Una delegazione salernitana è convocata a Napoli dall’Imperatore Enrico VI; codesta lascia Salerno mentre è in atto una guerra civile cittadina tra Tancredini (la maggioranza) e filoimperiali, favorevoli a Costanza, “prigioniera” nel castello paterno. Anche noi lasciamo Salerno per seguire la delegazione sotto le mura partenopee lasciandoci guidare dalla particola XVII: <<Legatorum exquisicio et principis infirmitas>> (“La scelta degli ambasciatori e la malattia dell’imperatore”), e dalla miniatura (v. figura), divisa in tre sezioni orizzontali, che illustra i versi poetici.
La situazione bellica e lo stato di salute di Enrico VI non sono dei migliori! L’assedio infruttuoso e l’epidemia che ha colpito lo stesso imperatore e decimato l’esercito inducono il Sovrano a riflettere sulla necessità di togliere l’assedio alla citta di Napoli. Il poeta cerca di ridimenzionare la resa ai minimi termini esaltando, fuori luogo, l’ordine e la compattezza dell’esercito tedesco.
La delegazione salernitana, illustrata dalla “prima sezione” della miniatura, arriva a Napoli, guidata dell’Arcidiacono Aldrisio, Romuoldo Guarna (junior) e un tale Cioffo (vv.456-458); al seguito ci sono altri salernitani, ma questi ultimi ignorano la causa della convocazione da parte dello Svevo. La “prima sezione”, introdotta dalla soprascritta <<Quando archidiaconus Salerni cum civibus suis Neapolim veniens invenit Augustum pacientem>> (“Quando l’arcidiacono di Salerno, venendo a Napoli con i suoi concittadini, trovò l’imperatore sofferente”), raffigura tre uomini a cavallo che si avvicinano all’accampamento dell’imperatore, i quali rappresentano l’intera delegazione.
Seguendo la miniatura della “seconda sezione”, la delegazione è all’ingresso dell’accampamento imperiale; è introdotta da un servo nell’area dell’Imperatore attraverso una cortina di un padiglione, sostenuto da una colonna centrale. La delegazione nella miniatura, in questo caso, è rappresentata da quattro persone; delle quali, la prima è l’arcidiacono riconoscibile dalla tonsura; mentre, la seconda figura col turbante rappresenterebbe un ebreo della diaspora ebraica salernitana del quartiere della “giudecca”. La delegazione è ricevuta dal maestro Girardo (a destra della miniatura, davanti alla tenda) che assiste l’infermo sovrano, ma introduce nella tenda imperiale il solo arcidiacono, come spiega la soprascritta della miniatura: <<Cives Salerni e quibus solus archidiaconus a magistro Girardo introductus est ad imperatorem>> (“I cittadini di Salerno, tra i quali dal maestro Girardo viene introdotto al cospetto dell’imperatore il solo arcidiacono”.
In questo frangente, lo Svevo, come illustra la “terza sezione” della miniatura, riceve il solo arcidiacono. L’imperatore, incoronato, è disteso su un letto. Ai piedi del letto il maestro Girardo (a sinistra) agita sull’imperatore Enrico VI (al centro) un ventaglio; presso il capezzale sta Aldrisio che sembra genuflesso (a destra). Sulle tre figure è scritto, rispettivamente: <<Magister Girardus>>; <<Imperator>>; <<Archi [diaconus]>>.
L’arcidiacono Aldrisio nel costatare le condizioni dell’Imperatore, geme <<Ut gravis e sopno cum mater in ubere natum invenit exanimem, territa mente caret>> (“Come una madre che, gravata dal sonno, sul seno trova il figlio esanime e atterrita perde coscienza”), (vv.470-471). L’imperatore nel vederlo afflitto lo rincuora con flebile voce: <<Parce tuis oculis, fidissima cura Salerni, sum bene, ne timeas, tercia febris abest>> (“Risparmia i tuoi occhi, o fidatissimo custode di Salerno, sto bene, non temere, è quasi passata la febbre terzana”), (vv.476-477). Aldrisio, sinceratosi della condizione di salute del Sovrano, torna dai compagni di viaggio piangendo, coinvolgendoli nel pianto.
Questa è la condizione nel campo dei tedeschi prima di togliere l’assedio alla citta Napoli.