l’obiettivo comune di subordinare il mondo dell’istruzione alle logiche neoliberiste che governano la società. La digitalizzazione, oltre a rappresentare la “quadratura del cerchio” dell’aziendalizzazione e mercantilizzazione dell’istruzione pubblica, è un’azione trasversale che intercetta tutte le riforme e gli investimenti imposti dall’alto con la Missione 4 del PNRR; costituisce inoltre la “chiave di lettura”, “l’occhiale” privilegiato con il quale interpretare questa trasformazione profonda della scuola. La stessa digitalizzazione, giova precisare, è stata condannata dalla ormai ultradecennale letteratura scientifica italiana ed internazionale disponibile, dall’indagine votata all’unanimità dalla VII Commissione del Senato, nel 2021 sull’impatto del digitale sui processi di apprendimento degli studenti e da un documento ufficiale UNESCO di ottobre 2023 sulla “tragedia(?)” dell’educazione digitale, per i documentati danni alla salute e all’apprendimento delle giovani persone in crescita. Il ricatto di finanziamenti di entità mai vista prima nella scuola italiana impone di fatto e di diritto la digitalizzazione, in violazione delle procedure legislative che regolano le riforme del sistema scolastico, calpestando i diritti costituzionalmente garantiti della libertà d’insegnamento per le/gli insegnanti e il diritto, per gli studenti e le studentesse, a poter ricevere una libera e ragionata formazione culturale; dal punto di vista economico, i finanziamenti PNRR per la scuola sono, poi, una vera iattura: sono soldi già nostri (l’Italia è contributore netto dell’UE) che ci vengono concessi in prestito per imporci riforme lontanissime dalle esigenze delle scuole, che oltretutto si tradurranno, dal 2028, quando matureranno i termini per la restituzione di tale debito, in ulteriori pesanti tagli alla spesa per l’istruzione. La pioggia di nuovi dispositivi digitali, fondamentalmente già obsoleti e in sostituzione di quelli acquisiti di recente dalle scuole e ancora utilizzabili, infine, produce un impatto ambientale pesantissimo, nonostante i vincoli europei in tal senso. Tutto ciò viene imposto per favorire interessi estranei al mondo della scuola: di profitto per le corporation del big-tech e di subordinazione della trasmissione del sapere alle esigenze del modello produttivo e consumistico 4.0, cioè il liberismo economico. Si sostituisce la formazione culturale profonda degli studenti con l’addestramento al lavoro del nuovo “capitale umano”; si marginalizzano le “conoscenze” per puntare esclusivamente alle “competenze” in particolare quelle digitali. Al libero arbitrio dei soggetti, costruito su un sapere critico e plurale, si sostituisce il conformismo all’epoca in cui viviamo e a chi la domina; alla relazione corporea si sostituisce la subordinazione alla macchina. La digitalizzazione massiccia della didattica si dota di dispositivi che già di per sé sottendono un fine precostituito, sia per loro stessa natura, sia per le modalità con cui vengono imposti, nonché per dichiarazione stessa di chi ha elaborato il “Piano Scuola 4.0” del PNRR: guai a pensare infatti di essere di fronte alla mera dotazione di strumenti tecnologici, perché in ballo c’è la trasformazione radicale della scuola della Costituzione, che perde la sua missione di formare cittadini liberi e critici, a favore di una dimensione che valorizza solo le competenze finalizzate alle professioni digitali. L’uso pervasivo della tecnologia diventa addestramento al lavoro (alle condizioni in cui si dà oggi), eterodiretto da software ed ambienti progettati fuori dalla relazione educativa: la scuola assume così il ruolo di agenzia marginale deputata alla certificazione di saperi appresi altrove. Nel convegno sono stati affrontati nel dettaglio questi ed altri nuclei tematici e si è dato avvio ad un percorso collettivo e orizzontale che si concretizzerà in una rete di collegamento a livello nazionale e in futuri appuntamenti di convegni, seminari, assemblee nelle diverse regioni, in cui approfondire l’analisi sul PNRR Scuola ed organizzare forme di opposizione concreta a questo processo. La loro idea di scuola ci vuol far tornare indietro di decenni o secoli, espropriando le classi sociali subordinate degli strumenti culturali, per lasciarne la gestione e l’utilizzo a pochi privilegiati: a questo progetto classista intendiamo contrapporre un’idea di scuola democratica, plurale, finalizzata alla crescita di persone consapevoli e libere. Per costruire questo fronte, ci impegneremo a coinvolgere le componenti scolastiche presenti in tutto il Paese, invitando al dibattito e alla mobilitazione anche tutti quei docenti universitari e quegli intellettuali – finora pochissimi, per la verità – che avranno il coraggio di esprimersi liberamente, sottraendosi ai ricatti e alle lusinghe del potere.