Penisola del Sinis.
Una zona molto amata dai viaggiatori per via della ricca presenza della natura ma soprattutto per la suggestiva spiaggia di Mari Ermi, nota per il colore rosa delle sue sabbie e il piccolo stagno di Cabras. Ma non vi è solo questo, non vi è solamente il mare. La Sardegna con la sua antica storia e i numerosi templi e resti di antiche civiltà, rappresenta non solo uno dei luoghi più legati alle proprie misteriose tradizioni ma anche una caldera di siti archeologici. Avete mai sentito parlare dei Giganti di Mont’ePrama.Ma perché si chiamano così? Questi Giganti sono per l’appunto imponenti statue che – col loro sguardo – paiono narrare un passato epico e sfortunatamente per noi, sconosciuto. Ma partiamo dal principio, ovvero dal loro ritrovamento: avvenne durante l’aratura dei campi circostanti quasi per caso, nel 1974. L’età di questi reperti viene stimata oltre i tremila anni e costituiscono una delle testimonianze più antiche della civiltà nuragica nel Mediterraneo. Le massicce statue rappresentano dei combattenti armati di spada o arco, oppure portanti uno scudo. Lo stile artistico ricorda indubbiamente i famosi bronzetti ritrovati in altri luoghi di culto, confermando così lo stile nuragico adottato all’epoca dalla popolazione dell’Isola. Per il modo in cui sono state predisposte e distribuite nello spazio del ritrovamento, si è arrivati a supporre che fossero state costruite per vegliare sull’intera necropoli. Immaginate un tempo in cui le statue erano allineate lungo la strada alle pendici della collina di Mont’ePrama col compito di proteggere il riposo dei morti e – accanto ad essi – enormi pietre sacre e grandi nuraghi a torre, cui permettevano ai guerrieri di pietra di riposare alla loro ombra. Una visione indubbiamente misteriosa e reverenziale che, anche se per poco, ci concede il diletto di accostarci ad un antico popolo in unione idilliaca con tutto ciò che lo circondava.