REFERENDUM NEGATO
Il Sindaco respinge l’istanza del Comitato Referendario
Consiglio comunale di giovedì 26 settembre 2024.
In un contesto che richiederebbe chiarezza e rispetto delle regole democratiche, abbiamo assistito all’ennesima dimostrazione di come l’amministrazione di Antonio Capone, sindaco di Maiori, appaia sempre più impegnata a confondere i cittadini piuttosto che a garantirgli la possibilità di ricorrere agli strumenti di partecipazione diretta.
La recente vicenda sulla richiesta di attivazione delle procedure per indire un referendum abrogativo, avanzata dal comitato promotore, costituitosi il 14 agosto scorso, ne è l’ultimo esempio lampante.
Lo Statuto e il Regolamento comunale sono chiari: il comitato promotore, formatosi con la sottoscrizione di 78 cittadini, ha il diritto di chiedere l’avvio delle procedure referendarie e l’istituzione di una commissione per valutare l’ammissibilità dei quesiti.
IL SINDACO HA IL DOVERE DI ISTITUIRE LA COMMISSIONE!
Invece, per evitare di seguire le corrette procedure, si è preferito gettare fumo negli occhi, e il sindaco Capone ha dichiarato che tale richiesta è “irricevibile” adducendo motivazioni pretestuose e tra queste tirando in ballo la necessità delle autentiche delle firme costituenti il comitato referendario, assolutamente non previsto né dallo statuto né dal regolamento referendario comunali.
Infatti il Regolamento comunale, che disciplina i referendum nel Comune di Maiori, non prevede che le 50 firme necessarie per costituire il comitato promotore debbano essere autenticate. L’articolo 6 del Regolamento richiede semplicemente che il comitato promotore sia costituito da almeno 50 elettori firmatari, ma non fa menzione specifica dell’autenticazione delle firme in questa fase. Queste devono essere autenticate solo nella fase successiva, durante la raccolta del numero necessario di firme (il 13% degli elettori del comune) per la presentazione al Sindaco del quesito referendario definitivo.
In questo caso ci chiediamo in base a quale parere tecnico il sindaco abbia potuto dare questa amena interpretazione, tenuto conto anche della sua asserzione in Consiglio, : << “tutta la vicenda è stata seguita dai nostri uffici, dai nostri uffici legali, dai nostri consulenti”>>.
Rispetto a quanto riferito in aula, sarebbe interessante conoscere i pareri rilasciati dai consulenti e dagli uffici, perché di norma una delibera è corredata da parere tecnico ove necessario.
Ma noi abbiamo un dubbio legittimo! Se ci fosse stata la volontà di ascoltare attentamente i tecnici, senza pregiudizi o secondi fini, probabilmente il consiglio ricevuto sarebbe stato diverso.
D’altronde è altrettanto legittimo pensare che, con tutto l’armamentario di uffici legali e consulenti esterni del Comune, qui non si tratti di ignoranza delle norme bensì di una premeditata volontà di ostacolare il processo democratico. La verità, ovviamente, la conosce solo il sindaco ostruzionista e chi lo consiglia.
A proposito di tecnici! Durante il dibattito, il consigliere Ruggiero ha rivelato che la decisione di trasformare il progetto in un depuratore consortile per 6 comuni è stata presa nel 2017 semplicemente … da un tecnico! Questo fatto è la dimostrazione come i nostri amministratori abbiano, in questo caso, rinunciato al loro ruolo, segnando la definitiva sconfitta della politica e delegando decisioni cruciali a chi non dovrebbe esserne il responsabile ma il semplice esecutore.
Dichiarare irricevibile una richiesta, senza nemmeno avviare la commissione prevista dal Regolamento, rappresenta un tentativo evidente di evitare il confronto con la cittadinanza, nascondendosi dietro argomentazioni erronee. Una grande meraviglia ha suscitato in noi il mutismo assoluto dei consiglieri di maggioranza durante la seduta consiliare, neanche una pur minima parola, fosse anche a sostegno delle tesi, volutamente confusionarie, del sindaco. Dall’altro lato, desideriamo esprimere il nostro ringraziamento ai consiglieri di opposizione che, pur con le diverse sensibilità di ciascuno, hanno dimostrato solidarietà verso il diritto democratico di partecipazione dei cittadini.
Chi amministra dovrebbe agire tenendo presente l’interesse generale della comunità e, nel rispetto delle regole e della trasparenza, non condizionare scelte a interessi non troppo chiari, non utilizzare disinformazione e ‘ammuina’ come pretesto per mettere a tacere chi solleva questioni scomode per chi governa.
È un diritto dei cittadini essere consultati su decisioni di grande impatto per il territorio, ed è un dovere delle istituzioni garantire che questo diritto sia rispettato. La malafede, camuffata da burocrazia, non solo non deve passare inosservata ma, siamo certi, sarà contrastata con ogni mezzo che lo Stato di diritto mette a disposizione.