SCAT GATT ORCHESTRA
On line la suite _Napoli Sotterranea_
Guarda/Ascolta https://youtu.be/bgPFBpq6nmM [1]
Il video e la fotografia sono a cura di Ludovica Bastianini mentre la
regia luci è a cura di Sasà Giglio.
Il video è stato girato presso l’Elios Recording studio Castellammare
di Stabia e prodotto da APS ZEB STUDIO.
Le composizioni nel primo album della Scat Gatt Orchestra, dal titolo
“Rari nantes” pubblicato a febbraio scorso – invogliano gli ascoltatori
a riflettere sul tema cogente come le migrazioni di popoli, gli approdi
e i naufragi; e rappresenta un viaggio sonoro fatto di paesaggi
immaginari, un diario di bordo di naviganti, naufraghi alla deriva che,
come in una maledizione – quella di Ulisse – non giungeranno mai
realmente ad approdare in un luogo “ospitale”.
I naviganti portano con se i canti, le credenze, le tradizioni, i miti e
le leggende dei paesi del bacino del Mediterraneo nel quale si è
evoluto, nei secoli, un concetto molto semplice: rispettare le antiche
leggi dell’ospitalità.
Dopo due mesi dalla release la Scat Gatt Orchestra, come progetto
“porto”, continua ad essere un collettivo aperto e mutabile e così dopo
aver accolto gli Swunk (band avant jazz napoletana) accoglie in sé il
violinista Lino Cannavacciuolo, storico musicista della neapolitan power
già al fianco di Peppe Barra e Pino Daniele (solo per citarne alcuni) e
Giustina Gambardella, vitale interprete della tradizione napoletana.
Dopo l’approdo c’è l’accoglienza e l’ospitalità che la ripartenza
così l’orda di musicisti ha intrapreso un nuovo viaggio sonoro che si
è concretizzato in una suite di circa nove minuti dal titolo “Napoli
sotterranea”; un brano edito nel 2014 (su etichetta Apogeo records) che
– idealmente – viene riproposto come reazione viscerale del popolo
naoletano.
Perché Napoli Sotterranea?_ _
Il brano, nato dal sax di Saverio Giugliano degli Swunk, si sposa
concettualmente con l’attuale periodo difficile che il mondo sta
attraversando, dove il dovere è stare nelle proprie case e adottare
misure precauzionali evitando la socializzazione.
Un paradosso lampante si è materializzato tra tutti i musicisti
dell’Orchestra che, memori delle sagge lezioni di vita delle proprie
Nonne, hanno paragonato l’attualità con la vita in tempo di guerra.
Allora si è partiti proprio da questo cioè dallo stare chiusi e dalle
frasi tipiche – quasi un mantra – della Nonna:
“statte accorto” oppure “nun Ascì” ma soprattutto “chest è peggio d’a
guerra”! Frasi quasi onomatopeiche per il popolo partenopeo che sono
pregne di significato, con mille sfumature e metafore.
I racconti di coloro che hanno vissuto la guerra (o la pandemia da
colera) sono ancora vivi e così nella recente generazione di napoletani
torna alla mente il sacrificio consumato dai propri nonni, che in
pericolo, erano costretti a rifugiarsi per mettersi al riparo dai
bombardamenti vivendo settimane intere nel ventre di tufo della città
millenaria. Con poca luce e ossigeno viziato convivevano con la paura
che aumentava risalendo verso la luce e nel caos della polvere
scorgevano la devastazione e così la parola “rifugiarsi” assumeva il
vero senso di sopravvivenza.
La pandemia globale ha reso la nostra casa un moderno rifugio ma con
tutte le comodità di un modo globalizzato e ricco, pieno di distrazioni
e con tanto ossigeno anche se la “quarantena” non è paritaria perché
c’è chi vive in spazi grandi o accoglienti e c’è chi vive in luoghi
angusti e piccoli.
Allora si ritorna a riflettere sul ruolo del “rifugio” dove nonostante
tutto si crea una socialità nell’impossibilità di poter proseguire una
vita in superficie.
