POLITICHE SULLA CASA ED EMERGENZA ABITATIVA: LE NEWS DELLA SICET-CISL
Campania Diritti Sindacato

POLITICHE SULLA CASA ED EMERGENZA ABITATIVA: LE NEWS DELLA SICET-CISL

Sindacato Inquilini Casa e Territorio – aderente alla Cisl
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A tutte le Strutture Regionali e Territoriali SICET
e p.c. Giulio Romani Segretario Confederale CISL
Roma, 21/10/2022
Prot.: 386
Oggetto: Relazione dei partecipanti al tavolo “Politiche per la casa e l’emergenza abitativa”
istituito dal Ministero del Lavoro.
In allegato la relazione licenziata dal gruppo delle “Politiche per la casa e l’emergenza abitativa”
istituito a luglio dal Ministro del Lavoro Orlando e ricevuta da Leo Spinelli che, come riportato in
una nostra precedente circolare, partecipava ai lavori in rappresentanza del Sicet.
Come ricorderete il tavolo era stato istituito con l’obiettivo di rilanciare una programmazione delle
politiche di contrasto al disagio abitativo e a beneficio delle categorie sociali svantaggiate.
Purtroppo il sopraggiungere della crisi di governo non ha consentito l’approfondimento dei temi
emersi e l’individuazione delle priorità di intervento.
Pertanto questa relazione costituisce soltanto una sintesi dei temi emersi nel corso delle audizioni e
si conclude con l’auspicio di una prosecuzione dei lavori dopo la nomina del nuovo Ministro.
Ad ogni modo si tratta di un documento ricco di osservazioni ed anche di un precedente importante
sul piano del metodo perché ribadisce espressamente la necessità di una dimensione multilivello della
governance delle politiche abitative.
Un saluto a tutti.
Fabrizio Esposito
Segretario Generale

