“Affamato afferra un libro: è un’arma” Bertolt Brecht – Lode dell’imparare
Impara quel che è più semplice! Per quelli
il cui tempo è venuto
non è mai troppo tardi!
Impara l’a b c; non basta, ma
imparalo! E non ti venga a noia!
Comincia! devi sapere tutto, tu!
Tu devi prendere il potere.
Impara, uomo all’ospizio!
Impara, uomo in prigione!
Impara, donna in cucina!
Impara, sessantenne!
Tu devi prendere il potere.
Frequenta la scuola, senzatetto!
Acquista il sapere, tu che hai freddo!
Affamato, afferra il libro: è un’arma.
Tu devi prendere il potere.
Non avere paura di chiedere, compagno!
Non lasciarti influenzare,
verifica tu stesso!
Quel che non sai tu stesso,
non lo saprai.
Controlla il conto
se tu che devi pagare.
Punta il dito su ogni voce,
chiedi: e questo, perchè?
Tu devi prendere il potere.
ARTICOLO E FOTO TRATTI DA:
Scampia, il libro sospeso cambia la vita ai ragazzi
Domenica 8 Dicembre 2019 di Antonio Menna
Dove manca tutto, chi lo compra un libro? Nel quartiere con il record nazionale di disoccupazione (61 per cento), dove un ventenne su cinque non ha nemmeno la terza media, dove il 31 per cento dei giovani tra i 20 e i 29 anni non studia e non lavora, e chissà come passa il tempo, chi entrerà mai in una libreria? Eppure, proprio qui a Scampia, a ridosso della circumvallazione esterna di Napoli, tra palazzoni popolari degli Anni Settanta, lungo i viali che una volta facevano da palcoscenico alla piazza di spaccio più grande d’Europa, cresce la più incredibile libreria napoletana. «I libri qui funzionano proprio perché c’è il bisogno», dice senza esitazione Rosario Esposito La Rossa, 30 anni, di Scampia, librario, scrittore, editore, più che altro instancabile sognatore. «Le difficoltà sono enormi», aggiunge. «Ma proprio nelle difficoltà si ha bisogno di un appiglio». Ma i soldi spesso mancano, e le famiglie che arrancano non hanno certo in testa di comprare i libri ai loro ragazzi. Non è solo questione di modelli culturali ma anche di cruda sopravvivenza.
SPAZIO APERTO
«Tiriamo avanti con difficoltà ammette Lucia, mamma di due bambini, che frequentano entrambi la libreria di Scampia e non sto qui a raccontarle. Ma i miei figli vengono prima di tutto. Qui non c’è niente: o li chiudo in casa e li mando in libreria». E per chi non ha i soldi, a Scampia è nato anche il Libro sospeso. Vieni in libreria, compri il tuo volume, poi ne scegli un altro per un ragazzo povero del quartiere e glielo lasci alla cassa. Saranno i librai a decidere a chi darlo, conoscendo le storie di tutti. Oppure lasci una piccola cifra, e il ragazzo povero si sceglierà un libro, che però perché non si senta inferiore – gli sarà presentato come un regalo della libreria. In due anni, così ne hanno piazzati 800. «Qui mescoliamo il benestante con l’indigente dice Esposito La Rossa – abbiamo i figli dei carabinieri che giocano con i figli del detenuto». Si parla di giochi perché è una idea aperta e partecipata di libreria, quella che si è inventato questo giovane arrivato fino al Quirinale, nominato Cavaliere della Repubblica da Sergio Mattarella. Una officina di lavoro sociale, che ha chiamato Scugnizzeria (Sognare il sogno impossibile, c’è scritto sull’insegna). «Sono i ragazzi dice il nostro obiettivo. Facciamo molte attività sociali: laboratori di recitazione, stiamo per aprire una palestra dei mestieri, faremo un museo dell’arte tipografica, abbiamo rilevato il marchio editoriale di Marotta e Cafiero, pubblichiamo libri di scrittori stranieri importanti, guardiamo al mercato nazionale». Una libreria che fa molto altro. Difficile vivere coi libri, si torna al punto iniziale. «No, no precisa La Rossa siamo una libreria vera e propria. Poi facciamo anche lavoro sociale coi ragazzi. Abbiamo cominciato a tenere corsi per adulti. Noi vogliamo essere attori della trasformazione. Ma lo facciamo con il libro, che deve diventare un oggetto con cui fare amicizia. Spesso ai ragazzi ne regaliamo noi uno, ed è una scintilla. Una start up esistenziale. I laboratori e la libreria sono due cose che comunicano tra loro. Vendiamo di tutto a tutti. Vendiamo Elena Ferrante alla signora benestante, il best seller all’impiegata, vendiamo Harry Potter. Siamo aperti dalle 8 alle 13 e dalle 16 alle 20 come libreria, poi ci sono anche i laboratori. A Scampia mancava una libreria da 40 anni. Abbiamo cominciato con piccoli passi dieci anni fa e poi abbiamo lanciato la vera sfida nel 2017. Le istituzioni? Nemmeno un soldo. Abbiamo chiesto anni fa un semaforo, per aiutare i ragazzi ad attraversare la strada. Stiamo ancora aspettando. Ma va così bene che abbiamo appena comprato i locali dove stiamo. Vogliamo un progetto a lungo termine».
LE PAROLE
Non mancano il gusto delle provocazioni e l’ironia, a questi ragazzi. Oltre alla libreria si sono inventati la Piazza di spaccio dei libri (che espongono nelle fiere), la letteratura stupefacente, i pizzini della legalità, giocando con la terminologia criminale, costruendo perfino col nome Scampia, una strategia di marketing. «Ci riprendiamo le parole, molto semplicemente dice Rosario -. Piazza è un luogo aperto, di incontro; spaccio era un emporio economico e popolare; stupefacente è una cosa bella, emozionante. Perché dobbiamo lasciare alla camorra queste parole? Ce le riprendiamo e ci proponiamo utilizzandole. Strumentalizzare Scampia, perché no? Usiamo i luoghi comuni che ci hanno costruito addosso per finalità importanti». E su questo filone, in prossimità della sbornia dei regali di Natale, qui nasce Made in Scampia, una scatola magica con due libri, bustine di the, un e-book, un segnalibro e un cd.
Il tutto al prezzo di dieci euro. Un regalo solidale che nelle precedenti edizioni ha consentito alla libreria di mettere insieme 50mila euro (con cui sono stati comprati i locali): quest’anno, in soli quattro giorni di vendite on line, sono state già vendute 780 box. Resta la domanda iniziale: perché nel centro di Napoli chiudono le librerie e a Scampia si fa tutto questo? «Perché nelle periferie ci sono urgenze ribadisce Rosario ci sono necessità. Noi, con tutto il rispetto, non pensiamo a pizza, caffè e mandolino per i turisti, e nemmeno a fare business. Non ci arricchiremo coi libri, è chiaro. Ma lavoriamo con successo e dignità perché qui c’è bisogno del nostro lavoro. Dove c’è il bisogno c’è la forza per affrontarlo».