di Enrico Tortolani
Lo stato attuale della cosiddetta “giustizia di prossimità” è modulato sugli uffici del Giudice di Pace. Ne abbiamo già scritto in chiave critica e confido che il dibattito sia sempre aperto, perchè gli argomenti sicuramente non si sono esauriti.
Per progettare il futuro, non si può tralasciare il passato, e perciò non posso fare a meno di paragone la giustizia di prossimità, di ieri e di oggi.
Ebbene, con il vecchio ordinamento, il Giudice più vicino ai cittadini, dislocato sul territorio, come il medico condotto, era il Pretore: magistrato monocratico, che veniva assegnato al mandamento, di regola al primo incarico vero, dopo il concorso in magistratura, e dopo aver trascorso i successivi due anni da uditore giudiziario, affiancando magistrati
di maggiore esperienza ed anzianità di servizio.
L’Avv. Enrico Giovine, decano del Foro salernitano, in una delle nostre tante chiacchierate, ha ricordato come all’inizio del 1900 e fino alle prime riforme del dopoguerra, il sistema di reclutamento dei magistrati fosse molto selettivo e le progressioni di carriera fossero legate a valutazioni molto rigorose.
Anche il legislatore del 1941, che ridisegnò l’ordinamento giudiziario post fascista, immaginò la carriera del magistrato in un sistema piramidale “a ruoli chiusi”, meritocratico e gerarchizzato. Il sistema era incentrato sulla graduale progressione nelle funzioni e nella carriera, con procedure concorsuali imposte solo per la copertura dei posti “superiori” resisi disponibili, scavalcando la regola dell’anzianità.
Il concorso prevedeva prove scritte ed orali, e la valutazione dei titoli (provvedimenti redatti o altri scritti), da parte di una commissione composta da consiglieri di cassazione o equiparati. Si comprende come tale procedura fosse un vero percorso ad ostacoli, selettiva al massimo dal punto di vista della preparazione teorica e dottrinaria, svincolata del tutto dai problemi dell’amministrazione della giustizia, che molti vedevano come una limitazione dell’indipendenza del singolo magistrato.
Nel 1966, la legge c.d. legge Breganze, abolì il sistema dei concorsi, sostituendolo con l’avanzamento in carriera ancorato all’anzianità, svincolandolo da ogni rapporto con le funzioni effettivamente svolte.
Difatti, la progressione in carriera in senso stretto aveva come effetto la mera declaratoria di idoneità al conferimento delle corrispondenti funzioni, e solo il conferimento è oggetto di autonoma e distinta procedura, in questo caso di natura concorsuale.
In tal modo, era tendenzialmente garantita l’indipendenza del magistrato, cui viene assicurata la possibilità di avanzamenti di carriera ed economici affrancati da qualsiasi pressione esterna o interna, anche in considerazione della scelta di attribuire la relativa competenza al C.S.M. (organo costituzionalmente deputato proprio a garantire l’imparzialità e l’indipendenza del magistrato sotto il profilo dello status dello stesso).
Con la successiva riforma ordinamentale, dal 2007 il sistema concorsuale è stato affidato esclusivamente al vaglio del Consiglio Superiore della Magistratura, che quale organo di autogoverno ha condensato in sè tutti i poteri. E così inaugurando la stagione delle correnti e della politica in magistratura, arrivata ai nostri giorni con i problemi che alcune inchieste, giudiziarie e giornalistiche, hanno posto all’attenzione dell’opinione pubblica.
Tutto questo ragionamento, che può sembrare anche un po’ noioso, serve a spiegare e capire come si formavano e venivano reclutati i giudici del primo livello: i Pretori.
Quando questa figura di giudice è stata soppressa, sostituita dal Giudice Unico di Tribunale (riforma del 1998 ) quelle funzioni e competenze sono state trasferite in parte al Tribunale, ed in parte al Giudice di Pace, Giudice onorario ( non togato) di nuova istituzione, che ha finito per raccogliere l’eredità del Pretore.
Questa nuova figura, il Giudice di Pace viene reclutata senza alcun concorso e senza selezione di merito, solo per titoli, e non sempre ha dato brillanti prove di efficienza e competenza.
Secondo molti osservatori, la qualità dei provvedimenti, delle sentenze, senza il Pretore, è diventata scadente.
L’unico obiettivo del ministero e degli uffici locali, è diventato lo smaltimento dei procedimenti, l’azzeramento dei carichi pendenti.
A questo evidente decadimento della funzione giudiziaria, ha dato una spinta decisiva il metodo di retribuzione di questi giudici onorari: retribuzione a cottimo, un tot a sentenza, decreto ingiuntivo, provvedimento in udienza; e così ad un maggior numero di sentenze corrispondevano maggiori emolumenti, senza alcun controllo sulla qualità dei servizi.
Con il passare degli anni, la figura del Giudice Onorario da residuale, è divenuta parte integrante del sistema, ed addirittura preponderante per le liti civili minori e per i procedimenti penali per reati meno gravi. Infatti oltre al Giudice di Pace, sono stati introdotti anche i Giudici Onorari di Tribunale ed i Vice Procuratori Onorari , di supporto agli uffici di procura. L’organico oggi conta circa circa 5.000,00 unità, confluite, per la ennesima riforma, peraltro accolta male da tutti gli operatori, sotto l’ombrello della Magistratura onoraria di Pace secondo la nuova denominazione ( decreto lgs. 116/2017 Ministro Orlando).
Insomma una continua ricerca di efficienza, razionalizzazione dei servizi e risparmi che si scontra con l’incapacità del legislatore e la mancanza di visione unitaria di un sistema, al collasso.
Gli avvocati, i magistrati, gli altri operatori del diritto, i cittadini tutti, si chiedono quando potranno avere anche in Italia una giustizia normale, con tempi definiti, in linea con gli altri stati dell’Unione europea. Aspettiamo le prossime mosse del governo e nel frattempo apriamo le discussioni. sarebbe l’ora di chiamare a raccolta le migliori energie di questo paese per contribuire ad un dibattito serio e costruttivo. Da Avvocati l’invito è rivolto innanzitutto all’Avvocatura, in tutte le sue espressioni. Avvocatura sei ci sei batti un colpo.
Avvocato. Già Consigliere dell’Ordine di Salerno