Il brano Napoli Sotterranea quindi traccia un ponte immaginario, o
meglio sonoro, tra passato e presente, tra similitudini antiche e
moderne ma sempre piene di pathos e sacrificio di una Napoli piena di
contraddizioni, non solo tetra, non solo festosa, ma una città che
vive della combinazione di questi ed altri infiniti concetti, in cui
nessuno sintetizza l’altro, ma lo rafforza, in un caos di poesia e
volgarità che fa sì che Napoli sia, nella sua unicità,
semplicemente Napoli.
Ascolta l’album Rari Nantes su piattaforma YT https://urly.it/34g61 [2]
oppure tramite Spotify https://sptfy.com/4PYs~s [3]
[Oppure richiedi l’EPK]
(immagine di Pilar Penalosa Lopez)
Il disco Rari nantes è il titolo del debut album della Scat Gatt
Orchestra disponibile sulle piattaforme digitali.
Un lavoro dalla lunga gestazione e dalle profonde riflessioni che
nascono dai tristi avvenimenti che da oltre un decennio impoveriscono la
civiltà occidentale.
[guarda il Rari Nantes showcase trailer https://youtu.be/lItOIHQKLQ0
[4]]
Il lavoro prende spunto dall’opera Spengleriana del Tramonto
dell’Occidente, ossia _quando una civiltà ha esaurito tutte le
possibilità di sviluppo allora tramonta._
_Rari nantes in gurgite vasto_ è una locuzione latina traducibile con
«rari nuotatori nel vasto gorgo» ed è un proverbio riferito a un
generale periodo di crisi, come un naufragio, dove gli sventurati
riescono a mantenersi a galla e a superare le avversità.
La Scat Gatt Orchestra ha immaginato questo naufragio come la fine che
sempre ritorna, come in un diluvio epocale che porta via con se una
civiltà irrigidita.
La Scat Gatt Orchestra ha un repertorio molto eterogeneo e presta
l’orecchio ad armonie non sempre occidentali affrontando un lavoro di
ri-assemblaggio e ricomposizione di cellule ritmiche e melodiche
provenienti dai Raga Indiani, delle progressioni armoniche-melodiche
dell’est Europa, dai Maquam della vasta musica Orientale alle
ibridazioni avvenute all’inizio dell’900 di musiche nostrane
(tarantelle, mazurke, valzer) con la musica d’oltre oceano, dunque il
Tango, il Choro…
La ricerca effettuata spazia dalla produzione inedita incentrata sulla
sperimentazione dei linguaggi strumentali jazz ed etnici autoctoni, alla
musica Klezmer (trattata come una suite di danze in cui si intersecano
linguaggi della produzione di musica occidentale dell’800 – Mozart,
Paganini, Beethoven, Brahms Shostakovich, Tchaikovsky) alla produzione
etnica europea, con innesti di tradizione tardo barocca napoletana,
classica napoletana, riadattati e ibridati alla sonorità del tango,
fino ad approdare alla produzione musicale contemporanea, esplicita nel
mondo della produzione cinematografica, di autori come Boris Kovac, Evan
Lurie, Rota, Galliano.
Grazie a questo approccio la produzione inedita della SGO risulta
fortemente influenzata da questi “approdi”.
L’orchestra è formata da:
Daniele La Torre conduction, plettri e chitarre; Daniele De Santo
contrabbasso; Nico Sommese clarinetto e sax alto; Salvatore Torregrossa
keys piano e fisarmonica; Anna Rita Di Pace violino; Fernando Marozzi
violino; Antonio Cece chitarra e live sequences; Saverio Giugliano sax
tenore; Alessio Castaldi sax baritono; Ciro Riccardi tromba, flicorno e
bombardino; Aurora Arenare trombone; Marco Fazzari batteria; Luca Cioffi
percussioni e tabla; Carlo Gentiletti Sound Designer.
Inoltre Pilar Penalosa Lopez grafica e design; Simona Giglio Video
visual art live.
Gli Interpreti: Dalal Suleiman, Clara Bocchino, Paola Maria Cacace,
Ilaria Cecere, Rosalba Alfano, Nika Solce, Lello Giulivo.
La SGO ringrazia per la collaborazione: Elios Studio Recording; Liuteria
Anema&Corde; SanaMusica; Ludovica Bastianini;
Emiliano Carillo; Aps Zeb Studio.
Questi gli indirizzi web ufficiali:
www.scatgattorchestra.com [5]
www.facebook.com/scatgattorchestra [6]