di Vittorio Campagna
Abbiamo lasciato Sibilla, che aveva chiesto indulgenza all’imperatore prima di partire per Lecce: <<Ad Lichium veniam poscit itura suum>> (“In partenza per la sua Lecce chiede indulgenza”) (v.1302). L’ottiene per se, per il figlio e per il nipote: <<Impetrat et supplex nato veniamque nepoti>> (“Supplicando ottiene il perdono anche per il figlio e il nipote”) (v.1303); così sembra in un primo momento.
Nel frattempo, Enrico VI (Cesare) occupa la reggia di Palermo, come riporta il titolo della Particola XLI: <<Imperator occupat triunphans regiam>> (“L’imperatore occupa trionfante la reggia”), purificandola dai vizi: <<A viciis mundat sacrata palacia regum>> (“Libera dai vizi i sacri palazzi dei re”) (v.1309). Come novello Salomone, instaura anche la pace che mancava da qualche tempo nel regno: <<Integra sub nostro pax Salomone redit>> (“Integra ritorna la pace sotto il nostro Salomone”) (v.1312).
Poi, passa alla verifica della consistenza economica dello Stato, mentre i tesorieri gli mostrano tutti le ricchezze dell’erario; un eunuco gli apre gli scrigni (vv.1317-1318); un secondo gli mostra i registri, i defetari del regno (v.1322); e un terzo gli mostra i beni. Sono tutti atti conferitigli dal potere appena assunto. Infine, premia i suoi prodi: <<Divicias partitur eis, quos praelia nulla terruerant, bello nec renuere mori>> (“Distribuisce ricchezze a coloro che nessuna battaglia aveva atterrito e che non rifiutarono di morire in guerra”) (vv.1327-1328).
La particola sembra che sia manchevole di alcuni versi che avrebbero dovuto riportare elementi essenziali sulla “congiura di palazzo” contro il nuovo re di Sicilia, Enrico VI. In questo capitolo elenco i partecipanti alla congiura, raffigurati nella miniatura corrispondente, introdotta dalla frase: <<Domus in qua coniurant proditores regni>> (“La casa nella quale congiurano i traditori del regno”) che per completezza allego all’articolo.
Uxor Tancredi – Comes Riccardus
Presul Salerni – Comes Rogerius
Margaritus – Comes Riccardus de Agellis
Rogerius Tharthis – Eugenius
– Comes W[illelmus] De Marsico
– Iohannes frater presulis Salerni
– Comes Rogerius Avilini
– Alexius servus Tancredi
Nell’elenco dei congiurati figurano i maggiorenti del regno, fra cui Sibilla, moglie di Tancredi, e Niccolò d’Aiello, Arcivescovo di Salerno. Fu vera congiura o fu un pretesto di Enrico VI per eliminare definitivamente i suoi nemici? Il Tema sarà tratto più ampiamente nella prossima particola.
N.B. La traduzione dal latino del prof. Carlo Manzione, è offerta per gentile concessione dell’ Ass. ne Culturale “Ebolus dulce solum, Storia e Arte al servizio della Cultura“; mentre, l’articolo è tratto dal libro dell’autore, Vittorio Campagna: <<Pietro da Eboli, Vate latino della letteratura italiana>>, de “L’Aurore edizioni”, Torchiara 2018.