Riceviamo e volentieri pubblichiamo una terza collaborazione culturale riguardante la Bellezza dei Borghi di quel Cilento e non solo, già patrimonio dell’Umanità (UNESCO), redatta da Laura Avella, avvocato partenopeo di origine cilentana (Perdifumo), collaboratrice della casa editrice “Il Saggio” e dell’omonima storica rivista di Eboli.
L’avvocato Avella, come già precedentemente accennato, è attiva da tempo parimenti nel mondo culturale cilentano, infatti essa è vicepresidente del”associazione ACIPeA-Cilento, la quale promoziona il territorio e le migliori tradizioni culturali dello stesso.
(Laura Avella)
L’ITALIA DEI BORGHI -TRA ABBANDONI E RITORNI
Il Covid-19 ha generato la “disumana” visione di quanto l’isolamento
può essere crudele .
C’era un’ Italia di piccole realtà rurali che era già destinata a
scomparire.
Con la pandemia cosa accadrà?
Quando l’occhio vigile delle indagini sull’economia e sul turismo
avevano volto lo sguardo per analizzare i piccoli centri , si era
rilevato una lenta eutanasia.
Infatti 1/5 dei Comuni Italiani , è già predisposto all’abbandono
dovuto da decenni di emigrazioni degli abitanti verso mete di lavoro e
prospettive di futuro chiaramente non esistenti nei territori di
appartenenza.
E la logica della sopravvivenza personale determinava la “scomparsa” dei
luoghi natii.
Le piazze , le chiese con i campanili pericolanti , le case vuote
caratterizzavano l’Italia del disagio, ove il tempo passa invano , ed a
poco a poco gli esercizi commercialie e i servizi utili , le scuole non
riescono a gestite le aperture per la penuria di abitanti.
Dunque l’Italia ” minore ” quella che avrebbe voluto emergere per
invertire la tendenza:
non la fuga dai borgi ma la fuga dalla città verso i borghi ,
Per tentare un progetto di riscatto tanti piccoli centri , con successo
hanno già posto in essere le basi per un rilancio economico turistico .
Con il covid-19 tutto appare vanificarsi .
La fragilità di un tessuto territoriale riappare a tal punto evidente
che l’isolamento è un condanna verso l’incerta sopravvivenza.
I centri con un solo bar, oggi chiusi e, tante persone anziane
spaventate , il paese diventa un simulacro di tristezza e angoscinate
paura .
E questa paura si concretizza nel compaesano che rientra dal domicilio
di lavoro, che in altri momenti avrebbe fatto gioire amici e parenti,
per rifugiarsi al sicuro, diventa per la comunità l’untore indesiderato.
Il paese si mobilita per stanare l’omertà di colui che “furtivamente” è
rientrato , perchè si possa sopravvivere all’ennesima sventura.
La eutanasia non si trasformi in una morte rapida e sicura.
Laura Avella