Gruppo di lavoro “POLITICHE PER LA CASA E EMERGENZA ABITATIVA”
RELAZIONE SULL’ATTIVITA’ SVOLTA
Per iniziativa del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, On. Andrea Orlando, è stato istituito il
Gruppo di Lavoro su “Politiche per la casa e emergenza abitativa” con Decreto n° 124 del 6 luglio
2022.
Nella riunione di insediamento che si è tenuta il giorno 13 luglio 2022 il Ministro ha fornito le linee
di indirizzo intorno a cui svolgere l’attività di approfondimento sottolineando come su argomenti di
tale rilevanza occorra superare un approccio soltanto emergenziale, che spesso rischia di produrre
risposte, pure importanti, ma parziali e con effetti di breve periodo, per lasciare spazio ad un lavoro
di programmazione di medio lungo periodo in grado di interpretare le trasformazioni di fondo della
società e i relativi bisogni. Nello stesso tempo è stato chiarito che l’attività del Gruppo di lavoro
intende costituire un contributo in termini di elaborazione dei fenomeni in corso soprattutto dal
punto di vista delle problematiche sociali nel più rigoroso rispetto delle competenze in capo ad altri
Ministeri, alle Regioni e agli Enti Locali.
Come stabilito dalla Corte costituzionale, “oggi – dopo il mutamento della sistematica costituzionale
sul riparto delle competenze legislative tra lo Stato e le Regioni – la materia dell’edilizia residenziale
pubblica si estende su tre livelli normativi. Il primo riguarda la determinazione dell’offerta minima
di alloggi destinati a soddisfare le esigenze dei ceti meno abbienti. In tale determinazione – che,
qualora esercitata, rientra nella competenza esclusiva dello Stato ai sensi dell’art. 117, secondo
comma, lettera m), Cost. – si inserisce la fissazione di principi che valgano a garantire l’uniformità
dei criteri di assegnazione su tutto il territorio nazionale, secondo quanto prescritto dalla sentenza
n. 486 del 1995. Il secondo livello normativo riguarda la programmazione degli insediamenti di
edilizia residenziale pubblica, che ricade nella materia «governo del territorio», ai sensi del terzo
comma dell’art. 117 Cost., come precisato di recente da questa Corte con la sentenza n. 451 del
2006. Il terzo livello normativo, rientrante nel quarto comma dell’art. 117 Cost., riguarda la gestione
del patrimonio immobiliare di edilizia residenziale pubblica di proprietà degli Istituti autonomi per
le case popolari o degli altri enti che a questi sono stati sostituiti ad opera della legislazione
regionale” (Corte cost., sentenza n. 94/2007).
Presso il Ministero delle Infrastrutture e delle Mobilità Sostenibili è incardinata la competenza per
le politiche abitative, l’edilizia abitativa sostenibile, i programmi per la riduzione del disagio
abitativo, la riqualificazione urbana e le politiche dell’edilizia concernenti anche il sistema delle città
e delle aree metropolitane, mentre le competenze in capo al Ministero del Lavoro e delle Politiche
Sociali fanno esclusivo riferimento ai servizi di supporto all’abitare per persone con particolari
fragilità (varie forme di abitare assistito) in cui rientrano i servizi rivolti alla grave marginalità
abitativa ( per esempio persone senza dimora).
Nel corso della prima riunione è stato stabilito di svolgere un ciclo di audizioni per ascoltare e
raccogliere diversi punti di vista, analisi e sollecitazioni da parte di soggetti istituzionali e associativi
che, a vario titolo, concorrono alla definizione e alla gestione delle politiche abitative nel nostro
paese.
Nelle settimane successive sono stati auditi in modalità da remoto i seguenti soggetti:
CENSIS 20 luglio 2022
CONFERENZA DELLE REGIONI 25 luglio 2022
CGIL-CISL-UIL 28 luglio 2022
ANCE 1 agosto 2022
FORUM TERZO SETTORE 3 agosto 2022
FEDERCASA 3 agosto 2022
INU 1 settembre 2022
CONSIGLIO NAZ.LE GIOVANI 1 settembre 2022
CARITAS 5 settembre 2022
HOUSING EUROPE 5 settembre 2022
ISTAT 6 settembre 2022
ANCI 7 settembre 2022
ASIA-USB 8 settembre 2022
FEDER.CASA CONFSAL 8 settembre 2022
La documentazione acquisita, relativa alle riunioni del Gruppo e alle audizioni svolte, consiste nei
verbali redatti dalla segreteria di Gabinetto del Ministero, nelle registrazioni per uso interno
effettuate e nei materiali che diversi soggetti auditi hanno messo a disposizione. L’insieme di questa
documentazione è allegata alla presente relazione.
Il sopraggiungere della crisi di governo e il successivo scioglimento del Parlamento con l’indizione di
nuove elezioni politiche da parte del Presidente della Repubblica non hanno consentito
l’approfondimento dei temi emersi nel corso delle audizioni e l’individuazione delle priorità di
intervento.
Se si fosse potuto proseguire nei lavori sarebbe stato utile e opportuno ascoltare sul tema anche
altri soggetti come per esempio l’Agenzia della Coesione, la Presidenza del Consiglio dei Ministri che
ha curato il Piano Periferie e le azioni sulle Aree Interne, la Commissione per il Dibattito Pubblico e
si sarebbe dovuto valorizzare lo strumento del Partenariato Pubblico Privato (PPP) come risposta al
disagio abitativo. Sarebbe stato, inoltre, indispensabile raccogliere l’enorme patrimonio di lavori e
