ARTE & CUTURA: da questo articolo inizia una collaborazione editoriale con l’architetto Angela Amorosino, che ci relazionerà con cadenza mensile sull’architettura e l’arte: di Eboli, del Comprensorio e del Meridione intero.
Una rubrica che racconti l’ambiente in cui si vive, credo sia qualcosa che possa interessare chiunque passeggi per le vie del proprio paese e senza accorgersene si ponga domande del tipo: chissà da quanto è qui, o come si realizzavano cose del genere?! Ad esempio, ma Eboli quando nasce? Secondo il cultore di storia Mariano Pastore, la città eburina posta ai piedi di una montagna tra due fiumi, Sele e Tusciano, dal suolo fertile e dal clima dolce e temperato ha avuto nel nome diverse evoluzioni, da Eburi a Eburum, seguendo Ebulum, Ebolus o Evoli. In località Madonna di Catena nel 1968 furono ritrovati resti umani in quattro fosse tipologia a forno, tipiche della cultura del Gaudo, le quali contenevano frammenti di brocche, punte di frecce e pugnali dell’età del rame. Analizzando scheletri e studiando il sito si arrivò alla conclusione che quel territorio era abitato da una cospicua comunità. Le popolazioni che hanno abitato il suolo ebolitano son state i Pelasgi, gli Osci, i Lucani fino agli Etruschi ai Greci ed i Romani. Nel campanile di Santa Maria d’Intra, una stele di epoca romana, ritrovata nel sec. XVII, riporta inciso che il popolo eburino si governava con proprie leggi essendo Municipio Romano a capo di Tito Flavio Silvano. Ai tempi di Eburum i locali dell’Annona dove si conservava il grano erano situati nel rione Borgo (chiamato a quei tempi borgo dei romani alle fornaci) il loro sito andava dalla chiesa dello Spirito Santo alla cappella di Santa Maria di Costantinopoli. Fino alla metà del XIX secolo si potevano ancora ammirare i locali adibiti a magazzini con le loro porte, furono demoliti nel 1870. La statua di Tito Flavio Silvano fu eretta davanti all’edificio dei Dendrofori esattamente al posto della chiesa di Santa Maria ad Intra, infatti nel restauro della parrocchia avvenuto nel XIX secolo erano ancora visibili parti del porticato dell’entrata, mentre nel soffitto era visibile l’ossatura della volta costruita a mattoni alla maniera romana. I Romani dimorarono molti anni ad Eboli, oggi le sole tracce romane restano il quartiere artigianale, dove si producevano ceramiche – III e II sec. a. C. – alle spalle della chiesetta dei SS. Cosma e Damiano; la perimetrazione di una villa con parti di pavimento maiolicato in località Paterno, nella zona Fontanelle; le terme in località Spineta, ora comune di Battipaglia, venute alla luce nel 2007 e la stele Eburina che in un completo anonimato si trova nel Museo Archeologico senza alcuna traduzione e spiegazione invece è prova dell’importanza avuta da Eboli tanti secoli fa. La ragione di così scarsi reperti dell’epoca romana è dovuta alla distruzione della città al passaggio dei Visigoti di Alarico nel 410 d.C. ed alle devastazioni delle incursioni saracene del IX e X sec. d.C. Si è avuto sempre difficoltà a precisare l’epoca della fondazione di Eboli, forse legata al mito eroico greco o alle prime immigrazioni dei Pelasgi nell’Italia meridionale, però la maggioranza degli studiosi convengono nell’assegnarle quell’antichità di cui possono fregiarsi poche città lambite dal mar Tirreno, Ionio ed Adriatico. L’antica Eboli, sostengono alcuni storici, fu fondata da Obolo capitano generale dell’armata di Teseo, re di Atene, il quale, dopo aver patito tanti travagli per l’ira degli dei, sbarcato sul suolo italico si trovò sulle sponde di un fiume dove trovò la morte per annegamento il suo compagno di nome Silaro. Obolo, ormai stanco di peregrinare per terre e mari, accortosi della bellezza del luogo e del clima mite, edificò una città imponendole il nome di Ebalo e chiamò Silaro, l’odierno Sele, il fiume, fino allora senza nome, in onore dell’amico morto. Così ebbe origine Eboli. Anche un’altra leggenda narra della nascita della città di Eboli, ma non me ne vorrà il lettore se per questa nuovastoria l’appuntamento sarà in un articolo successivo.
Angela Amorosino-Architetto