La delegazione Salernitana, formata dal <<Iohannes princeps>, da <<Romoaldus>> da <<Cioffus>> e dall’arcidiacono Aldrisio, ottiene il permesso di condurre a Salerno l’Imperatrice Costanza: <<Sarà quel che tu chiedi>> (v.409), rispose Enrico VI; pertanto, la particola XVI dal titolo: <<Augustalis ingressus in urbem>> (“L’entrata dell’imperatrice nella città”) è introdotta dal corteo che conduce Costanza nella città di Salerno. Sono tutti festanti, vecchi, giovani e giovinette ornate di tutto punto, chi a piedi chi su carri, <<Urbs ruit et domine plaudit osanna sue>> (v.419), (“La città s’affretta ad acclamare la sua signora con canti di gioia”).
I profumi che esalano nell’aria <<Cinnama, thus, aloe, nardus, rosa, lilia, mirtus inflamant nares, aera mutat odor>> (vv.426-427), (“Cinnamo, incenso, aloe, nardo, rosa, giglio e mirto eccitano le narici e il profumo rende diversa l’aria”). Tutti corrono ad applaudire e gridano: <<Luminis ecce dies!>> (v.435), (“Ecco il giorno della luce”).
Purtroppo, l’accoglienza calorosa inziale si rivela fine a se stessa. Costanza, infatti, appena entrata in Salerno, è costretta a ritirarsi nel castello paterno di Terracena perché ha avuto sentore della presenza dei seguaci di Tancredi in città, i quali non perdono tempo a creare disordini e far nascere una vera e propria guerriglia. Infatti, s’installano sulla <<Turris Maior>>, contro e difronte i soldati imperiali della “futura regina di Sicilia” arroccati sul colle <<Torus[1]>>.
Per permettere al lettore di immedesimarsi meglio nel periodo storico di cui si parla (A.D. 1191), ho ritenuto opportuno far accompagnare i versi poetici dalla miniatura eloquentissima che li illustra; la quale è divisa in due sezioni orizzontali, atta a descrivere meglio gli eventi.
Nella prima sezione della miniatura si nota l’Imperatrice che cavalca una giumenta riccamente bardata e condotta da un paggetto; indossa manto e corona, e nella destra reca un ramoscello di olivo. È accompagnata da tre paggi a piedi. Lungo la via sono piantate in terra due alte antenne reggenti due stendardi, uno a tre punte, l’altro a una sola, attraversati da una fascia verde-scuro. Dalla città vengono incontro all’imperatrice due gruppi di persone; uno, secondo la scritta, è dei Cives Salerni (Cittadini di Salerno); l’altro, delle nobiles mulieres (nobili donne), è preceduta da un fanciullo che, come le donne, porta un ramo. In alto sta scritto: <<Quando imperatrix triumphans Salernum ingreditur>> (“Quando l’imperatrice entra trionfante in Salerno”).
Anche nella sezione inferiore della miniatura sono ben descritti gli eventi; infatti, in essa è raffigurata una torre, dai cui merli pendono tre scudi e sulla quale sono una macchina lancia-proiettili e quattro difensori, uno dei quali (il più a vista in rosso) scaglia un proiettile, i quali rispondono ai tiri provenienti da un’altura fortificata, la cosiddetta: <<Torus>>. Su questa si scorgono un arciere in atto di scoccare una freccia e un servitore che pone il proiettile nella borsa di un’altra macchina, manovrata da assalitori dei quali si scorgono solo le mani.
Certamente, condurre Costanza a Salerno non è stata una buona tattica nel voler acquistare la fedeltà della Capitale di Principato alla causa Sveva, specie quando si era a conoscenza che a Salerno era vescovo Niccolò d’Aiello, il figlio del promosso cancelliere del regno Matteo. Che speranza potevano avere i pochi salernitani fedeli a Costanza?
[1] Lato meridionale della collina che guardava la «Turris Maior». Si denomina ancora oggi, al catasto di Salerno, Tuoro. Volgarmente, questa parte di altura è detta “Masso della Signora”.