Copagri Campania: necessaria l’implementazione della tracciabilità del latte bufalino e l’unificazione delle banche dati per il monitoraggio dell’intera filiera.  
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Copagri Campania: necessaria l’implementazione della tracciabilità del latte bufalino e l’unificazione delle banche dati per il monitoraggio dell’intera filiera.  

Copagri Campania: necessaria l’implementazione della tracciabilità del latte bufalino e l’unificazione delle banche dati per il monitoraggio dell’intera filiera.  

 

 

 

A distanza di pochi giorni dalla riunione del tavolo della “filiera del latte bufalino”, convocato presso l’assessorato regionale all’agricoltura, Salvatore Ciardiello, presidente regionale di Copagri Campania, ieri mattina è ritornato in argomento presso la Direzione regionale agricoltura per rimarcare la necessità di rafforzare la tracciabilità del latte bufalino, in particolar modo nella fase di trasformazione della materia prima. Per farlo non è difficile – prosegue Ciardiello – basta pianificare una campagna di controlli presso i circa 160 caseifici presenti nell’area vocata alla produzione di mozzarella di bufala, ossia la Campania e parte dei territori di Lazio, Puglia e Molise.

 

Siamo interessati – aggiunge Ciardiello – a conoscere gli esiti parziali del “Piano operativo dei controlli nel settore agroalimentare 2024”, redatto dalla “Cabina di regia per i controlli amministrativi nel settore agroalimentare”, istituita a marzo del 2023 dal Ministero della Sovranità Alimentare proprio per “aumentare l’efficacia dell’azione di contrasto a tutela della tracciabilità e rintracciabilità dei prodotti, dell’etichettatura di origine e contrasto alle pratiche commerciali sleali”.

 

Già nel 2023, l’analisi del rischio sulla filiera “lattiero-casearia” nazionale, operata dagli organi tecnici di quel Dicastero, ha evidenziato diverse criticità, tra cui l’utilizzo di latte:

 

– “extra-filiera” o privo di documentazione giustificativa;

 

– sottoposto a trattamento termico, nella produzione di formaggi a DOP il cui disciplinare di produzione prevede l’utilizzo esclusivo di latte crudo;

 

– di specie diverse da quelle previste nel disciplinare di produzione o dalla normativa generale,

 

nonché l’incremento delle quantità di prodotti caseari (incluse le cagliate) importati nel 2022, concludendo con la necessità di intervenire sui controlli di tracciabilità e documentali.

 

Gli allevatori hanno le bufale in stalla, sono ben visibili, producono latte di bufala di qualità e sono sottoposti a rigorosi controlli sanitari, grazie ai quali, per volontà, impegno e serietà della Regione Campania, negli ultimi mesi hanno consentito di ridurre i focolai di brucellosi bufalina di circa il 60%, così come il numero di animali infetti abbattuti, che, nell’anno in corso, è di circa 2.700 unità rispetto agli oltre 10.000 capi abbattuti per ciascun anno, nel periodo 2019-2022.

 

Auspichiamo – continua Ciardiello -, che, allo stesso modo in cui si sta affrontando la brucellosi, anche per quanto riguarda la trasformazione del latte, l’etichettatura dei prodotti derivati e la relativa commercializzazione, siano attivati controlli puntuali a salvaguardia dell’intera filiera: non esiste la mozzarella di bufala senza il latte prodotto nelle nostre stalle, ossia quelle di Campania, Puglia, Molise e Lazio!

 

Stamattina ho appreso con soddisfazione – conclude Ciardiello – che la Direzione generale agricoltura regionale ha avviato contatti con il MASAF, per chiedere anche l’unificazione delle banche dati per la “filiera bufalina”, il che costituisce un passaggio indispensabile per sostenere e rilanciare l’intero comparto.