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Contagio, sulle previsioni meglio non sperare negli esperti
Le simulazioni con i metodi della statistica forniscono scenari foschi. Ma la prevedibilità assoluta non esiste
di Erasmo Venosi
Chi informa deve attingere a fonti più autorevoli possibile, come i dipartimenti universitari di ricerca. Sul caso coronavirus che sta mettendo in ginocchio la vita sociale ed economica una risorsa può venire dalla statistica applicata all’ambito epidemiologico. Parliamo in particolare di proiezioni matematiche basate sul cosiddetto tasso di propagazione (R0). Se questo supera la soglia 2 vuol dire che ogni infettato può contaminare altre due persone.
Sulla base di modelli di questo tipo (denominati “Sir”), alcune simulazioni della La Sapienza di Roma e dell’ateneo di Pavia ipotizzano un aumento notevole del numero di infettati in Italia. Il Sir suddivide la popolazione in “suscettibili” (S) che sono a rischio contagio, “infetti” (I) che sono i contagiati e i “recovered” (R), cioè i guariti. Il tutto integrato da dal terribile R0. L’epidemia si arresterà quando il tasso RO sarà minore di 1.
Nel frattempo scopriamo gli Stati Uniti destinano 8 miliardi di dollari per il vaccino, mentre l’Unione Europea solo 55 milioni di euro. La Fed americana abbassa il tasso di mezzo punto, la Bce muta. L’infezione sarà simil-influenzale, ma a parte avere una moralità di 30 su 1000 (quando l’influenza normale è di 1 su mille), i costi sociali ed economici sono già quelli dell’inizio di una guerra. E nessun matematico o analista è in grado di prevedere, in realtà, la velocità di contagio, che purtroppo per ora sta aumentando.