VENTIDUESIMO APPUNTAMENTO CON LA RASSEGNA LETTERARIA SUL “DE REBUS SICULIS CARMEN AD HONOREM AUGUSTI”
Cultura

VENTIDUESIMO APPUNTAMENTO CON LA RASSEGNA LETTERARIA SUL “DE REBUS SICULIS CARMEN AD HONOREM AUGUSTI”

 

La delegazione Salernitana, formata dal <<Iohannes princeps>, da <<Romoaldus>> da <<Cioffus>> e dall’arcidiacono Aldrisio, ottiene il permesso di condurre a Salerno l’Imperatrice Costanza: <<Sarà quel che tu chiedi>> (v.409), rispose Enrico VI; pertanto, la particola XVI dal titolo: <<Augustalis ingressus in urbem>> (“L’entrata dell’imperatrice nella città”) è introdotta dal corteo che conduce Costanza nella città di Salerno. Sono tutti festanti, vecchi, giovani e giovinette ornate di tutto punto, chi a piedi chi su carri, <<Urbs ruit et domine plaudit osanna sue>> (v.419), (“La città s’affretta ad acclamare la sua signora con canti di gioia”).

I profumi che esalano nell’aria <<Cinnama, thus, aloe, nardus, rosa, lilia, mirtus inflamant nares, aera mutat odor>> (vv.426-427), (“Cinnamo, incenso, aloe, nardo, rosa, giglio e mirto eccitano le narici e il profumo rende diversa l’aria”). Tutti corrono ad applaudire e gridano: <<Luminis ecce dies!>> (v.435), (“Ecco il giorno della luce”).

 

Purtroppo, l’accoglienza calorosa inziale si rivela fine a se stessa. Costanza, infatti, appena entrata in Salerno, è costretta a ritirarsi nel castello paterno di Terracena perché ha avuto sentore della presenza dei seguaci di Tancredi in città, i quali non perdono tempo a creare disordini e far nascere una vera e propria guerriglia. Infatti, s’installano sulla <<Turris Maior>>, contro e difronte i soldati  imperiali della “futura regina di Sicilia” arroccati sul colle <<Torus[1]>>.

 

Per permettere al lettore di immedesimarsi meglio nel periodo storico di cui si parla (A.D. 1191), ho ritenuto opportuno far accompagnare i versi poetici dalla miniatura eloquentissima che li illustra; la quale è divisa in due sezioni orizzontali, atta a descrivere meglio gli eventi.

 

Nella prima sezione della miniatura si nota l’Imperatrice che cavalca una giumenta riccamente bardata e condotta da un paggetto; indossa manto e corona, e nella destra reca un ramoscello di olivo. È accompagnata da tre paggi a piedi. Lungo la via sono piantate in terra due alte antenne reggenti due stendardi, uno a tre punte, l’altro a una sola, attraversati da una fascia verde-scuro. Dalla città vengono incontro all’imperatrice due gruppi di persone; uno, secondo la scritta, è dei Cives Salerni (Cittadini di Salerno); l’altro, delle nobiles mulieres (nobili donne), è preceduta da un fanciullo che, come le donne, porta un ramo. In alto sta scritto: <<Quando imperatrix triumphans Salernum ingreditur>> (“Quando l’imperatrice entra trionfante in Salerno”).

 

Anche nella sezione inferiore della miniatura sono ben descritti gli eventi; infatti, in essa è raffigurata una torre, dai cui merli pendono tre scudi e sulla quale sono una macchina lancia-proiettili e quattro difensori, uno dei quali (il più a vista in rosso) scaglia un proiettile, i quali rispondono ai tiri provenienti da un’altura fortificata, la cosiddetta: <<Torus>>. Su questa si scorgono un arciere in atto di scoccare una freccia e un servitore che pone il proiettile nella borsa di un’altra macchina, manovrata da assalitori dei quali si scorgono solo le mani.

 

Certamente, condurre Costanza a Salerno non è stata una buona tattica nel voler acquistare la fedeltà della Capitale di Principato alla causa Sveva, specie quando si era a conoscenza che a Salerno era vescovo Niccolò d’Aiello, il figlio del promosso cancelliere del regno Matteo. Che speranza potevano avere i pochi salernitani fedeli a Costanza?

[1] Lato meridionale della collina che guardava la «Turris Maior». Si denomina ancora oggi, al catasto di Salerno, Tuoro. Volgarmente, questa parte di altura è detta “Masso della Signora”.