“È fondamentale utilizzare al meglio i fondi del Recovery Plan ascoltando realmente gli operatori del settore turistico. Ma come può un Governo sotto ricatto politico essere lucido e scegliere tra l’utile al Paese e l’utile a mantenere la poltrona?”. Così Lucia Vuolo, europarlamentare della Lega, interviene sulla crisi che sta attanagliando il comparto turismo.
Nel 2020, a seguito della pandemia da Covid-19, in tutti i Paesi europei i flussi turistici hanno subito un tracollo che ha determinato una profonda crisi del settore turistico e alberghiero. L’Istat, riporta il record negativo per il turismo in tutta Europa nell’anno che ci siamo appena lasciati alle spalle.
Parliamo di una perdita di fatturato del 37% su base annua, che equivale a circa 27 miliardi di euro andati in fumo per bar e ristoranti, secondo i dati dell’ultima indagine di Bain & Company sulle perdite del settore HoReCa (Hotellerie-Restaurant-Café) a causa della pandemia, riportate da Federturismo Confindustria.
Inoltre, i numeri in Italia raccontano di 245 milioni di presenze mancate e 14 milioni di fatturato in meno rispetto al 2019.
Il calo più consistente è quello che riguarda i turisti cinesi e americani. Sul fronte degli arrivi aeroportuali, le perdite indicano dal 1° gennaio al 23 agosto 2020, un dato complessivo del -83% rispetto allo stesso periodo del 2019: dalla Cina -90,9% e dagli Usa -89,5%.
Lo scorso maggio il ministro per i Beni e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini, ha affermato che il settore avrebbe ricevuto la fetta più importante dei fondi del Recovery Plan.
Ad oggi, secondo varie indiscrezioni, per cultura e turismo, due dei settori più martoriati dalla pandemia, saranno destinati circa 8 miliardi.
“Come può un Governo sotto ricatto politico – commenta l’europarlamentare ID/Lega, Lucia Vuolo – essere lucido e scegliere tra l’utile al Paese e l’utile a mantenere la poltrona?. Il Recovery Plan deve essere utilizzato con lungimiranza – continua la Vuolo – Per turismo e cultura pare siano previsti solo 8 miliardi di euro, di cui 3,4 destinati ad un capitolo vago denominato “Siti minori, aree rurali e periferie”. Da qui la mia domanda: quali sono realmente gli attori interpellati e quali le esigenze prese in esame per stilare un piano concreto di rilancio che guardi ai bisogni di coloro che hanno visto sfumare i sacrifici e gli investimenti di una vita? Penso agli operatori del Mezzogiorno e alle conseguenze sui territori, rendendo più rapidi ed evidenti i connessi problemi di desertificazione demografica, già in atto. E proprio insieme a loro chiedo uno sforzo politico rilevante per trasporti e turismo. Ho la sensazione – ha concluso la Vuolo – che le progettualità presentate siano costruite su esigenze ipotetiche e non reali, sinonimo di persone che non conoscono il territorio e che non ne fanno gli interessi”.
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