VENTINOVESIMO APPUNTAMENTO CON LA RASSEGNA LETTERARIA SUL “DE REBUS SICULIS CARMEN AD HONOREM AUGUSTI”
Cultura

VENTINOVESIMO APPUNTAMENTO CON LA RASSEGNA LETTERARIA SUL “DE REBUS SICULIS CARMEN AD HONOREM AUGUSTI”

La particola è divisa in due parti: la prima riguarda la preghiera di Costanza per suo marito, per se stessa e, ancora, contro i suoi nemici. La seconda parte fa riferimento all’incontro dell’imperatrice con Elia di Gesualdo che dovrà condurla prigioniera a Palermo.

Il palazzo di Terracena in Salerno è ancora il luogo principale in cui si sta consumando il dramma dell’imperatrice. Dopo la preghiera rivolta a Dio perché punisca i suoi nemici, ora prega per suo marito, Enrico VI, affinché giunga sano e salvo in Germania; per se stessa, affinché venga liberata o almeno sopportare anche la morte sapendo che il suo Cesare è salvo. Comunque, non disdegna di ricordarsi dei nemici affinché Dio li annienti. Questo è il tema della Particula XXIII: <<Oratio salutaris>> (“Preghiera per la salvezza”).

 

Il brano poetico per ben sette volte introduce i versi con l’espressione: <Ex oriente Deus…>> (“Dall’oriente, o Dio…”) (vv.649-661). L’espressione sta a indicare l’origine ebraica della religione cristiana e quindi del Dio orientale nella persona specifica di Gesù. Tutti i versi fino, al 665, sono una preghiera per la salvezza di suo marito, che torni in patria sano e salvo; infatti, finché egli vive, neanche lei può temere niente; e comunque, in caso di sua morte lei morirebbe con lui perché non sopporterebbe tale perdita.

 

Così, abbiamo ripetutamente <<Ex oriente Deus…>>: “Dall’oriente Dio…” protegga, diriga e accompagni in ogni atto il suo Cesare; ma non trascuri di volgere lo sguardo ai sui nemici, prima benevolmente, come cristiana, quando afferma: <<Emolli duros, sexea colla doma>> (“Mitiga i duri, doma i cuori di pietra”) (v.658) dei suoi nemici; salvo, poi, chiedere vendetta contro gli stessi  allo stesso Dio che li avrebbe dovuto ammorbidire: <<…Tumidos tere, perde superbos>> (“Reprimi i tracotanti, manda in rovina i superbi”) (v. 659). Ancora una volta, è presente un Dio Cristiano e un dio “strumento”, a proprio uso e consumo nelle sue mani..

 

Mentre prega così, giunge presso di lei <<…Proditor… Gisualdi venit Elias>> (“… Viene il traditor Elia di Gesualdo”) (v.667), il più accanito Tancredino, legato al re anche in un rapporto di parentela. Soffre di “gotta” come Matteo d’Aiello, cancelliere del regno, ma <<Sanguine non hominum didicit lenire dolorem nec sapit antidotum, seve Mathee, tuum>> (“Non ha appreso a lenire col sangue umano il dolore né conosce, o crudele Matteo, il tuo antidoto”) (vv.669-670); di Gesualdo, quindi, non conosce il rimedio del d’Aiello per alleviare il dolore, cioè quello di bagnare i piedi nel sangue caldo di un bambino appena ucciso, come ho avuto di esporre con la VI particola e la miniatura 8bis;  infatti, lo trasportano a braccia perché non può camminare.

Ha il compito di condurre l’Imperatrice a Palermo come prigioniera. In questo frangente poetico è rievocata l’origine e la tradizione culturale degli “Altavilla”, quella della Normandia e quindi, di origine francese. Il casato originario, infatti, è denominato col termine francese di Hauteville e in siciliano Autavilla. Quasi come sfida, di Gesualdo parla a Costanza in francese con linguaggio forbito, sfidandola e invitandola ad abbandonare l’idea di conquistare il regno di Sicilia; perché lottare per un piccolo regno se si possiede il mondo? Del resto, chi vuol tutto e non sa rinunciare a una piccola cosa perderà ogni cosa essendo essa prigioniera; e come prigioniera sarà condotta a Palermo <<Sic populus, sic rex: hic perit, ille iubet>> (“Così vuole la gente, così il re: l’una lo chiede, l’altro lo ordina”) (v.680). Questa è la condizione dell’Imperatrice prima di essere trasferita a Palermo.

 

P.S. La traduzione dal latino è del prof. Carlo Manzione, dal libro “De rebus siculis carmen ad honorem Augusti” a cura di Mariano Pastore;  mentre l’articolo è tratto dal libro dell’autore, Vittorio Campagna: <<Pietro da Eboli, Vate latino della letteratura italiana>>, de “L’Aurore edizioni”.

N.B.Per gentile concessione dell’ ass. ne Culturale “Ebolus dulce solum,Storia e Arte al servizio della Cultura” .