Qualche settimana fa il suicidio di un ragazzo, che tutti descrivono come un ragazzo buono e intelligente che si è buttato giù dal ponte di San Biagio.
L’altro giorno una donna con problemi d’alcol che viene ritrovata nel torrente Tufara ( caduta dal ponte sulla Statale 19 dicono!
Strano lì la ringhiera non è bassa. Cadere giù non è facile!). Gruppi di ragazzi che si cercano per darsele di Santa ragione. Che cercano la rissa , con chiunque passi nel loro territorio ( quasi fossero territori di caccia !) Che succede? Certo non solo ad Eboli , per l’amor di Dio ( se ragioniamo sulla assurda morte di un bambino di 5 anni , che viaggiava con la mamma e la sorellina in una smart travolta da una macchina di grossa cilindrata con a bordo ragazzi di ” famiglie bene” impegnati in una sfida per ottenere qualche ” Like ” suo social, ci rendiamo conto della deriva che la società sta vivendo). Noi ragioniamo sulla nostra realtà! Ma dobbiamo sapere che la realtà ebolitana non è un mondo a parte. Io credo che siamo di fronte ad un vero e proprio allarme sociale. La venuta meno , nel corso degli ultimi decenni , di punti di riferimento positivi, di tensioni culturali ed ideali , di principi solidaristici ci ha consegnato una società improntata all’individualismo spietato. Una società nella quale vince ” l’IO”, nella quale il ” NOI” è un concetto vecchio , superato. In questo sistema i rischi sono due: Il sentirsi soli ( fenomeno , questo, forse davvero accentuato dal bruttissimo periodo di isolamento legato alla pandemia da Covid). Il rifugiarsi in un ” mondo prevalentemente virtuale nel quale è severamente sfalsato il rapporto con la realtà” ( come scrive qualcuno che di queste cose ne sa molto ma molto più di me!).
Un mondo dove qualsiasi stronzata è ammessa , purché ti porti qualche ” mi piace” sui social Perché così ti sembra di ” venire fuori dalla tua solitudine!”. È una situazione complessa, difficilissima. Dalla quale non si viene fuori , a mio parere, con risposte burocratiche. Ancora una volta : se la risposta che arriva, dai livelli istituzionali locali, a certi fenomeni è fondata solo sulla burocrazia: con la relazione, la segnalazione, il colloquio, ecc. per poi fermarsi dinanzi al solito insormontabile problema dei Comuni:” la mancanza di fondi” , io credo che non andremo da nessuna parte. Ho idea che ancora una volta la risposta a certe situazioni debba essere più complessa e coinvolgere diversi momenti istituzionali: Dalla scuola, alle politiche sociali comunali, alle politiche culturali che si mettono in campo alle politiche sanitarie. Ripartire dal ricucire un senso di appartenenza ad una comunità , quella del paese in cui vivo( di cui mi sento parte e che rispetto.) è il principale terreno di lavoro. Cosa che significa ripristinare, a partire dalle scuole , la formazione e la educazione civica , il rispetto degli altri , il rispetto del diritto degli altri, il rispetto di quello che è proprietà di tutti. L’attenzione alle solitudini, alle fragilità , alle diversità che passa attraverso un recupero di quel senso di solidarietà che a me sembra, oggi, in gran parte smarrito in una società informata alla alla antica cultura del ” morte tua, vita mia”! Significa una azione capillare, continua da parte delle politiche sociali. Sulle quali l’investimento ( in termini di professionalità , di risorse finanziarie ecc. ) , a tutti i livelli , diventa fondamentale. E ancora una politica culturale fatta di iniziative, di appuntamenti, di incontri tesi a intercettare i gusti, le aspettative di ogni fascia anagrafica a partire dalle giovani generazioni, per creare luoghi di socializzazione, di discussione e , perché no, di valorizzazione di talenti, di lavori , di hobby che ognuno nel suo mondo privato ( spesso in silenzio!) coltiva e produce. Un lavoro immane quindi! Ma in politica, nella azione amministrativa, nulla è semplice
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