Fonte:
https://www.agi.it/economia/news/2020-08-31/istat-rivede-ribasso-caduta-pil-ii-trimestre-9528323/
Nel II trimestre il Pil cala più del previsto, Gualtieri confida nel rimbalzo
Rivisto a -12,8% il calo dell’economia italiana fra aprile e giugno, lo 0,4% peggio di prima. A pesare la frenata della domanda interna. Per il ministro dell’Economia i dati del terzo trimestre fanno vedere una ripartenza
AGI – La caduta del pil nel II trimestre dell’anno, con l’aprile nero dell’economia paralizzata dal lockdown, è stata peggiore del previsto ma i dati attuali, fanno auspicare un forte rimbalzo già nel terzo trimestre.
Le stime Istat e i numeri di Gualtieri
Da un lato, infatti, l’Istat ha rivisto le proprie stime sul prodotto interno lordo fra aprile e giugno, abbassando dal 12,4 al 12,8% la storica caduta dell’economia italiana che, dall’inizio delle serie storiche, nel 1995, non aveva mai visto un tracollo del genere; è ormai un anno che ll’Italia non cresce: l’ultimo segno +, per altro minimo (+0,1%) risale al secondo trimestre 2019.
Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, auspica però “un forte rimbalzo del Pil nel terzo trimestre, dopo la caduta del secondo trimestre confermata dai dati odierni dell’Istat che apportano alla precedente stima una revisione molto contenuta”. A supporto della propria posizione il ministro porta i dati sulle entrate tributarie al 20 agosto, che mostrano un rialzo del 9% e che, assieme ad altri dati, fanno intravedere la luce in fondo al tunnel dopo che, nel primo semestre del 2020, la variazione acquisita del pil è pari a -14,7%.
“I consumi interni delle famiglie italiane nei mesi di luglio e agosto si sono riavvicinati ai livelli pre-crisi, anche oltrepassandoli in alcune componenti ad agosto. Al contempo, gli ordinativi e le aspettative delle imprese, pur rimanendo inferiori al normale, sono ulteriormente saliti nel bimestre”, sottolinea Gualtieri. “Credo che si debba dare atto al sistema Paese di aver lavorato unito per far fronte ad una situazione senza precedenti. La crisi Covid non è finita, ma i risultati sin qui ottenuti ci spronano ad andare avanti con grande impegno per affrontare al meglio i prossimi mesi, che si preannunciano molto impegnativi ma da cui il nostro Paese può uscire ulteriormente rafforzato”, ha concluso il ministro.
Perché è caduto il pil
Secondo l’Istat “a trascinare la caduta del Pil è stata soprattutto la domanda interna, con un apporto particolarmente negativo dei consumi privati e contributi negativi rilevanti di investimenti e variazione delle scorte”. Anche la domanda estera “ha fornito un apporto negativo”, per la riduzione delle esportazioni più decisa di quella delle importazioni.
Dall’istituto sono arrivate anche le prime indicazioni sull’andamento dell’inflazione ad agosto, con i prezzi al consumo che crescono ma meno di quanto abbiano fatto lo scorso anno: l’indice registra un aumento dello 0,3% su base mensile e una diminuzione dello 0,5% su base annua (da -0,4% del mese precedente). L’inflazione si conferma quindi negativa per il quarto mese consecutivo e più ampia di un decimo di punto rispetto a luglio (non era così da aprile 2016).
L’analisi di Confesercenti e Confcommercio
Le ripercussioni del lockdown sull’economia “sono più pesanti del previsto. Il dato definitivo sulla variazione del Pil nel secondo trimestre, diffuso oggi dall’Istat, è purtroppo peggiorativo rispetto alle anticipazioni di un mese fa”, sottolinea l’ufficio economico di Confesercenti. La revisione al ribasso, aggiunge, “testimonia la grave eredità del periodo di chiusura, che rischia di condizionare a lungo il sistema economico”.
Sugli effetti sui consumi si concentra invece Confcommercio. “I dati sull’andamento dell’economia italiana nel secondo trimestre, periodo in cui le misure per il contrasto alla pandemia sono state particolarmente stringenti, al di là del contenuto peggioramento rispetto alle prime stime evidenziano anche la dimensione eccezionale del vuoto di domanda che si è generato. Per i consumi sul territorio – comprensivi, quindi, della mancata spesa degli stranieri – la perdita a valore nel primo semestre è stata di oltre 71 miliardi di euro, di cui circa 47 per i servizi”, spiega l’ufficio studi dell’associazione.