CARO GIACOMO, A ME SEMBRAN TUTTI MATTI
Dopo lo strepitoso successo a Maiori, Torino e Lucca, lo spettacolo performativo “senza tempo” per celebrare il centenario pucciniano continua il suo tour con altre date dal Nord al Sud
Nell’anno in cui tutto il mondo celebra il primo centenario della morte di Giacomo Puccini, lo spettacolo“Caro Giacomo, a me sembran tutti matti” che intende omaggiare la genialità del compositore ma anche invitare il pubblico a riscoprire i valori fondamentali dell’umanità, reduce dal successo a Maiori, Torino e Lucca, continua il suo tour con altre date dal Nord al Sud Italia.
L’incredibile storia immaginaria tra il compositore e Giuseppe, un giovane studente universitario d’oggi, – ideata da Salvatore Dell’Isola e raccontata attraverso un dialogo epistolare scritto da Marco Testa – è il fulcro della messa in scena che traccia con parole, narrazione e musica, a distanza di cento anni, un parallelismo tra i due periodi storici con temi universali presenti anche nell’opera di Puccini, che risuonano ancora oggi in un mondo spesso dominato da incertezze e contraddizioni.
Lo spettacolo verrà presentato il 20 agosto alle 21 nell’Arciconfraternita della SS. Annunziata e del SS. Rosario di Vietri sul Mare nell’ambito della rassegna “Estate Classica” con Marina Pellegrino al pianoforte, Salvatore Dell’Isola al clarinetto e Guido Mastroianni come attore. La performance sarà replicata con la stessa formazione il 26 agosto alle 21.30, a Minori, in occasione della 30° edizione di musica da camera “Largo Solaio dei Pastai”. “Caro Giacomo, a me sembran tutti matti” sarà portato il 28 agosto in terra toscana a Bientina (PI), con Salvatore Dell’Isola al clarinetto, Massimo Salotti al pianoforte e Marco Di Stefano come attore, il 7 settembre a Civitanova Marche (MC) nell’ambito di “VitaVita- Rassegna internazionale di arte vivente” e l’11 ottobre a Pisa a Teatri di Danza con Niccolò Buscemi al pianoforte. Le elaborazioni musicali sono a cura di Mangani, Farina, Schembari e De Siena.
Il titolo “A me sembran tutti matti!” richiama un episodio dell’indimenticabile sceneggiato televisivo dedicato a Giacomo Puccini interpretato dallo strepitoso Alberto Lionello nei panni del maestro e diretto da Sandro Bolchi, nel quale Puccini denunciava ironicamente lo scenario alla vigilia della Grande Guerra. E non ci sarebbe da meravigliarsi se questa frase oggi venisse pronunciata da Giuseppe che, nel carteggio con il compositore, inizia a raccontare della sfiducia nel domani, dove emerge la paura di non essere all’altezza delle richieste sociali ed esplora temi universali (sfide, passioni, ideali, dolori) che continuano ad inquietare ogni generazione.
Le opere di Puccini spesso mettono in luce il tema dell’amore e della sofferenza femminile attraverso personaggi come Manon, Tosca e Cio-Cio-San, alle prese con situazioni tragiche e difficili. Questi temi risuonano ancora oggi, dove i matrimoni forzati e gli amori tossici continuano a devastare le vite delle persone coinvolte. Tuttavia, le sue opere offrono anche un senso di riscatto rappresentato da figure come Minnie e Turandot, donne determinate a far valere i propri diritti. Quei diritti che dovrebbero appartenere anche ai bambini colpiti da guerre devastanti, privati della loro infanzia, del calore familiare e della sicurezza materna. La tecnologia, sebbene abbia migliorato molti aspetti della vita, può anche distoglierci dalla realtà e trasformare le parole in strumenti di odio, come accadde allora nel caso di Doria Manfredi.
«Sono felice che lo spettacolo sia stato accolto con entusiasmo e apprezzato sia nella forma che nell’idea creando un ponte emozionale tra il passato e il presente e toccando temi contemporanei alle due epoche. Oggi la storia di Giuseppe è molto realistica e rispecchia tantissimi giovani che si trovano a vivere in un sistema pieno di contraddizioni dove l’assurdo diventa quasi ovvio e ciò che è logico e razionale non è più reale, – afferma Salvatore Dell’Isola. Viviamo in un periodo dove si sta rischiando di perdere l’identità umana e, sebbene ci spingiamo quotidianamente verso il progresso, alcuni princìpi e pregiudizi comuni all’epoca di Puccini restano ancora oggi difficili da superare».