IL CONSIGLIO COMUNALE
Considerato che:
La Piana del Sele rappresenta una delle ultime grandi aree agricole della Regione Campania , e sicuramente una di quelle più fertili , i cui prodotti , soprattutto sul terreno della quarta gamma , dell’ortofrutta e di quello caseario, hanno acquisito notorietà internazionale ;
La Piana del Sele è stata da sempre teatro di grandi confronti e grandi lotte sulle questioni agricole, dalla bonifica alla lotta al latifondo, dalla Riforma Agraria degli anni cinquanta alla questione delle terre pubbliche , e che quindi c’è sempre stata nelle istituzioni , nelle forze politiche , sindacali e culturali dei centri della Piana grande attenzione alle trasformazioni del settore agricolo;
Dato atto che
nella Piana del Sele sono in atto profonde trasformazioni della economia agricola che comportano forti preoccupazioni relativamente al futuro di uno dei principali settori della economia locale , che vanno dal consumo esasperato del suolo agricolo per altre finalità alla proliferazione della produzione sotto serra con le conseguenze ad essa legata, dallo sfruttamento della manodopera soprattutto migrante all’intervento nella Piana di grandi aziende del Nord Italia che hanno stravolto i caratteri tipici della produzione tipica con un iper – sfruttamento del suolo, dalla mancanza di un politica agricola che faccia i conti con i nuovi processi in atto nella agricoltura al sopravvivere di vecchi carrozzoni politici ormai privi di un ruolo positivo per il settore , alla necessità di ridisegnare il ruolo di aziende pubbliche sperimentali come l’Improsta alla necessità di avere strutture capaci di registrare i processi in atto nell’Area agricola della Piana e di offrire alle istituzioni ed alle forze politiche e sindacali un monitoraggio continuo per la assunzione di conseguenti provvedimenti;
Dato atto altresì che
Lo stato di apatia dei livelli istituzionali e politici sta portando alla insorgenza sempre più frequenti di lotta da parte di componenti del mondo agricolo , come è successo con la protesta nazionale dei trattori e come sta avvenendo in queste settimane per la questione del presso del latte di bufala;
Visto
il documento sottoscritto da diverse forze politiche, sindacali ed associazionistiche del settore agricolo, che si allega alla presente sub lettera “A” ;
Ritenuto opportuno che
Il Consiglio Comunale di Eboli si pronunciasse su questioni di tale valenza aprendo un dibattito pubblico e facendosi portavoce presso altri momenti istituzionali del territorio e verso livelli istituzionali sovra comunali ;
TUTTO CIO’ PREMESSO,
DATO ATTO:
Che il presente provvedimento si configura come mero atto di natura squisitamente politica e che in quanto tale non necessita della espressione dei pareri di regolarità tecnica di cui all’art. 49 del D.Lgs. 267 del 18/8/2000;
DATO ATTO ALTRESI’
Che il presente provvedimento non comporta oneri diretti o indiretti a carico del bilancio comunale, ed in conseguenza non necessita della espressione del parere di regolarità contabile di cui alla normativa sopra richiamata;
RIBADITA:
La competenza, quale organo deliberante, ai sensi dell’art. 42 del D.lgs. 267 del 18/8/2000, del Consiglio Comunale
Con voti favorevoli ………contrari…….astenuti…….. espressi in forma palese ai sensi di legge
DELIBERA
La premessa è parte integrante e sostanziale del presente deliberato;
DI APPROVARE il documento relativo alle questioni del settore agroalimentare nella Piana del Sele che si allega alla presente quale parte integrante e sostanziale sub lettera “A”
DI DISPORRE per la pubblicazione del presente deliberato oltre che all’Albo Pretorio Comunale anche nella pagina della Trasparenza ;
DI DISPORRE per trasmissione di copia della presente deliberazione a :
– Presidenza del Consiglio dei Ministri;
– Capigruppo alla Camera ed al Senato di tutti i gruppi Parlamentari presenti in Parlamento;
– Presidente della Giunta Regionale della Campania;
– Assessore Regionale alla Agricoltura;
– Capigruppo dei gruppi Consiliari Regionali della Campania;
– Sindaci dei Comuni della Piana del Sele e delle Aree interne
– Segretari dei Partiti Politici Italiani presenti sul territorio ;
– Segretari Generali delle Organizzazioni Sindacali C.G.I.L., C.I.S.L., U.I.L. provinciali e regionali;
– Principali Organi di Stampa Locali e Nazionali;
Allegato “A”
DOCUMENTO SULLO STATO DELLA AGRICOLTURA NELLA PIANA DEL SELE
Anni di una politica arrogante , ormai sempre più tracotante e cieca rispetto ai
bisogni del territorio e delle giuste richieste di aiuto che si sollevano dal mondo
agricolo, fanno registrare ancora una volta, purtroppo, l’assenza e
la totale incapacità ad assumere impegni concreti e azioni incisive rispetto a un
modello di sviluppo ormai giunto al suo capolinea nel quale problemi e contraddizioni stanno esplodendo in maniera sempre più evidente.