di competenze, che risiedono nell’attività del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità
Sostenibili e che sono declinate attraverso diverse misure, tra cui l’Edilizia Residenziale Pubblica,
Agevolata, Sovvenzionata, il Social Housing, la Legge 80 di risposta al disagio abitativo, l’istituzione
di cooperative gestite dal suddetto Ministero, le misure del Fondo di Locazione, il Programma dei
20.000 alloggi in affitto, il Fondo per gli inquilini morosi incolpevoli, i PNEA, i PRUCS, i Contratti di
Quartiere e il Piano Città, gli interventi e le iniziative di Senior Housing e di Student Housing e le
risorse ingentissime (per miliardi di euro) dedicate a questi interventi negli anni, oltre che tutte le
misure del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e del Fondo Nazionale Complementare PNC
riguardanti il tema dell’abitare.
In questo senso l’auspicio è che il lavoro avviato possa essere portato avanti per raccogliere un
quadro completo di informazioni utili in futuro a una più compiuta elaborazione.
Per queste ragioni, di seguito, si riportano, in forma sintetica, i temi e le problematiche principali
emersi in questi mesi di attività del Gruppo di lavoro.
Sintesi dei principali temi emersi nel corso delle audizioni.
 Il valore della casa e il diritto all’abitare.
L’abitare è una funzione complessa che chiama in causa l’organizzazione delle città, i suoi servizi
essenziali e sociali e la residenzialità, la quale è composta a sua volta da qualità e adeguatezza
dell’edilizia residenziale e da fattori quali tariffe, canoni, accessibilità e ulteriori aspetti che decidono
della qualità dell’abitare.
Si registra una difficoltà del nostro Paese a confrontarsi con una politica dell’abitare che consideri
con priorità le necessità dei ceti meno abbienti. Il settore delle politiche abitative necessita di un
insieme di interventi rivolto ad una più efficace regolazione dell’intervento pubblico per l’edilizia
residenziale e diretto a potenziare l’offerta verso le fasce deboli del mercato.
D’altra parte, il diritto costituzionale all’abitare non si traduce esclusivamente in un diritto alla casa
di proprietà ma, appunto, in un diritto all’abitare che per essere soddisfatto rende indispensabili
politiche abitative differenziate in grado di corrispondere alle domande effettive.
Nel diritto all’abitare vanno comprese diverse domande alle quali le politiche devono rispondere
con strumenti differenziati, in relazione tra l’altro ai seguenti ambiti di riferimento: condizioni di
emergenza abitativa e di assistenza per servizi di base; condizioni di fragilità lavorativa e sociale che
comportano difficoltà di accesso alla casa; condizioni preferenziali per accesso alla casa in affitto per
motivi di mancanza di risorse per la proprietà o per motivi di mobilità di studio di lavoro; condizioni
di aspettative rivolte al possesso di prima casa che possono essere soddisfatte in presenza di
agevolazioni.
Per rispondere ai diversi tipi di domanda abitativa occorre una filiera coesa di soggetti pubblici e di
azioni la cui efficacia promana in primo luogo dal riordino normativo, sia per il riparto di competenze
sia per le definizioni dei dispositivi ai diversi livelli della progettazione, della realizzazione e della
gestione, a partire da un nuovo concetto di casa intesa come servizio e dalla individuazione di
strumenti evolutivi per i destinatari delle politiche pubbliche.
 La crescita delle disuguaglianze.
Le crisi che l’Italia ha attraversato negli ultimi 15 anni: la crisi finanziaria del 2007/2008, la pandemia
da Sars Cov-2 del 2020 e la guerra dovuta all’invasione della Russia ai danni dell’Ucraina hanno
acuito le disuguaglianze già ampiamente presenti nel nostro paese.
Negli ultimi 10 anni (fonte ISTAT) la povertà assoluta è progressivamente aumentata, raggiungendo
i valori massimi dal 2005 nel biennio 2020-2021, nonostante la messa in campo di misure dirette a
sostenere il reddito delle famiglie che ne hanno limitato la diffusione.
La recente accelerazione dell’inflazione rischia di allargare ulteriormente le disuguaglianze, sia per
la diminuzione del potere d’acquisto, sia per le tempistiche dei rinnovi contrattuali, più lunghe in
settori con bassi livelli retributivi. Donne, giovani, residenti nel Mezzogiorno e stranieri, insieme ai
portatori di disabilità e ai loro familiari, si confermano i soggetti più vulnerabili.
 L’evoluzione delle famiglie italiane e l’inverno demografico.
Negli ultimi 10 anni il tessuto demografico e sociale dell’Italia ha subito profonde modifiche.
L’ampliarsi del deficit tra nascite e decessi e la condizione del saldo migratorio hanno innescato una
fase demografica recessiva accentuata dallo squilibrio derivante dal progressivo invecchiamento
della popolazione.
E’ aumentato il numero delle famiglie, ma si è ridotto il numero dei componenti. Al centro-nord le
coppie con figli non rappresentano più il modello familiare prevalente, essendo state superate dalle
persone che vivono sole. Al contempo sono aumentate le coppie non coniugate, le famiglie
