EBOLI. UN TESORO NASCOSTO E ABBANDONATO DA TROPPO TEMPO! BISOGNA RESTITUIRE ALLA PUBBLICA FRUIZIONE LA CHIESA DI SANTA MARIA DI LORETO E I SUOI AFFRESCHI: DI GERARDO PECCI
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EBOLI. UN TESORO NASCOSTO E ABBANDONATO DA TROPPO TEMPO! BISOGNA RESTITUIRE ALLA PUBBLICA FRUIZIONE LA CHIESA DI SANTA MARIA DI LORETO E I SUOI AFFRESCHI: DI GERARDO PECCI


I principi della conservazione e della tutela del patrimonio culturale sono contenuti nell’articolo 9 della Costituzione della Repubblica Italiana. Ubbidiscono all’antica necessità e alla consuetudine di tramandare, di generazione in generazione, le nostre testimonianze di storia e di civiltà. I beni culturali appartengono di diritto a tutti i cittadini del mondo. Ma spesso vengono lasciati in balia del proprio destino, dimenticati, abbandonati all’inclemenza degli agenti atmosferici e al vandalismo dell’umana ignoranza. Tra essi è importante segnalare l’abbandono in cui versa un’antica chiesa di Eboli, che conserva al proprio interno interessanti testimonianze di pittura murale. Vi sono affreschi che vanno dal primo trentennio del XVI secolo a quello successivo. Si tratta della chiesa di Santa Maria di Loreto, che si erge solitaria lungo la strada che conduce da Eboli a Olevano sul Tusciano, a volte impropriamente denominata e conosciuta come Santa Maria «de lo Rito», o anche «de Reto». La vicenda storica degli affreschi che vi sono contenuti è stata narrata da Carmine Tavarone e, prima ancora, da Carmine Giarla. Sulle vicende dell’edificio più volte ne ha scritto lo storico Giuseppe Barra, anche Armando Voza ci offre un’interessante lettura storica in un articolo reperibile in internet.
Attualmente, una parte della copertura del tetto manca, compromettendone l’impermeabilità. Altissimo è il pericolo di infiltrazioni d’acqua piovana, di umidità che potrebbe ulteriormente danneggiare gli affreschi sulle pareti interne. La chiesa non è più officiata. Non è agevole arrivarvi dalla strada che conduce a Olevano, anche a causa di una vegetazione incontrollata che rende difficile il suo raggiungimento.
Tra gli affreschi presenti al suo interno sono da segnalare quelli di un artista operante nell’ultimo trentennio del Cinquecento circa e quelli del primo Seicento, con un “modus pingendi” vicino «alle prime esperienze napoletane di Belisario Corenzio», come ci ricorda il Tavarone, i cui committenti appartenevano alla famiglia de Cristofaro. Ma, tra gli altri affreschi ivi esistenti, va segnalato quello raffigurante la “Vergine di Loreto”, sotto il quale è stata individuata la data del 1530. L’affresco fu attribuito da Antonia d’Aniello ad Agostino Tesauro. Ma successivamente fu Carmine Giarla ad attribuirlo a Luca de Magistro, maestro ebolitano legato ai modi pittorici sabatiniani e al Tesauro. Non si conosce lo stato di conservazione attuale degli affreschi, che furono sottoposti a un primo intervento di restauro conservativo qualche decennio fa. Oggi, questi tesori d’arte nascosti sembrano essere preda del tempo, abbandonati a sé, al proprio ineluttabile destino. C’è bisogno di un’attenta opera di controllo, manutenzione ordinaria e anche di restauro, che dovrebbe comprende la stessa costruzione architettonica e tutta l’area circostante. Lo spazio che separa la strada che conduce a Olevano dall’edificio sacro è ricoperto da sterpaglie ed erbacce, assomiglia quasi a una sorta di “giungla amazzonica” casalinga.
La chiesa di Santa Maria di Loreto a Eboli è di proprietà ecclesiastica. Giuridicamente appartiene alla Collegiata di Santa Maria della Pietà. Va ricordato che in base agli accordi bilaterali tra la Città del Vaticano, la Santa Sede dunque, e l’Italia operano precisi accordi e vincoli giuridici e di civile e fattiva collaborazione che trovano la loro ragion d’essere nei famosi Patti Lateranensi del 1929 e nella successiva loro revisione e integrazione. Pertanto, anche il patrimonio culturale, storico-artistico e architettonico in questo caso, della Chiesa rientra tra i beni che possono, e devono, essere adeguatamente valorizzati e fruiti da tutti, con le ovvie e necessarie clausole di salvaguardia e di regolamentazione. Si parla tanto di Eboli come città di arte, cultura, tradizioni antiche. Se è davvero così, si valorizzi, in maniera piena ed efficace, anche l’interessante tesoro nascosto in questa chiesa, partendo dal recupero strutturale dell’edificio e dello spazio urbanistico circostante, per una possibile e innovativa fruizione ciclo di affreschi che vi è contenuto.