Domenica 21 gennaio si è svolto a Battipaglia un Consiglio Comunale aperto sulla crisi dell’ex Pirelli, attuale FOS srl del Prysmian Group. I lavoratori sono in cassa integrazione dal 15 ottobre e la stessa, che avrebbe dovuto terminare a gennaio 2024, è stata protratta di altri tre mesi.
Tutti i sindaci del territorio (Eboli, Bellizzi, Capaccio Paestum, Olevano, Montecorvino Rovella, la Provincia di Salerno e, ovviamente, Battipaglia) hanno preso parte al Consiglio Comunale rimarcando la gravità della situazione. Non si comprende l’assenza della Regione Campania.
Anche se in ritardo, la manifestazione ha finalmente messo in evidenza che questo territorio a sud di Salerno e, in particolare, la Valle del Sele, potrà affrontare le difficoltà derivanti dalle diverse crisi solo unendosi e condividendo le scelte e le battaglie.
Può l’unica azienda italiana produttrice di fibra ottica e una delle quattro o cinque in Europa essere in crisi? La risposta è sicuramente no. L’Italia è tra i quattro Paesi top in Europa per abitazioni raggiunte dalla fibra ottica ed è quinto per tasso di crescita degli abbonamenti alla fibra. E manterrà entrambe le posizioni fino al 2028, come descritto nel report presentato da Ftth Council Europe.
E’ una situazione assurda a cui non è stata data, in questi mesi, alcuna motivazione. L’azienda paventa una crisi che non è facilmente comprensibile. E’ vero che la politica italiana non è stata molto attenta, nonostante abbia detto e scritto che la transizione al digitale passa attraverso la diffusione di reti a banda ultra-larga. Ci sono 6,7 miliardi di fondi PNRR – Missione 1 Componente 2 Investimento 3 – ripartiti in cinque piani di intervento pubblico per coprire le aree geografiche in cui l’offerta di infrastrutture e servizi digitali ad altissima velocità da parte degli operatori di mercato è assente o insufficiente.
In pratica, la diffusione di reti a banda ultra-larga è un settore strategico per l’intero Paese.
Abbiamo il timore che adesso seguiranno i soliti incontri interlocutori in Prefettura, le interrogazioni parlamentari, le missive ai vari ministeri, eccetera.
Per le caratteristiche dell’azienda – unica in Italia e tra le 4 o 5 esistenti e operanti in Europa, per l’importanza strategica che riveste la sua attività e, aspetto non secondario, per essere un’azienda localizzata nel Sud è necessario e urgente un intervento dello Stato. Perché non mettere in piedi la stessa iniziativa messa in atto con l‘ILVA di Taranto? Perché non far rientrare la FOS srl tra le aziende strategiche italiane?
E’ una strada difficile e impervia. Percorrerla però avrebbe un grande significato per la Valle del Sele, per il Sud e per lo Stato che ritornerebbe ad essere protagonista assoluto dotandosi di strumenti che consentirebbero di guardare al futuro con grande ottimismo e reali possibilità.