ricostituite, i single non vedovi e i monogenitori non vedovi. E’ proseguito, inoltre, il differimento di
tutte le tappe più importanti della vita, a cominciare dall’uscita dei giovani dalla famiglia di origine.
 I giovani.
Nel 2021 sono poco più di 7 milioni i giovani di 18-34 anni che vivono in casa con i genitori, in
aumento di 9 punti dal 2010, cioè prima che gli effetti della recessione tornassero a far crescere la
permanenza in famiglia. Rispetto al 2019, ossia prima della pandemia, la permanenza è cresciuta di
3,3 punti.
Nel mezzogiorno la situazione per i giovani in famiglia è più critica. Non solo perché in quest’area
del Paese vi è un maggior numero di persone che vivono con i genitori, ma anche per l’alta incidenza
di giovani in famiglia che si dichiarano disoccupati, doppia rispetto al Nord, e la contestuale bassa
incidenza di quelli occupati.
Sul totale dei giovani occupati di 15-34 anni, nel 2021, un ragazzo su tre e quattro ragazze su dieci
sono dipendenti a tempo determinato, più del doppio di quanto registrato sul totale degli occupati
tra i 15 e i 64 anni.
Negli ultimi vent’anni emergono, tuttavia, cambiamenti importanti nella percezione della
condizione giovanile, la quale viene ricondotta più a costrizioni e necessità che a una vera e propria
scelta dei giovani. Costoro, infatti, esprimono, in quote crescenti, l’intenzione di uscire dalla famiglia
di origine ma incontrando gli ostacoli maggiori nella ricerca di un lavoro o di un lavoro stabile; ovvero
nell’incapacità di sostenere le spese di un affitto o dell’acquisto di una casa.
 Gli immigrati.
La popolazione straniera in Italia, al 1° gennaio 2022 è di 5 milioni e 193 mila e 669 residenti. Negli
ultimi tre anni è aumentata di meno di 200 mila unità. Considerando però l’insieme della
popolazione con background migratorio (stranieri e italiani per acquisizione della cittadinanza) la
popolazione di origine straniera ha continuato a crescere, anche se non a ritmi del passato,
raggiungendo al 1° gennaio 2021 la quota di quasi 6 milioni e 800 mila residenti.
Al di là dei numeri complessivi, l’immigrazione in Italia è un fenomeno complesso e molto
diversificato al suo interno per paesi di provenienza, periodo di arrivo in Italia e ragioni che hanno
spinto a raggiungere il nostro Paese. In ogni caso, la domanda di cittadinanza e di integrazione che
questa presenza pone, richiede una risposta all’altezza in termini di riconoscimento di diritti
fondamentali ed esigibili che investono il sistema di welfare e di protezione sociale, incluso il diritto
all’abitare.
 Il mercato del lavoro.
Le trasformazioni del mercato del lavoro hanno portato ad una decisa diminuzione del lavoro
standard, cioè quello individuato nei dipendenti a tempo indeterminato e negli autonomi con
dipendenti, entrambi con orario a tempo pieno. Nel 2021 queste modalità di lavoro riguardano il
59,5% del totale degli occupati.
I lavoratori dipendenti a tempo determinato sono raddoppiati dall’inizio degli anni ‘90, attestandosi
a 2,9 milioni nel 2021. Negli anni è progressivamente aumentata la quota di occupazioni di breve
durata: sempre nel 2021, quasi la metà dei dipendenti a termine ha un lavoro di durata pari o
inferiore a 6 mesi.
Questa diversa struttura e composizione del mondo del lavoro pone problemi nuovi e richiede
nuove risposte aggiornate sul lato della formazione delle competenze, della tutela dei diritti ma
anche sul lato del sostegno alla mobilità per ragioni di lavoro; oppure al contrario, nel caso dello
smart working, di efficientamento dei servizi di rete in grado di coprire l’intero territorio nazionale,
di riqualificazione degli immobili e di realizzazione di spazi condivisi dove poter svolgere la propria
attività lavorativa senza gravare sulla sfera privata.
In ogni caso i livelli occupazionali, le condizioni di lavoro e i livelli salariali sono condizioni essenziali
da tenere presenti nelle riflessioni sulle politiche abitative, in modo particolare se si pensa alle
esigenze di autonomia dei più giovani o alle famiglie in difficoltà.
 Il fabbisogno abitativo in Italia.
E’ indispensabile tornare a investire nella conoscenza dei fenomeni e delle realtà da affrontare è
indubbiamente una necessità. Per quanto concerne il tema trattato da questo Gruppo di lavoro, per
definire una politica abitativa si pone il problema preliminare della conoscenza in termini di analisi,
ricognizione e mappatura; in termini di conoscenza aggiornata e aggiornabile, in modo dinamico e
attivo, dei processi in atto. Conoscenza altresì finalizzata ed orientata alla individuazione di possibili
azioni e soluzioni, sia di lungo periodo che di breve e medio periodo, con la più limpida
individuazione possibile dei bisogni e delle relative finalizzazioni delle misure di intervento in
un’ottica di maggiore efficacia ed efficienza delle risorse, a partire da quelle già disponibili. Il
problema della conoscenza riguarda principalmente tre aspetti fondamentali sia per lo sviluppo di
politiche adeguate ed efficaci, sia per la gestione ordinaria del patrimonio pubblico: a) la domanda
abitativa; b) il patrimonio esistente (edifici e aree); c) il patrimonio esistente utilizzabile.