Non c’è più tempo !
Il comparto lattiero-caseario vera eccellenza del territorio della Piana del Sele , non solo per il
prodotto trasformato (mozzarella di bufala), ma per quello che rappresenta
per la nostra economia Regionale, sia in termini di fatturato che occupazionale, è sotto attacco.
Il pericolo è che a questo comparto possa toccare, in tempi stretti, la stessa sorte già toccata ad un’altra eccellenza della nostra terra, il cosiddetto “Oro Rosso” e cioè il pomodoro, per anni vera ricchezza della Piana ed oggi ormai scomparso o relegato in una piccola nicchia di prodotto.
La riduzione del prezzo del latte di bufala alla stalla è uno dei problemi che attanaglia
il settore, ma non il “Problema”.
Questioni ben più grosse e note sono all’orizzonte , da tempo , del sistema dell’allevamento .
Questioni che meritano risposte immediate, da parte di una
classe dirigente Politica e Sindacale che voglia , effettivamente, essere all’altezza del compito.
La tracciabilità del prodotto fatta senza un reale controllo su tutta la
filiera vanifica i sacrifici degli allevatori e favorisce le importazioni di formaggi
freschi spacciati per mozzarella di bufala, a danno , per altro, di ignari consumatori,
e mettendo così a rischio la “ credibilità” di uno dei prodotti principale della economia agro/alimentare della intera Regione Campania.
Il proliferare degli impianti serricoli ,con la complicità o peggio
ancora la responsabilità Istituzionale e politica, dimostra che non si è ancora
compreso a pieno la gravità del momento.
Non è bastata una protesta degli agricoltori in tutta Europa che denunciavano la crisi di un modello di sviluppo fallimentare a far capire la sfida che il mondo agricolo ha di fronte e che è
possibile vincerla solo con L’UNITA’ degli agricoltori e di quelle forze sane della
Società e del mondo scientifico.
I processi di cambiamento , riteniamo, si accompagnano e si governano attraverso forme di partecipazione ad un progetto condiviso di rinnovamento e di sviluppo del territorio e dell’intero sistema agroalimentare della nostra Regione. Da qui l’importanza della convocazione di una Conferenza Agraria regionale che coinvolga effettivamente tutti i soggetti interessati ad un settore così importante e così delicato.
La gravità dei problemi richiede di voltare letteralmente pagina nelle politiche agricole.
Oggi è indispensabile aprirsi al confronto e alla partecipazione di quelle che per troppo tempo sono state considerate le “ truppe” , i soldati semplici , ma che in realtà sono coloro i quali continuano , da soli , a sopportare tutto il peso di una crisi strutturale, economica e sociale.
In sostanza rivendichiamo, e proponiamo , un nuovo Patto Sociale.
C’è bisogno di una programmazione seria, di
una concertazione tra le parti, fino ad ora mai ricercata , di superare i ritardi
colpevoli della politica.
C’è la necessità di fermare l’espulsione dal circuito produttivo delle piccole e
medie aziende agricole, cosa che favorisce l’abbandono dei terreni agricoli soprattutto nelle
aree interne e consolida l’invasione verso le aree vocate di pianura di figure
imprenditoriali provenienti dal Nord Italia che , di certo , fino ad ora non hanno
dimostrato di voler contribuire all’economia del territorio, ma solo allo sfruttamento del suolo agricolo.
Salari, produttività, crescita: questi i fattori determinanti che poniamo alla base
di un nuovo Patto Sociale.
Il crescente peso della spesa pubblica, un processo di globalizzazione in continua espansione e un ruolo pervasivo della “conoscenza” impongono una riflessione sul meccanismo di funzionamento e
di governo dei moderni sistemi economici.
Invertire la tendenza del passato, abbattere le posizioni di rendita,
queste le condizioni per vincere la sfida della globalizzazione.
La concertazione è un metodo che rende purché non si pretenda di imporla, ma la
si persegua insieme, costruendo un patto comune e credendoci sul serio,
governo, sindacati e imprese.
In questo contesto appare del tutto evidente che l’agricoltura non può essere considerata la “cenerentola” dell’economia, ma le va riconosciuto e attribuito il giusto peso e ruolo.
