NEERA, LA SCRITTRICE LODATA DA BENEDETTO CROCE
Cultura Informazione Letteratura

NEERA, LA SCRITTRICE LODATA DA BENEDETTO CROCE

Neera, pseudonimo di Anna Maria Zuccari ( 07 maggio 1846- 19 luglio 1918) fu una scrittrice milanese molto amata e stimata in vita, le cui opere sono state tradotte in francese, in tedesco, in inglese, lodata anche da Benedetto Croce. Nata da una famiglia borghese, rimase orfana di madre a sole 10 anni e nel 1866 anche di padre.

Costretta a trasferirsi dalle zie nubili, visse in condizione economiche precarie fino a che nel 1877 si trasferì a Caravaggio e sposò il banchiere Emilio Radius, dal quale ebbe due figli, Adolfo e Maria, sposa dell’editore Guido Martinelli. Raggiunta una tranquillità economica, finalmente frequentò i salotti letterari per poi ritornare a Milano, dove nel 1875 esordì come scrittrice di novelle, pubblicando nelle più importanti riviste del tempo, come il Pungolo, Il Giornale delle Donne, Il Marzocco; entrò in contatto con personaggi come Verga e Capuana, aderendo al Verismo.

Nel 1890 fu una delle fondatrici della rivista Vita Intima, che però venne interrotta dopo un anno. Negli ultimi anni di vita fu colpita da un tumore che le impedì di scrivere ma non di dettare le sue memorie, Una giovinezza del secolo XIX, pubblicate postume nel 1919. Autrice basilare della letteratura dell’Ottocento, Neera trattò principalmente della condizione femminile, della quale ella accettò il ruolo socialmente dipendente, reclamando le ragioni del cuore e la sensibilità femminile a fronte della mediocre realtà quotidiana, nella quale le protagoniste dei suoi romanzi vivevano. Prolifica autrice, con una cinquantina di scritti, ne ricordiamo alcuni: Un romanzo (1877), Iride (1881), Nel sogno (1893), Una passione (1903), La sottana del diavolo (1912) e Profili, impressioni e ricordi (1919). Poco nota, ultimamente è stata riconosciuta grazie alla pubblicazione del suo più famoso romanzo, Il Castigo. Lucidità, partecipazione emotiva, autoanalisi logica, sono caratteristiche delle opere di Neera che si sposano bene anche con l’attualità.

Dunque dico che piacere è l’istinto più importante che il fattore dell’universo ha messo nella donna. Non importa se lungo la corruzione dei secoli e dei costumi deviò dallo scopo fino a sopprimere lo scopo stesso; esso è la voce del Creatore che affida con questo mezzo alla donna l’alto dovere di imporre all’uomo la continuazione della specie, al quale il suo egoismo lo sottrarrebbe immancabilmente se non vi fosse l’esca di un diletto: La più frivola delle donne, che si illude di infiocchettarsi e di civettare per seguire la propria vanità, ubbidisce senza saperlo a questa legge suprema; ma la donna che sente nobilmente di sé, che è pronta a tutti i doversi del suo sesso, ne esige pure i diritti e vuole amare ed essere amata, perché le sue labbra non devono chiudersi per sempre senza aver conosciuto il bacio dell’uomo, né il suo grembo isterilirsi prima di avere comunicato i misteri del suo essere alle generazioni future. Nessuna vera donna sottoscrive a questa rinuncia senza soffrire; talvolta la sofferenza è spasimo e disperazione , tal’altra è profonda mestizia o rassegnazione malinconica od anche fierezza di silenzio, o vertigine di oblio; ma qualunque sia il velo pudico che cela la sofferenza, guardatele bene queste vergini canute e, salvo rare eccezioni, sollevando un lembo di quel velo, troverete la lagrima, congelata fra ruga e ruga…”

(da “Una giovinezza del secolo XIX”)