Riceviamo e volentieri pubblichiamo, una relazione intimistica su come appare Napoli nell’emergenza del Coronavirus, vergata da Laura Avella, avvocato partenopeo di origine cilentana (Perdifumo), collaboratrice della casa editrice “Il Saggio” e dell’omonima storica rivista di Eboli.
L’avvocato Avella è attiva da tempo parimenti nel mondo culturale cilentano, infatti essa è vicepresidente del”associazione ACIPeA-Cilento, la quale promoziona il territorio e le migliori tradizioni culturali dello stesso. Auspichiamo pertanto, che questa prima pubblicazione possa essere anche l’incipit di un fruttuoso percorso con la nostra testata.
(Laura Avella)
Il mondo oggi procede come un gambero, camminare a ritroso nell’era informatica è una scena che a doverla spiegare in pochissime parole potrebbe definirsi come un titolo: viceversa.
La vita non va più avanti , ma indietro.
Deve andare indietro per poter andare avanti .
È stato facile coniare #per uscire non devi uscire.
Per poter riprendere la corsa naturale .
Il lavoro, quello non escluso dalle coattive chiusure delle attività porta scrupolosamente in giro percorrendo in sicurezza alcune strade principali della città di Napoli. Piazza Dante, via Toledo p.zza Municipio, p.zza Fuga e viale Michelangelo, sono svuotate e prive dei suoni e dei colori tipici della città partenopea. Sono foto a colori, ma se immaginate in bianco e nero potrebbero rappresentare un periodo degli anni ’60.poche persone e poche auto.
Le foto sono l’evidente tuffo nel passato dunque passi indietro. Il passato non è più alle nostre spalle ma di fronte al nostro sguardo. Un mondo dove ritorna un passato la cui memoria spaventa come un tempo spaventava l’ignoto futuro.
Resteremmo ancorati nelle ristrettezze generali del passato con un filo negli attuali social? Cosa spaventa davvero? L’aver scoperto la vulnerabilità?
Chiudendo con la foto del Vesuvio,tanto amato e tanto temuto dai napoletani che lo hanno tradotto in tutti i modi, anche in un noto cioccolato ripieno e prodotto da una casa artigianale del territorio. Ed ora non è il Vesuvio il nemico, che con la mano di San Gennaro, viene di anno in anno scongiurata l’eruzione . Ma un eruzione ben più subdola, un nemico di forma sferica, un nemico che non si vede e per questo più temuto.
Il Vesuvio guarda il suo territorio e sembra dire ai cittadini ovunque lo si guarda dal nolano a Sorrento: “Non pregate a causa mia San Gennaro, io mò non mi muovo da qua e voi state a casa, poi quando tutto finirà mi venite a truvà!”
Laura Avella
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