Fino a qualche giorno fa dai genitori, dal corpo docenti, dai social, dalle stesse voci dei bambini – da tutti cioè tranne dai soggetti decisori – apprendevamo della volontà di chiudere il plesso scolastico “Berniero Lauria”.
Ci sarebbe piaciuto credere si trattasse di una fake news.
Poi però è arrivato un comunicato ufficiale dal Comune, talmente inverosimile e schizofrenico, da essere smentito persino da alcuni consiglieri di maggioranza che hanno evidentemente sentito il dovere di prenderne le distanze.
Il Partito Democratico ebolitano oppone la sua ferma contrarietà al progetto partorito, come di consueto, in solitaria per dar libero sfogo ai capricci ostinati di pochi, a danno dei molti.
Questa volta, tuttavia, appare davvero superato ogni limite di decenza.
È inaccettabile che una decisione mutilante come quella di cancellare una scuola da un quartiere possa essere presa dalla sola Giunta, senza il coinvolgimento dei consiglieri comunali, di maggioranza e di opposizione, senza un processo decisionale partecipato e trasparenza nei confronti di tutta la comunità.
Il messaggio che si veicola attraverso questa scelta non è solo arrogante, come in uno stile a cui ormai siamo abituati, ma è addirittura pericoloso, nel merito e nel metodo.
Parlando, tardivamente e non nelle sedi appropriate, di razionalizzare i plessi sul territorio e di numero di iscritti si compie di fatto una scelta politica precisa: trattare la Scuola come un edificio qualsiasi, mortificando il futuro e i luoghi in cui esso viene allevato, con una visione isolata e ragionieristica.
Vale forse la pena ricordare che il vigente Piano Nazionale dell’Infanzia e Adolescenza impegna quali parti attive anche i Comuni. Questo documento, adottato con decreto del Presidente della Repubblica, e forse appena più autorevole del capriccio di un assessore, tra gli obiettivi da raggiungere prevede aree di intervento basate sull’educazione (leggasi potenziamento dei servizi educativi), sull’equità (leggasi inclusione) e sull’empowerment, ossia l’effettivo coinvolgimento di molteplici attori, anche della società civile e anche e soprattutto dei minori stessi.
E ad Eboli?
Si chiude una scuola (educazione?), che poi è la scuola di un quartiere come il centro storico che dovrebbe essere attenzionato in termini di inclusione (equità?) e non si dice niente a nessuno ( empowerment?); non ai cittadini, non alle forze di opposizione e nemmeno alla propria stessa maggioranza!
La verità è che ad Eboli non esistono politiche per i minori né politiche per la famiglia.
Un solo parco giochi in centro, per lo più privo di interventi manutentivi e ostaggio di pochi vandali; un servizio di asilo nido assolutamente sottodimensionato rispetto al reale fabbisogno; un livello risibile di tempo pieno nelle scuole e di servizi di refezione scolastica. Non uno spazio verde dedicato, non un centro di aggregazione, non una biblioteca pienamente operativa, non un centro estivo.
Si è invece solerti ad accanirsi contro la musica alta per strada e mortificare i giovani imprenditori con l’assenza di una seria e lucida programmazione, per giunta in un clima di assoluta insicurezza.
La lezione vichiana dei corsi e dei ricorsi storici ci restituisce un ricordo degli anni ’80, quando l’allora Ministro alle Aree Urbane auspicava l’abbattimento delle scuole in piazza per farne uno spazioso parcheggio. Ci auguriamo che, oggi come allora, i desiderata dei vari discendenti del Ministro rimangano tali.
Chiudere la scuola Salita Ripa sarà forse anche la cosa più comoda, ma non è affatto la cosa più giusta.
I saggi dicono che le aule scolastiche sono il baluardo che salva la città. Non nei paesi che non sono a misura di bambino e che, perciò stesso, non sono a misura di futuro.