di Vittorio Campagna
Il 14 luglio 2020, appare su facebook un articolo di Alessandro Della Guglia, dal titolo inequivocabile: <<Il regalo del governo ai Benetton: palazzo storico venduto dopo il crollo del Ponte Morandi>>, facendo riferimento a una compravendita tra il primo governo Conte e la famiglia Benetton, di un palazzo storico al centro di Roma, in data 20/2/2019, per 150 milioni, trasformato poi a grand Hotel. La notizia, ripresa da “Il Tempo” nella stessa data a firma di Alberto di Majo e Domenico Alcamo, è passata come un grande favore del M5S ai nemici Benetton.
Se i giornalisti de “Il Tempo” si mantengono cauti nell’accusare i ministri pentastellati, circa la compravendita (legale) facendo riferimenti anche alla “Lega” che governava con il M5S durante il Primo governo Conte, il giornalista de “Il Primato Nazionale” non menziona mai la Lega, come se a governare fosse stato solo il M5S, adombrando un’accusa di un malaffare malcelato:
<<Mentre infuria la polemica su Autostrade in seno alla maggioranza, tra chi …a parole vorrebbe la revoca della concessione… spunta un “regalo” del primo governo Conte alla famiglia Benetton. … dicembre 2018, ovvero quattro mesi dopo il crollo del Ponte Morandi a causa del “mancato esercizio di prelazione da parte del ministero dei Beni Culturali”>>. Conclude: <<Ma che bello… proprio nel periodo in cui i Cinque Stelle attaccavano a testa bassa i Benetton sulla questione Autostrade. Un capolavoro d’incoerenza>>.
Sostenitori del centro-destra hanno raccolto la notizia e l’hanno condivisa su “facebook” con questi giudizi: (14 luglio): <<L’ennesimo schiaffo sul viso di un’intera Nazione: l’Italia. Gente senza amor proprio e senza dignita’ alcuna, che schifo !!!>> Con un chiaro riferimento a M5S.
In verità, come già ricordato, a quella data, vi era il governo Lega-M5S, e “Il Tempo” riporta i nomi dei ministri e sottosegretari equamente distribuiti fra le due aree di governo: <<… Allora sedeva Giovanni Tria, tecnico. Come viceministri poi troviamo sul lato Lega Massimo Garavaglia e Massimo Bitonci,; sul versante pentastellato invece Laura Castelli e Alessio Villarosa>>. Pertanto, se errore v’è stato, è da attribuire al governo giallo-verde insieme, non al solo M5S. Alessandro della Guglia non ha letto bene l’articolo del giornale romano.
Inoltre, la compravendita ai Benetton sarebbe partita in surplace molto tempo prima col Governo Renzi-NCD (2014-2016) e Gentiloni 2016-2018). Ecco, la sequenza delle date:
- 14/11/2016, prot.197156, domanda di “permesso di costruire” o “destinazione d’uso”. Chi aveva interesse alla nuova “destinazione d’uso” del palazzo storico? Il M5S non era al governo.
- 31/7/2017 n. 193 “Permesso a costruire”. Chi ha chiesto e ottenuto il “Permesso a Costruire”?
- 20 luglio 2018, Benetton presenta un’offerta di 150 milioni (unica) per l’acquisto del palazzo storico: “venticinque giorni prima del crollo del ponte Morandi” (!!!), in tempi non sospetti. Il governo gialloverde si era insediato da appena un mese, raccogliendo pratiche pregresse.
- L’11 dicembre la vicenda si avvia a conclusione con la firma del preliminare di vendita.
- 20 febbraio 2019 si effettua il rogito. La conclusione logica di una compravendita.
Fondamentali sono le date del 2016 e 2017. Come mai un palazzo storico subisce una modifica nella “destinazione d’uso” e da parte di chi se è vincolato dai Beni Culturali? Chi ha fatto richiesta della domanda del “permesso a costruire” e per conto di chi se non è stato lo stesso Ministro ai Beni Culturali? Poteva un privato richiedere il permesso a costruire per un bene che appartiene “ancora” allo Stato ed è vincolato dai Beni Culturali?
Quando si risponderà a queste domande, sapremo anche “chi ha venduto” realmente il palazzo ai Benetton. Il giornalismo deve riportare i “fatti” ed eventuali “interrogativi”, non giudizi e condanne. Purtroppo, oggi, assistiamo, da giornali esclusivamente “di parte”, a un massacro mediatico di Onorevoli come se i nostri Ministri fossero privi di dignità, stravolgendo la notizia “usu proprio”. Giornali ritenuti “nazionali”, ogni giorno aprono con accuse, insulti e persino storpiature dei nomi dei nostri rappresentanti governativi. Uno su tutti: il nome Giuseppe Conte, storpiato in “Giuseppi” da far dimenticare il suo “nome di battesimo”, rifacendosi a un errore di “Tramp” di due anni fa. La Magistratura, potrebbe aprire uno squarcio di verità sulla succitata compravendita.