L’inchiesta giudiziaria sulla fondazione Open ha riportato alla ribalta il fenomeno delle fondazioni, delle associazioni politiche e dei think tank vicini ai partiti in Italia. Sono 121 le realtà di questo tipo censite dal 2015 e il 35,64% ha il centrosinistra come area di riferimento, il 23,76% guarda al centrodestra, quelle bipartisan sono il 12,87% e quelle di centro rappresentano il 9,90%. I dati sono contenuti nel rapporto Openpolis-AGI dello scorso anno dal titolo “Cogito ergo sum – Think tank, fondazioni e associazioni politiche in Italia”. Oltre il 52% di queste organizzazioni nasce o come corrente di partito o come progetto di aggregazione politica.
Think tank, fondazioni e associazioni sono spesso diventati il primo passo per fare politica, o per iniziare un percorso di affermazione politica a livello nazionale o locale. L’ascesa di Matteo Renzi e della sua fondazione Open ne è stato un perfetto esempio. Una struttura parallela al partito di appartenenza, in questo caso il Pd, utilizzata per raccogliere fondi, organizzare eventi e aggregare la base elettorale.
Si tratta del caso più noto a vello mediatico, ma gli esempi negli ultimi anni sono stati numerosi: dalla fondazione Change di Giovanni Toti che ha accompagnato la sua elezione a governatore della regione Liguria, a Primavera Italia di Alessandro Cattaneo. Non rappresentano solo un modo per affermarsi politicamente, ma anche un modo per tessere rapporti trasversali tra partiti.
Nel 2013 l’arrivo del governo Letta, nato da un accordo post elettorale centrosinistra-centrodestra, faceva segnare la presenza di numerosi ministri appartenenti alla fondazione Vedrò: avversari nel campo della politica che avevano già stabilito rapporti personali in una fondazione.
Le associazioni possono diventare anche il terreno “neutrale” in cui instaurare relazioni con rappresentanti del mondo accademico, politico e giornalistico. Un esempio è la kermesse SUM, organizzata dall’associazione Gianroberto Casaleggio, in cui Davide Casaleggio, figura apicale del Movimento 5 stelle, mette assieme da anni vari esponenti del dibattito politico pubblico.
Il Movimento stesso, non essendo un partito nel senso ufficiale del termine, basa la stragrande maggioranza della sua organizzazione su una rete di associazioni. Un’aggregazione politica può essere o spinta da una specifica ideologia, il caso per esempio del Centro studi del pensiero liberale vicina a Silvio Berlusconi o di Europa 21 secolo di Tommaso Nannicini. O dal desiderio di un leader politico di creare un suo progetto autonomo, come ad esempio Futura di Laura Boldrini o DemA del sindaco di Napoli Luigi De Magistris.
Un altro 35% di queste realtà rientra in una definizione più standard di fondazione, accomunate cioè dallo svolgere attività di ricerca scientifica e accademica e dalla volontà di fare formazione politica. Qui abbiamo le strutture più note, come la fondazione Magna Carta di Quagliariello, Italianieuropei di Massimo D’Alema o la fondazione De Gasperi di Angelino Alfano.
Infine l’11,88% delle strutture censite si occupano di policy making tematico, e sono attive su specifiche materie per cui cercano di contribuire al dibattito pubblico. Tra queste la fondazione Icsa (Intelligence culture and strategia analysis) del generale Tricarico e il Centro per un futuro sostenibile di Francesco Rutelli.
(Davide Sarsini)