Per seguire questa strada è necessario dare più spazio alle nuove reti
di imprese agricole di piccola e media dimensione, che sono in grado di valorizzare
le risorse endogene del territorio in modo sostenibile.
Non si può lasciare le grandi multinazionali libere di accrescere i propri profitti in agricoltura senza guardare alle ricadute sull’ambiente , sulla salute dei consumatori, sui territori in cui operano .
Le politiche liberiste, anziché guidare i mercati verso uno sviluppo sostenibile e tutela della salute, solidarietà e sovranità territoriale, sono riuscite , invece , ad ampliare le distorsioni economiche tra
settori agricoli forti ed economie deboli accentuando così il divario tra stati ricchi e poveri all’interno dell’UE.
Nessuno pensa ad un’agricoltura bucolica , ad un ritorno al passato che non tenga conto delle innovazioni e delle profonde trasformazioni, ma allo stesso tempo nessuno può pensare che l’agricoltura possa ancora sostenersi con l’elemosina della sussistenza dei “premi”.
Essi hanno prodotto solo abbandono del territorio, esodo dalle aree rurali, importazione
di prodotti contraffatti e concorrenziali anche in violazione a norme igienico
sanitarie, minando così la salute dei consumatori.
Per competere e accettare le nuove sfide del terzo millennio abbiamo bisogno di una ricerca libera e pubblica, non piegata agli interessi delle multinazionali che rendono prigioniera e schiava l’agricoltura.
Una ricerca quindi capace di sviluppare e coniugare innovazione e condizioni di benessere e salute per tutti.
La incertezza del quadro politico nazionale, con le evidenti ricadute territoriali rese ancora più gravi dal progetto di “ Autonomia Differenziata “ rende indifferibile un momento di riflessione comune.
Il Mezzogiorno vive una condizione di estremo abbandono.
Lo spirito che deve animare il Sud Italia deve ambire a rinverdire forme di protagonismo politico e culturale, in grado di uscire dalla condizione di semplici spettatori di strategie calate dall’ alto, che mortificano lo sviluppo del Meridione.
Diventa indispensabile accogliere , per quanto possibile , questa sfida
anche per il nostro territorio, per la Piana del Sele una delle maggiori realtà agricole
della regione Campania, chiamando a raccolta quelle forze sane, da
troppo tempo messe ai margini, perché incompatibili con scelte politiche prive
della benché minima concertazione.
Il settore agricolo della intera Provincia di Salerno vive un momento di
profondo mutamento del tessuto socio- economico e come dimostrato da dati certi
è risultato impreparato a risolvere le problematiche ambientali che questo modello
di sviluppo ha generato.
In questa logica , per approfondire i processi in atto nell’intera area, ci permettiamo di
suggerire la creazione di un Osservatorio Permanente sull’Evoluzione dei nuovi processi in atto nel comparto agricolo, da allocare presso la Azienda Regionale “Improsta “ di Eboli.
Un patrimonio inestimabile che va valorizzato e non disperso, attraverso
una gestione trasparente capace di creare “know how” per le imprese agricole,
portandola fuori da una logica direzionale più dedita ad una mera gestione dell’esistente
piuttosto che a contribuire al miglioramento e ammodernamento dell’impresa agricola.
Un tale sforzo vuole tentare di dare risposta alla domanda crescente : per chi e come produrre ?
Tenendo in massimo conto la salute dei consumatori e del nostro territorio.
Il nostro suolo agricolo, non solo va difeso evitando ogni sottrazione ad altro uso , cosa che andrebbe consacrata in modo esplicito negli strumenti urbanistici comunali, ma soprattutto non può essere terreno di conquista per speculatori del Nord, così come sta avvenendo attraverso fitti agrari esorbitanti per la realizzazione di impianti serricoli.
Non solo essi producono concorrenza sleale sul mercato, vanificando lo spirito della legge sui Patti Agrari ma , soprattutto, questa logica lascerà desertificazione del suolo agricolo e inquinamento.
Pur non avendo una visione punitiva nei confronti della serricoltura, noi rivendichiamo :
-un impegno per la valorizzazione complessiva del nostro patrimonio colturale.
-il sostegno e la valorizzazione della biodiversità ;
Cose che di certo poco si coniugano con una gestione intensiva e monocolturale del terreno .
Gli accordi di partnership fra grandi aziende che operano quasi in regime di monopolio nel settore della produzione di semi di prodotti per i trattamenti in agricoltura ci sottrae ogni possibilità di difesa della nostra sovranità alimentare.
Ormai ci hanno imposto :
cosa dobbiamo seminare,
come dobbiamo coltivare,
cosa dobbiamo mangiare.
