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Perché non dovremmo dare i cellulari ai bambini: una riflessione sul tempo dell’infanzia. Di Chiara Vergani

today30 Aprile 2025 1

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Perché non dovremmo dare i cellulari ai bambini: una riflessione sul tempo dell’infanzia. Di Chiara Vergani.

Viviamo in un mondo iperconnesso dove anche i neonati vengono fotografati con uno smartphone e i bambini iniziano a usare tablet e cellulari prima ancora di imparare a leggere. In molti casi dare un cellulare a un bambino sembra una soluzione comoda: lo intrattiene, lo tiene buono, lo fa sentire “grande”, ma dietro questa abitudine apparentemente innocua si nascondono rischi profondi per la sua crescita emotiva, cognitiva e relazionale. L’infanzia è un tempo prezioso e irripetibile, fatto di gioco, scoperta, relazione concreta. Il bambino ha bisogno di esplorare il mondo con i sensi, con il corpo, con l’immaginazione, ha bisogno di annoiarsi, di inventare, di osservare il cielo, di sbagliare, di aspettare. Il cellulare invece propone un mondo già pronto, preconfezionato, pieno di stimoli rapidi e superficiali, cattura l’attenzione senza nutrirla, intrattiene, però non fa crescere. Un bambino con il cellulare in mano troppo presto rischia di perdere la capacità di stare nel tempo reale, di attendere una risposta, di tollerare la frustrazione. Si abitua alla gratificazione immediata, allo scorrere veloce delle immagini, al passaggio continuo da una cosa all’altra e il cervello in fase di sviluppo, si adatta a questo ritmo frenetico, a discapito della concentrazione, della memoria e della riflessione. C’è poi un altro aspetto: la relazione con gli altri: i bambini imparano a vivere guardando negli occhi, parlando, litigando, facendo pace, leggendo i gesti e i toni. Se la mediazione dello schermo diventa troppo presente, queste competenze affettive restano immature. Lo smartphone non insegna a comunicare, ma a scorrere, a premere, a rispondere velocemente, invece che orientare ad ascoltare, a mettersi nei panni dell’altro, a costruire un legame. Inoltre c’è la questione della sicurezza: un bambino connesso senza filtri è esposto a contenuti inadeguati, pubblicità occulte, modelli distorti, perfino a predatori digitali. Molto spesso i genitori per mancanza di tempo o competenze, non riescono a controllare davvero ciò che il figlio guarda e con chi comunica. Togliere il cellulare ai bambini non significa isolarli dal mondo, vuol dire proteggerli da un eccesso di mondo, restituire valore al tempo lento, alla relazione viva, alla scoperta autentica. L’infanzia non hanno bisogno di schermi, necessita di adulti presenti, di storie raccontate, di terra tra le mani, di silenzi pieni e di una realtà che li prepari, un giorno, a usare la tecnologia con equilibrio, e non a farsi usare da essa.

Scritto da: Marco Naponiello

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