In questo quadro l’organizzazione dell’Osservatorio Nazionale della Condizione Abitativa (OSCA),
rilanciato e promosso dal Ministero delle infrastrutture e delle Mobilità Sostenibili è sicuramente
una valida iniziativa che va nella giusta direzione e può rappresentare uno strumento prezioso per
definire il fabbisogno abitativo del Paese. L’Osservatorio può consentire una strutturazione del
monitoraggio per il dimensionamento del patrimonio di edilizia residenziale e della componente
pubblica, nonché della valutazione delle dinamiche del disagio abitativo, includendo, come
suggerito dallo Youth Advisory Board (YAB), “una mappatura dei luoghi pubblici dismessi e
abbandonati che possono essere riabilitati e destinati ad abitazioni a prezzi accessibili alle famiglie
più in difficoltà ma anche ad accogliere strutture ricreative, culturali e sportive per bambine,
bambini e giovani, che garantiscano la qualità dell’abitare a 360°: in casa, nel quartiere, nella
comunità, in collegamento con il territorio”. Senza dubbio l’attività dell’Osservatorio potrà
conseguire la messa a regime della rilevazione nell’alveo delle attività di raccolta dati del Sistema
Statistico Nazionale (SISTAN).
Ad oggi, secondo i dati elaborati dal Forum Disuguaglianze Diversità e dai Sindacati degli Inquilini, le
cifre sulla precarietà abitativa danno evidenza delle conseguenze di scelte che si sono succedute nel
tempo: in Italia ci sono 650 mila famiglie nelle graduatorie comunali per l’accesso ad una casa
popolare (circa1,4 milioni di persone); ogni anno vengono emesse tra le 40 mila e le 50 mila sentenze
di sfratto che coinvolgono almeno 120 mila persone con almeno 30 mila minori; ogni anno con
l’ausilio della forza pubblica vengono eseguiti tra i 25 mila e i 30 mila sfratti, che vedono coinvolti
almeno 15/18 mila minori; le persone senza dimora sono almeno 50 mila, ma il dato è sottostimato;
il 41% (866.000) delle famiglie in povertà in Italia abitano in affitto contro la media nazionale del
18%. Per questa categoria la voce affitto rappresenta il 35,9% della spesa familiare rispetto al 22,3%
dei non poveri.
 Politiche abitative come priorità.
Nel corso delle audizioni e nella documentazione raccolta è stata sottolineata, a più riprese, la
necessità di reintrodurre in modo permanente nell’agenda politica il tema delle politiche abitative,
in primo luogo riconoscendo il valore che assume l’intervento pubblico nella loro costruzione e
attuazione, sia che si tratti di intervenire rafforzando e migliorando l’offerta, in tutte le sue
articolazioni, sia che si intervenga a sostegno della domanda, sia, infine, che si tratti di aggiornare e
migliorare la normativa e la regolazione. Occorre pensare a politiche dell’abitare che siano capaci di
graduare le risposte in funzione dei diversi bisogni e che siano in grado di mettere al centro le
persone, guardando tanto alla casa quanto all’ambiente in cui vivono, agli spazi comuni, ai servizi,
alle attrezzature.
 Il coordinamento delle politiche pubbliche.
Per sviluppare adeguate politiche abitative serve una volontà condivisa in grado di mobilitare e
motivare tutta l’amministrazione su comuni obiettivi da raggiungere. Stante l’imprescindibile
dimensione multilivello della governance di queste politiche, la chiarezza della missione e dei suoi
obiettivi è essenziale per scongiurare rischi di autoreferenzialità sempre insiti in processi che si
sviluppano attraverso catene decisionali lunghe. Affinché questa spinta possa determinarsi, a più
riprese, nel confronto all’interno del Gruppo di lavoro, è emersa la necessità di definire forme di
coordinamento tra i diversi soggetti coinvolti in grado di condurre a sintesi e a maggiore efficacia le
azioni svolte da un lato dai Ministeri e dall’altro dalle Regioni e dagli Enti Locali. In sostanza si tratta
di superare la segmentazione settoriale che impedisce la possibilità di attuare una politica integrata
capace di affrontare la pluralità dei bisogni legati alla qualità dell’abitare.
Come evidenziato nella prima parte di questa relazione, l’attività del Gruppo di Lavoro è stata
essenzialmente di ascolto e di raccolta di dati, analisi, riflessioni, suggestioni e materiali senza che
vi sia stata la possibilità, successivamente, di poter elaborare quanto emerso.
In considerazione di un’auspicabile prosecuzione di questo lavoro, sarebbe utile approfondire il
confronto su alcuni degli strumenti di intervento richiamati, in più occasioni, nel corso delle
audizioni: Piano Nazionale di Edilizia Residenziale Pubblica; Recupero e Riutilizzo del Patrimonio
Abitativo; Programmi di Rigenerazione Urbana; Housing Sociale; Sostegni all’Affitto; sviluppo
dell’approccio Housing First che individua nella casa il punto di partenza per i percorsi di inclusione
sociale; interventi previsti nel PNRR – Missione 5, Componente 2 relativi al potenziamento delle
diverse tipologie di strutture abitative riconducibili all’area del “abitare assistito” per anziani non
autosufficienti, persone disabili e persone in condizioni di grave marginalità (senza dimora); ruolo e
coinvolgimento del Terzo Settore.

