Di Vittorio Campagna.
Ha vinto il “SI”, contro le attese favorevoli al “NO” che tutti i media destrorsi nelle ultime settimane pubblicizzavano su scala nazionale, politicizzando un voto che apparteneva solo ai cittadini. A un certo punto, le testate giornalistiche avevano messo persino in secondo piano la battaglia politica per le elezioni regionali, individuando nel “NO” la causa prima della possibile caduta certa dell’attuale Governo.
In un articolo precedente ho riportato le dichiarazioni pubbliche di politici (Calenda, Meloni, Berlusconi, ecc.) che non hanno nascosto per niente la loro avversione a favore del “SI”, fino al giorno prima del voto, pur di dare “Una spallata al governo”; perché questo era lo scopo del “loro” voto referendario: “Mandare a casa Luigi di Maio e il Governo Conte”. “Il Giornale” del 22/9/2020 post-elezioni, infatti, non ne ha fatto mistero nel titolare la prima pagina: <<Spallata fallita>>; e sempre nella data di ieri, il “Libero” uno dei giornali più accaniti contro il Governo, sbotta in prima pagina: <<Mattarella sciolga le Camere: “Non sono più Costituzionali”>>.
Avendo seguito il “pensiero progressivo” dei ‘media” pre-elezioni, e confrontandolo con quelli successivi al voto sono giunto a una conclusione, scontata non solo per lo scrivente: “Ai partiti e ai giornali legati ombelicalmente alla destra, interessava più la vittoria del “NO” che le Elezioni Regionali”; le quali, alla fin fine restano sempre elezioni amministrative seppur con un valore relativamente “politico”, ma avrebbero lasciato il Parlamento intatto e senza sussulti di sorte grazie alla lotta pandemica in corso, la quale non avrebbe mai potuto dare adito a un cambio di rotta parlamentare.
In realtà, lo scossone al Governo l’avrebbe potuto dare solo un sonoro successo del “No” perché il referendum è stato l’unica vera forma di contrapposizione di “bipolarismo puro”. Da una parte, la Destra e i media (cinque giornali nazionali ufficiali più altri minori) che miravano a scalzare il Governo col “NO”; dall’altra, il Governo stesso, ma soprattutto il M5S, il quale aveva proposto la legge della “Riduzione dei parlamentari”; infatti, il “M5S” era rimasto “solo” dopo il voto congiunto dell’8/10/2019. Il “NO”, pertanto non era motivato, ma sarebbe stato solo uno strumento contro il governo e un partito. Ancora oggi, Pietro Senaldi s’impunta al punto da dichiarare sulla sua prima pagina odierna: <<Se siete coerenti (riferito al M5S, n.d.a.) tagliate subito; altrimenti il “SI” è una presa in giro>>. Il direttore di “Libero” ha rincarato la dose a <<L’Aria che tira>> di oggi quando definisce codesto Governo: “L’Armata Brancaleone” irriguardosamente, perché sarebbe incapace di gestire i recovery fund, che lui definisce (come la Meloni) soldi degli Italiani, “dovuti” e non “elargiti” dall’Europa. Vorrebbero porre termine a codesta Legislatura persino con la vittoria del “SI”.
La riduzione dei parlamentari è una legge voluta fortemente dal M5S, anche a proprio danno, perché già alla fine del 2019 i sondaggi lo davano sotto il 20%; quindi una legge contro se stessi. Certamente rischieranno di scomparire nelle prossime elezioni, come spera “la “Destra” personificata nei tanti detrattori (“Non si sono mai laureati”, “ignoranti”, “scappati di casa”, “non hanno mai lavorato”, “incapaci”); mi auguro solo che prima di scomparire del tutto concludano il resto del programma delle “Riforme al Parlamento” tanto temute dai parlamentari, come la “Riduzione degli stipendi ai parlamentari” (il M5S se lo tagliano da sempre); lo “Stipendio dei Parlamentari in base alle presenze”; “l’Eliminazione dei vitalizi ai parlamentari”, ecc, Poi, possono anche scomparire se il popolo vuole che scompaiano.