di Vittorio Campagna
Correva l’Anno Domini 1194, 26 dicembre.
Federico II di Svevia nasce a Jesi 826 anni fa; in piazza fu costruito e addobbato un gran palco per dare i natali al più grande Imperatore e Re che l’occidente avesse mai conosciuto.
Federico II solo per caso nasce a Jesi. Sua madre Costanza, proveniente dalla Germania, era in viaggio verso l’Italia per raggiungere il proprio marito, l’imperatore Enrico VI, a Palermo. Lo Svevo, infatti, si era appena insediato sul trono del “Regno di Sicilia”, a danno dell’ultimo re normanno, Ruggero III d’Altavilla, proprio il giorno prima (25 dicembre), Purtroppo, nella cittadina marchigiana, sopraggiunsero le doglie e l’Augusta sovrana partorisce il pargolo in quella città e non in Sicilia, come era in programma.
Costanza era molto avanti negli anni come puerpera. Aveva quarant’anni quando generò Federico e non pochi dubbi erano sorti sulla sua gravidanza, essendo essa andata in sposa a Enrico VI a trent’anni e senza un “accenno” di gravidanza per dieci anni. Per questo motivo fu allestito in piazza, a Jesi, a vista di tutti, un gran palco perché tutti potessero assistere al parto naturale di un figlio, e non a un “adottato” sul momento.
Ho provato a ravvivare la figura dello “Stupor mundi” col mio libro: <<Pietro da Eboli, vate latino della letteratura Italiana>>, ma con scarso successo. Ho persino pubblicato, anzi, ricostruito su Co-municare.it tutta la storia del “Regno di Sicilia” e della “Successione dinastica” Normanno-Sveva, secondo Pietro da Eboli, per attirare l’attenzione degli storici ebolitani e d’intorni sulla vita di Federico II, ritenendo che solo la cultura “siciliana” (dovuta al Regno), “pugliese” (Federico amava la Puglia) e “picentino-alburnea” (grazie a Pietro da Eboli), potessero reclamare tanta possanza imperiale. Invece, la Jesi marchigiana, parimenti degna degli altri luoghi citati, che gli ha dato i natali seppur fortuiti, abbia dedicato allo Svevo un museo che sarà ricordato per sempre.
Eboli, in verità, si è distinta, anche se solo per merito dell’Associazione Culturale “Ebolus dulce solum, Storia e Arte al servizio della Cultura”, rappresentata dai prof. Carlo Manzione (traduttore) e Mariano Pastore (curatore), grazie alla loro grande opera: <<De rebus Siculis carmen ad honorem Augusti>>; ma potrebbe rendere più merito a Federico II visto che il Vate ebolitano ha dedicato due particole alla sua nascita nella sua opera (particole XLIII-XLIV) e che lo Svevo, finché è rimasto in vita, ha considerato Eboli “città protetta”.
Federico II appartiene al periodo storico del “Basso Medioevo”, considerato a torto, PERIODO BUIO, del quale n’è stata stratificata persino la cultura. La causa di codesto pensiero obsoleto e falso nasce lontano nel tempo; nasce con la volontà di non far emergere la grandezza e la magnificenza di un regnante e nello stesso tempo occultarne la misera fine che avrebbe subito il più grande uomo politico e letterato dell’umanità, Federico II, anche come mecenate. È stato perseguitato dagli odi e dagli egoismi fino alla soppressione della sua famiglia e della sua dinastia a favore degli angioini. Hanno occultato la sua letteratura, dalle Costituzioni capuane e melfitane federiciane che avevano anticipato di sei secoli l’eversione feudale dell’era napoleonica, fino alla creazione della “Scuola Siciliana”.
Pertanto, più che mai vale il detto che ho coniato: <<Distruggi la letteratura di un popolo e la cultura di un uomo distruggi la loro esistenza…. Come effetto abbiamo … la nascita del <<BUIO MEDIEVALE>> e con esso l’ignoranza storica, quindi, di una parte dell’Età di Mezzo, di cui soli in pochi ricercano la ricchezza.