SUNIA            

SICET

UNIAT                                                                        

ASSOCASA                                                                                    Segreterie Regionali                                                                                                              

___________________________________________________________________________

 

 p.c. Al Presidente ACER

Dott. David Lebro

 

p.c. Al Direttore Generale ACER

Avv. GiulianoPalagi

 Prot.

Napoli

 Le scriventi OOSS e Associazioni degli inquilini, venute a conoscenza di numerose diffide già inviate agli utenti e che probabilmente riguarderanno tutti i complessi in gestione all’ACER in ordine alla presenza di abusi edilizi ( in gran parte verande) e al conseguente ordine di abbattimento, pena la decadenza dall’assegnazione, chiedono un urgente incontro con le SSLL al fine di affrontare la questione in maniera organica anche alla luce dei recenti provvedimenti del Parlamento circa la sostanziale liberalizzazione di verande e strutture mobili rimuovibili realizzate per fronteggiare situazioni di disagio climatico e infiltrazioni. Si fa presente che già il legislatore è intervenuto sulla questione dei piccoli abusi edilizi per quanto riguarda la vendita del patrimonio pubblico.

Si fa presente la delicatezza estrema della problematica che potrebbe coinvolgere migliaia di famiglie nei quartieri popolari con tutto quanto ne conseguirebbe sul piano amministrativo e dell’ordine pubblico.

Si coglie l’occasione per chiedere una verifica sulla lettera circolare per il recupero della morosità pregressa fornitaci in occasione dell’ultima riunione anche nel rispetto di quanto precedentemente discusso.

Si resta in attesa di una vostra risposta

 

 

  1. SUNIA                        P. SICET                     P. UNIAT                     P. ASSOCASA
  2. Giordano A. Amendola                    P. Estero                           L. Rispoli

 

 

 

 

 

 

SUNIA

SICET             

UNIAT UIL

ASSOCASA

Via Toledo 353

Via Medina 5

Via P.Immacolatella,5

Via A. Pace,25

         80134 Napoli

80133 Napoli

80133 Napoli

80143 Napoli

           081/19478100

081/5510019

081/2252411

081/6338749

 

081/ 5800177

081/5534453

081/287365