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Turchia – Le incursioni del sultano su gas del Mediterraneo
di Erasmo Venosi
Gli annunci di Erdogan, che avvia l’attività di esplorazione e perforazione del Mediterraneo nelle zone delimitate dall’accordo dei confini marittimi, sottoscritti con capo riconosciuto della Libia Al Serrai, pone problemi notevoli all’Italia, all’Europa e alla Nato.
In verità pare, che davvero si faccia di tutto per far crescere “sultanati autoritari”. La storia inizia con le tremende repressioni conseguenti al tentativo di colpo di Stato, in Turchia. Vogliamo ricordare, che furono circa 80 mila gli arresti, 5822 accademici rimasti senza lavoro, 3 mila scuole e università chiuse, dopo pochi giorni della rielezioni di Erdogan con il 52,5% dei voti. La Turchia fa parte della Nato, ma lo scorso anno sono state montate le prime quattro installazioni della difesa missilistico russa, S – 400 a seguito di un accordo Erdogan/ Putin dell’aprile 2017. Una Turchia che come membro NATO, ospita nella base di Incirlik 50 testate nucleari USA. Stupisce la mancata reazione forte da parte della NATO e anche degli USA. IL silenzio di USA, EU e Nato contribuisce, a realizzare l’obiettivo perseguito da Erdogan, che è la conquista di una qualche forma d’indipendenza e di protagonismo, militare e politico, sullo scenario internazionale. Erdogan vuole produrre in Turchia gli elementi missilistici ormai, per lui questa è un’ossessione. Gli USA gli hanno negato i Patriot, sotto la presidenza Obama e lui oggi si è buttato nelle braccia di Putin. Come non si comprende, che quest’uomo gioca contemporaneamente e fino ad oggi impunemente sul tavolo Nato e su quello russo? Mai la Nato si è trovata, a subire un affronto simile! E’ ora che l’Alleanza si muove anche, per non creare un gravissimo precedente. L’accordo Erdogan /Serraj per le indagini ed estrazione di risorse minerarie sottomarine, dividendo in due il Mediterraneo è contestata dall’Unione europea, dall’Egitto e dalla Grecia. L’obiettivo della Turchia è anche impedire la realizzazione del gasdotto EastMed, che parte da Israele e dovrebbe approdare in Puglia. EastMed è oggetto d’interesse da parte di ENI, perché potrebbe usarlo per trasportare gas dal grandissimo giacimento egiziano Zohr, che con i suoi 850 mld di metri cubi è il più grande ritrovamento di sempre nel Meditrraneo. Erdogan sostiene che le concessioni rilasciate dal governo di Cipro alle compagnie petrolifere occidentali, tra le quali c’è Eni sono illegittime perché non tengono conto degli interessi turchi. Due anni fa Erdogan ha bloccato con una nave da guerra turca la Saipem 12000, che si trovava nelle acque di Cipro per effettuare esplorazioni per conto di ENI. Inoltre lo scorso ottobre Erdogan ha inviato la nave Yavuz, a cercare gas e petrolio in una zona in concessione a ENI. Se tutti tacciono mentre quest’ambiziosissimo neo sultano emerge, allora l’invio di soldati turchi in Libia potrebbe davvero mettere in discussione gli impianti ENI in Libia e, in prospettiva impedire ricerche da parte di Eni nella zona oggetto di accordo con la Libia. All’annunciata conferenza di Berlino dalla quale è stata esclusa la Grecia, si dovrà necessariamente ridefinire il rapporto con queste mire pericolose della Turchia. Una forza di sorveglianza internazionale alla quale partecipa l’UE e, che consolidi la tregua tra Al Serraj e Haftar rendendo superflua la presenza turca in Libia. Nella Conferenza di Berlino l’UE deve ripetere l’illegittimità dell’accordo Libia/Turchia come già espresso dal Consiglio europeo. Vedremo anche la coerenza della Germania nel dichiarare nullo, quell’accordo. Sul territorio greco transitano tre gasdotti, il Tap, il Tanap e l’Eastmed e proprio a ribadire la strategicità dell’energia, che gli USA hanno sottoscritto un accordo con la Grecia per l’uso di 4 basi militari. La domanda che inquieta è la seguente: cosa succederà se la Turchia violerà lo spazio dove la Grecia è sovrana? La Grecia ha già annunciato, che non starà con le mani in mano sottolineando, che negli ultimi de anni gli sconfinamenti di aerei militari tirchi nel cielo greco sono stati quasi 5 mila. La Grecia ha rafforzato i rapporti non solo con gli USA, ma anche con Israele. Energia, difesa e assetti geopolitici, in via di modificazione pongono problemi enormi di stabilità di ampie aree del pianeta. Appare in tale contesto ancor più evidente la scarsissima importanza, che a livello globale viene annessa alla questione fonti fossili/emissioni/cambiamenti climatici. IL superamento in ambito di un nuovo paradigma energetico, fondato su fonti non fossili sarebbe anche un contributo, per lo sviluppo di regimi democratici. I petrostati sono autoritari, o più o meno autoritari perché è proprio la ricchezza energetica fondata sulle fonti fossili, a renderli tali! Un regime che fa leva su gas e petrolio non ha bisogno di entrate fiscali. Manca l’incentivo essenziale per lo sviluppo dei sistemi rappresentativi, infatti, è dalla “taxation” che è sempre nata la “representation”. Una ragione in più per superare petrolio e gas!