ARTICOLO PUBBLICATO SUL NUMERO DI MAGGIO DI “INEBOLI”
di Mariagrazia Mazzella
La storia di Eboli inizia nel neolitico, con il ritrovamento di una mummia in località Corno d’Oro. Ma è con l’arrivo dei romani, e in seguito, intorno al III secolo a.C. che la nostra città inizia ad acquisire una sempre crescente importanza, grazie soprattutto alla costruzione di una importante Via, ovvero la Popilia che congiungeva Capua a Reggio. Iniziano a sorgere attività di vario genere, soprattutto si sviluppa l’artigianato ed il commercio; infatti, sul territorio eburino, ciò è testimoniato dalla scoperta di una “Regio”, ossia un vero e proprio quartiere adibito ad accogliere attività commerciali e di mercato. All’interno di questo quartiere si produceva anche del vasellame, ma soprattutto ceramica, come testimonia la presenza delle antiche Fornaci romane site in zona S. Cosma e Damiano. Il territorio eburino, come forse non si ricorda abbastanza, venne menzionato anche dall’ “Augustus Pater linguae Latinae” nell’Eneide, la ” Bibbia letteraria e storica del popolo latino”, ovvero parliamo di Publio Virgilio Marone, che si riferisce ad esso definendolo:”Terra antiqua, potens armis atque ubere glebae”: ovvero “, Antica terra, potente d’ armi (in armi) e di zolla (di terra) fertile / prospera (traduzione della prof.ssa Mariagrazia Mazzella). Pertanto i romani concessero alla città, in virtù della sua grande produttività e vivacità economica quanto culturale, addirittura l’autorevole riconoscimento giuridico di “Municipium” dal 183. D.C.(un Capoluogo di Provincia odierno vedi per es. la Stele Eburina), ovvero di una comunità cittadina, dipendente soltanto da Roma; in conseguenza di tale guarentigia, i suoi abitanti vennero rivestiti della cittadinanza romana, divenendo Cives ed acquisendo, di conseguenza, pari diritti giuridici dei cittadini dell’Urbe, cioè di Roma stessa. Del IV secolo è la villa romana rinvenuta in località Fontanelle di stile tardo-imperiale Costantiniano.