Tale disegno neoliberista , tale impostazione economica e culturale mortifica i
produttori sani che producono per la salute dei consumatori , che nella nostra area , fortunatamente rimangono ancora .
Vogliamo sottolineare l’urgenza della creazione di una Borsa Merci presso la Camera di commercio, per dotare l’export agricolo di un valido strumento di orientamento sui mercati.
Così come va potenziata e sostenuta ogni iniziativa per diffondere la conoscenza della Dieta Mediterranea e del paniere dei prodotti che ad essa si richiamano.
Una vetrina di eccellenza per difendere e conservare la nostra biodiversità.
Un nuovo cammino è possibile , non a caso grazie alla riscoperta dei grani antichi nella filiera cerealicola, meno produttivi ma con capacità nutrizionali infinitamente maggiori, sono stati recuperati terreni abbandonati nelle aree interne ed è sorta una rinnovata attenzione da parte degli industriali della pasta sempre più orientati a utilizzare prodotti “ bio “.
In soccorso a tale processo è auspicabile il recupero di un ruolo da protagonisti da parte dei Comuni, primi attori della difesa del proprio territorio, riappropriandosi del proprio
compito , abbandonando una logica municipalistica deleteria su questioni di questa portata , interagendo con il territorio limitrofo.
La necessità di una concertazione sovracomunale ( Conferenza programmatica ?) che coinvolga tutti i Comuni della Piana e definisca le esigenze e le strategie di crescita di questo territorio non è più rinviabile.
Anche in considerazione del fatto che sempre più le realtà urbane sembrano essere estranee rispetto ai processi che avvengono nella agricoltura e sempre di più i livelli istituzionali locali hanno difficoltà non solo a orientare ma anche semplicemente a capire i fenomeni in atto del settore agricolo.
Tutto questo diventa ancora più evidente se si affronta il tema del turismo rurale, compatibile con le piccole imprese agricole impegnate verso una agricoltura di qualità in difesa della salute del consumatore.
Occorre una visione più ampia che ridia slancio e competitività al comparto agricolo e che nasca dalla necessità della tutela ambientale del territorio e del suo uso.
La Riforma Agraria degli anni cinquanta ha rappresentato, pur con tanti limiti, un baluardo a garanzia della destinazione del suolo agricolo, tramite il vincolo di indivisibilità e di alienazione.
E’ da auspicare che per tutti i terreni di proprietà pubblica e demaniale ci sia una nuova Riforma Agraria, e cioè che la loro destinazione rimanga vincolata ad un uso agricolo, in modo perpetuo.
In particolare, visto l’orientamento dell’alienazione , per altro già praticata, con la vendita
dei terreni di proprietà dell’Istituto Orientale denominati “le filette” e con la probabilità che la stessa sorte toccherà alla restante parte di proprietà, così come sta avvenendo, nel Comune di Capaccio per i beni dell’ex ERSAC dati ai Comuni dopo il suo scioglimento, occorre scongiurare ogni possibile azione speculativa, che possa sottrarre altro suolo destinato ad uso agricolo, e che possa invece favorire l’accorpamento e la nascita di nuove aziende agricole con bandi pubblici, senza danneggiare coloro che possono esercitare i diritti sanciti e sottoscritti da Patti Agrari.
Inoltre vogliamo evidenziare la necessità di una dimensione etica di alcune filiere produttive, che ponga fine allo sfruttamento della manodopera migrante, basata sul mercato incontrollato dei permessi di soggiorno e sui bassi salari.
Qui diventa indispensabile porre con coraggio anche la questione dei livelli minimi
salariali in agricoltura.
In questo ambito diventa indifferibile un ruolo pienamente pubblico nell’incrocio tra
domanda e offerta di lavoro in agricoltura, ponendo fine alle diverse forme di
caporalato.
Senza trascurare la necessità di una gestione oculata della risorsa idrica per la irrigazione, a tal proposito si pone l’ accento sulla necessità di dare piena attuazione alla Legge Regionale sul riordino dei Consorzi di Bonifica e sul loro scioglimento.
Oggi più che mai, anche a causa dei mutamenti climatici, si rende urgente lo scioglimento di “carrozzoni “ che drenano risorse pubbliche e conservano rendite di posizione e di potere.
È indispensabile che in una realtà come la Piana del Sele la questione della agricoltura
ritorni ad acquisire centralità nel dibattito istituzionale , politico, economico e culturale , aprendo un confronto su tali riflessioni con chi ha a cuore il futuro della nostra agricoltura,
siano essi semplici cittadini, consumatori, rappresentanti delle i
stituzioni , delle forze politiche , delle OO.SS. , di associazioni, e con chiunque consideri che l’agricoltura è vita e che pertanto va difesa.