De Candia Edoardo, spirito creativo e creattivo allo stato purissimo, di Lecce sparita!: di Mariagrazia Toscano
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De Candia Edoardo, spirito creativo e creattivo allo stato purissimo, di Lecce sparita!: di Mariagrazia Toscano

De Candia Edoardo, spirito creativo e creattivo allo stato purissimo, di Lecce sparita

“Tarzan” per tutti, per la sua chioma fluente sul collo e pittore stravagante, condusse una vita dissoluta a causa dell’alcol e delle donne.

Indossava slippini alla francese, scandalosissimi per quel periodo e sia d’estate che d’inverno si accingeva alla scarpinata quotidiana per raggiungere il suo lido preferito: quello di San Cataldo, nei pressi di Lecce, sempre abbronzatissimo e con un fisico asciutto ed invidiato da molti, solitamente frequentava località marine per potersi abbronzare integralmente, in versione adamitica ed in piacevole compagnia femminile, catturando lontano da sguardi indiscreti l’ispirazione per i suoi quadri. 

Anche in città, sul suo terrazzino, era solito vagare nudo e mangiare banane, la sua frutta preferita.

I suoi primi quadri, nudi di bagnanti, in breve tempo furono molto apprezzati in tutta Italia dai critici d’arte e si racconta che per il suo straordinario talento nel dipingere, sia stato ospite di alcuni galleristi, soggiornando gratis per un mese in Francia per realizzare ed esporre le proprie opere. Egli, in preda al divertimento, non pensava assolutamente a colorare tele; sempre con donne avvenenti ed incurante delle continue insistenze degli impresari, che intanto affrontavano costose spese per il suo soggiorno, si diede per un po’ di tempo alla bella vita.

All’ultimo momento, quando rischiò di essere rimandato in Italia, inziò e completò l’ultimo quadro, un vero e proprio capolavoro di colore ed inventiva.  Si esprimeva correttamente, fu rinchiuso in istituti di cura per alcolizzati ed alcune sue opere, ormai completamente decadute, provocanti all’inverosimile, spesso di suo recano solo la firma ed un gran numero di persone si sono arricchite organizzandogli delle mostre in varie località italiane, ricompensandolo con pochi soldi, lui che per una bottiglia di vino poteva dipingere ovunque  ci fosse spazio libero, “per esprimersi”.

Era facile incontrarlo in città, nei pressi del Bar Raphael e dintorni mentre ripeteva la stessa frase velocemente ma comprensibilmente: “Ciao, come stai, mi offri un caffè? Dai offrimi un caffè, mi offri questo caffè? Dai, prendiamoci un caffè, te lo posso offrire io? Dai te lo offro io, andiamo, prendiamoci un caffè” e personalmente quel suo modo di essere sempre e comunque sopra le righe, m’incuteva un senso di disagio sia che fossi da sola od in compagnia di amici.

Uno strano tipo, Edoardo De Candia, stravagante al punto da essere definito “pazzo”, leccese purosangue che per la sua città nutriva un rapporto di amore-odio, tipico comportamento da Nemo propheta in patria. L’arte era parte integrante della vita sregolata del “santo bevitore”, pittore poeta bohemien, artista del pennello, “Tarzan” per via della sua bionda chioma e smisurata mole che ricordavano gli storici navigatori del Nord Europa. Trasandato, vestito sempre con la solita giacchetta ed il logoro paio di jeans, vagabondava per le vie di Lecce, masticando pensieri e sigarette ed implorando contro lo stato delle cose.

Nato nel 1933, dopo una infanzia ed una adolescenza di stenti, abbracciò la pittura, la grande passione della sua vita, ispirandosi principalmente allo stato figurativo di Michele Massari, anch’egli ottimo pittore, suo amico e biografo nel 1953, allestì la sua prima personale al Caffè Leccese “La Torinese”, iniziando la sua carriera con Francesco Saverio Dodaro, un altro intellettuale eccentrico.

Nel 1954, cominciò a viaggiare per l’Italia, facendo esperienza e la sua prima tappa fu Milano, dove fu ospite di Ercole Pignatelli, che lo introdusse nel mondo artistico cittadino, quindi si recò a Torino, dove frequentò la scuola di Felice Casorati, e poi di nuovo a Milano, Londra, Parigi, ecc. Tornato a Lecce, tenne una serie di eccezionali mostre, tutte di successo, a cui oltre la notorietà si aggiunse una certa soddisfazione economica. Ma tutto questo durò poco perché egli tornò alla sua solita vita, ai suoi comportamenti stravaganti, disincantati, all’inseparabile alcool ed al manicomio, lontano dagli amici, anche se i più cari andavano a trovarlo e dall’arte fatta di forme e colori a base di paesaggi marini, tramonti e nudi femminili, la sua vera passione.

Egli con altri pittori come: Vittorio Tapparini, Tonino Caputo, Antonio Massari, Annamaria Massari, sorella di Antonio e suo primo e vero amore, Rina Durante, Vittorio Pagano, grande ammiratore di De Candia, come la sorella Elena, tutti amici e solidali, bizzarri ed irrequieti, fondò il rivoluzionario “Movimento Genetico”.

Disarmante era la sua semplicità nel dedicarsi ai suoi dipinti, con materiali di fortuna, non potendo permettersi altro, poiché quel poco che aveva lo spendeva in colossali bevute, che gli procuravano l’ebbrezza della vertigine facendogli dimenticare le peripezie esistenziali. “Il cavaliere senza terra” Edoardo era capace di lunghi silenzi e geniali intuizioni, trovate originali ed i suoi dipinti, quelli che si trovano in alcune case private, oltre a quelli conservati dai suoi amici, ideali fili di una tela, tappe di un percorso accidentato, forse, ma regolare nella sua tortuosità, sono lì a testimoniare il suo passaggio su questo pianeta, nudo nella sua disordinatissima casa al mare, o intento a scrivere ed a dipingere. Morì nell’agosto del 1992 all’ospedale Vito Fazzi di Lecce. Sono rimasti in vita invece il ricordo dei suoi amici e la stima di tutti coloro che seppero apprezzare la sua arte semplice e disarmante, istintiva eppure geniale che sarà sempre viva, per chi lo ha amato.