DA GABRIEL GARCÍA MÁRQUEZ A FILOMENA DOMINI..SUL FILO DELLA SPERANZA
La poetessa Filomena Domini non ha bisogno senz’altro di presentazioni, oramai da anni risulta indiscussa protagonista della vita culturale della città di Eboli, come di tutto il comprensorio del Sele.
Difatti la letterata possiede nelle sue corde professionali molteplici ruoli: curatrice di manifestazioni di genere, e segnatamente di poetessa e scrittrice d’opere di successo, le quali hanno ottenuto prestigiosi premi, anche al di fuori delle mura cittadine. ( https://co-municare.it/eboli/concorso-letterario-maria-celeste-celi-di-messina-vince-il-primo-premio-filomena-domini/)
Al pari d’ogni umanista che si rispetti, Ella è dotata di una spiccata sensibilità, una vena poetica che si manifesta in ogni autore, o nelle ore notturne od in alternativa all’albeggiare, momenti fecondi per menti pensanti; ed è proprio questo il caso in oggetto, ossia del componimento“repente” di tale Ode, che invita a non deprimersi nel contingente, costituito di psicosi di verosimili trasmissioni virali ed allarmistiche previsioni pandemiche.
Orbene nel mentre viviamo in una una distopia, fino a poche settimane addietro impensabile, si staglia un palese invito, declinato in un componimento lirico, a farsi coraggio, a resistere, e preliminarmente ad omaggiare la terra in cui si vive, che non è soltanto quella dove si dimora fisicamente, ma il luogo madre, inteso in senso ampio,essenza primigenia di quel bagaglio culturale e storico, che noi chiamiamo Italia!
È vita la mia Terra
Si accomodano, con indocile mestizia , queste prime luci dell’ Alba , sui lembi sinuosi della mia terra .
E con palpito quasi violento si uniscono al mio battito .Si assembrano sui pensieri assonnati che scalpitano al profumo infiammante del caffè, che mi accoglie tra boccate di sapori in lontananza….e mi annuncia, oltre il selciato del nero di china , arcobaleni ancora da disegnare , con mani a forma di madri.
Sono ferme sugli scranni del cuore , queste luci di nuvole, sparse in bionde capriole ,che cercano pioli per ascendere al trespolo della ragione , sperduta tra fumi di parole condottiere ,che allarmano il cielo.
E sembrano parlarmi, col roco silenzio di un guerriero che ha appena rottamato lo scudo con due grammi di pelle , per dirmi che sei viva , terra mia…che sei Vita , tra flotte di vite che si scambiano boccoli di sole e siedono con te, sulle gambe del mondo, ad attendere danze di zebre in cammino che gabberanno la fame dei leoni .
Sembrano indicarmi la via antica dei colori e quella di tutte le trincee dove le tue tinte ,ancora fluorescenti , stordiscono gli occhi con sguardi grati e ancora belli
Sembrano zittirmi con una musica di latta che mi solfeggia addosso il tuono del tuo parto che ha ancora sembianze di giostre .
Sembrano armarmi di nuove arringhe per non farmi arretrare in difesa , sembrano porgermi oboli di quaresime per riscattarti dai pegni e liberarti dalla ruota della sorte , con pochi spiccioli di bellezza.
E alla rinfusa ,raccolgo giorni e mi vesto , corro verso l’ estro di una primavera che mi scagiona e mi affama di questo tempo ancora mio , ancora tuo , che nessun alligatore , ghiotto delle savane che ora ci camminano addosdo , potrà mai portarci via , perché insieme , terra mia , siamo sigillo che chiude la bocca all’ oblio.
E tra brandelli di guerre, in penitenza di pestilenza , si sente ancora un buon odore di vita che si spalma sulle mie labbra, bramose del tuo bacio brullo , in quest’ ora di vita che corre più forte del rantolo di un giocattolo rotto .
Si rimetterà in piedi questa mia terra ,che come me e come te , ha nell’ otre ancora vento per gemmare e musica di zagare da intonare , per meravigliarci di vita .