Riceviamo la missiva – denuncia di una madre di un ragazzino diversamente abile rivolta al comune di Campagna, la quale rende nota una situazione intollerabile in una nazione che si reputa civile.
Siamo sempre pronti ad editare una replica da parte degli interessati.
Pec comune campagna
Buongiorno, sono la mamma di un ragazzino diversamente abile che frequenta una scuola secondaria di Campagna. Scrivo per mettere a conoscenza l’intera istituzione comunale di un episodio molto spiacevole avvenuto in data 28 febbraio 2024, giorno in cui le classi seconde dell’istituto avrebbero dovuto partecipare ad una rappresentazione teatrale tenutasi presso il museo di Campagna.
Andiamo a ritroso di circa un mese:
Vengo messa al corrente di questa uscita e, come sempre accade per evitare spiacevoli situazioni, vado a fare un sopralluogo al museo, dichiarato accessibile e dotato di monta scale per superare le scalinate presenti. Arrivo lì ed è davvero frustrante rendermi conto che il monta scale non solo non funziona ma non è idoneo a tutte le carrozzine in quanto la pedana è molto piccola e possono salirci soltanto le carrozzine manuali ultra leggere. Mio figlio ha una carrozzina elettronica molto basica ma che guida da solo e non può essere caricata da questo monta scale.
Inoltre, una volta superate le scalinate sopra citate, rimangono 5 gradoni all’ingresso del museo non superabili perché privati di una apposita rampa.
Mi indicano una possibilità in una stradina adiacente, molto ripida, stretta e dissestata. Provo a salirci ma nulla, è evidentemente praticabile solo da mezzi piccoli 4×4.
Sento immediatamente a telefono il responsabile dell’uscita e del museo, i quali comprendono a pieno la situazione.
Si opta di spostare la rappresentazione teatrale in un luogo accessibile solo per la classe di mio figlio (cosa che sinceramente reputo anche un po’ discriminante per l’intera classe). Fino al 27 febbraio alle ore 23 era questa la notizia che avevo, poi appunto alle 23 scopro che in gita al museo la classe di mio figlio ci andrà e lo farà senza di lui. La soluzione pensata per risolvere la problematica è di replicare il giorno successivo, 29 febbraio, la rappresentazione anche all’auditorium della scuola per permettere anche a mio figlio di partecipare… un contentino insomma. Poco avrebbe contato che mio figlio sarebbe dovuto uscire da scuola alle 11, vedere gli amici salire sul pullman per andare in gita mentre lui sarebbe salito in macchina per tornare a casa… Sentirmi delusa e offesa è dire poco. Vedere mio figlio discriminato per l’ennesima volta è stato un boccone amaro da mandare giù. Subito ci siamo mossi insieme ad altri genitori per evitare che mio figlio rimanesse fuori ed allora, così all’improvviso l’unica soluzione è stata che la classe per intero non partecipasse all’uscita per volontà di una parte dei genitori. L’altra parte dei genitori ha visto il non partecipare come una ingiustizia: per colpa di uno, l’intera classe ha saltato la gita. Non è giusto che sia stata l’unica classe a non andare al museo, i ragazzi ci sono rimasti male.
Questo è quanto ci siamo sentiti dire.
Evidentemente sarebbe stato meglio che l’unico ragazzo su circa 100 a non partecipare fosse stato mio figlio, sarebbe stato per molti il male minore.
Come fosse colpa di mio figlio l’essere affetto da una patologia così invalidante.
Ovviamente la soluzione ottimale, a nostro avviso, sarebbe stata, invece, quella di dare possibilità a tutti di partecipare in egual modo.
Mi sento di fare un’osservazione: la scuola ha fallito perché in questa circostanza ha perso un’occasione per dare un grande insegnamento ai ragazzi. L’unica lezione imparata è stata quella di lasciare indietro chi non può stare al passo!
Il comune ha fallito perché promuovere un territorio incentivando le scuole a partecipare ad eventi per scoprire le bellezze del proprio paese include rendere accessibile e inclusivo i luoghi a tutti, non portarci solo individui selezionati.
Le famiglie hanno fallito perché è stato più facile incolpare un ragazzino con la sua disabilità e la sua famiglia che rendersi conto che l’organizzazione doveva essere fatta in maniera impeccabile affinché nessuno venisse escluso.
Christian è mio figlio, oggi. Domani potrebbe essere il figlio di chiunque altro ed immagino non avrebbe fatto piacere a nessun genitore che il proprio figlio, che deve già fare i conti con infiniti limiti, venisse trattato come un ostacolo alla libertà degli altri!
Oggi sono impegnata a leccare non solo le mie ferite ma anche quelle di Christian, a cui tanti dettagli sono stati ovviamente evitati di raccontare.
Ma dovete essere consapevoli che tutti siete responsabili di queste ferite finché accadono cose del genere!
Nadia Trotta