TRENTAQUATTRESIMO APPUNTAMENTO CON LA RASSEGNA LETTERARIA SUL “DE REBUS SICULIS CARMEN AD HONOREM AUGUSTI”
Cultura

TRENTAQUATTRESIMO APPUNTAMENTO CON LA RASSEGNA LETTERARIA SUL “DE REBUS SICULIS CARMEN AD HONOREM AUGUSTI”

Il titolo della Particola XXVIII: <<Comitis Riccardi prodicio et Corradi dedicio>> Tradimento del conte Riccardo e resa di Corrado”, ancora una volta mostra lo spirito “di parte” di Pietro da Eboli; ancora una volta ricorre alla voce “tradimento” per giustificare la sconfitta dell’esercito imperiale; al contrario, in questi passi si evidenzia il coraggio del conte Riccardo d’Acerra e la sua benevolenza verso lo sconfitto Corrado che si arrende, ottenendo l’onore delle armi e salva la vita, per se e per i soldati superstiti.

 

Nella particola precedente Corrado pronuncia due discorsi, ai soldati e ai cittadini capuani, ma senza sortire alcun effetto sugli ascoltatori. Le porte della città di Capua si aprono grazie ai tancredini che sono all’interno della città, e infuria una guerra civile tra le due fazioni: <<Fit civile nephas>> (“Si accende una guerra civile”) (v.820), con il coinvolgimento delle truppe imperiali. Per l’ingresso delle truppe in città, il poeta scomoda persino Sinone; il greco, cugino di Ulisse, simbolo dell’inganno, finto traditore, il quale favorì l’ingresso del cavallo di legno dei greci nella città di Troia: <<Sinones multos novit in urbe viros.>> (“Al quale è nota la presenza di molti traditori – Sinones – nella città”). (v.818).

 

Pietro racconta la battaglia con grande vivacità e toni epici degno di un poeta della classicità della poesia epica. Combattimenti a corpo a corpo con colpi riusciti e altri andati a vuoto; si odono rumori d’armi e di scudi, tutto un groviglio d’armi che s’incrociano (vv.821-844). C’è persino un kamikaze ante litteram: un soldato tedesco si butta dalle mura della città a corpo morto su Riccardo mentre ispezione le mura della città, senza riuscire nell’intento di ucciderlo; mentre lui si schianta a terra, morto (vv.845-848).

 

Alla fine, sopraffatto dalle forze nemiche, Corrado si arrende e consegna la città al conte Riccardo, ottenendo salva la vita per se i per i soldati superstiti.

 

Il comportamento diverso, caso per caso, di Riccardo nel trattare i suoi nemici contraddice il poeta: da una parte il conte Ruggero d’Andria aspirante al regno e poi sostenitore degli svevi, accanito oppositore fino alla morte di Re Tancredi, fu preso con l’inganno e poi ucciso per non essere più un pericolo per il regno di Sicilia; dall’altra, il marchese Corrado, comandante delle forze tedesche a Capua, si arrende <<Post procerum cedes, vitam Corradus et arma vendicat et socios, quos superesse videt>> (“Dopo la strage di tanti valorosi combattenti, Corrado salva la vita le armi e i compagni che vede ancora viventi”) (vv.855-856) e ottiene salva la vita per se e per i suoi soldati.

 

Il conte rispetta il coraggio e la lealtà degli avversari. Il poeta non fa emergere tale distinzione di trattamento, mentre evidenzia la strage in una guerra civile che non fa dipendere da un normale combattimento, ma da tradimenti e corruzione.

 

 

N.B. La traduzione dal latino del prof. Carlo Manzione, è offerta per gentile concessione <<dell’Ass. ne Culturale “Ebolus dulce solum, Storia e Arte al servizio della Cultura“>>; mentre, l’articolo è tratto dal libro dell’autore, Vittorio Campagna: <<Pietro da Eboli, Vate latino della letteratura italiana>>, de “L’Aurore edizioni”, Torchiara 2018.

N.B. La traduzione dal latino del prof. Carlo Manzione, è offerta per gentile concessione dell’ ass. ne Culturale “Ebolus dulce solum, Storia e Arte al servizio della Cultura”.