LA POLITICA DEL RICATTO PARTORISCE IL CONTE DUE: DURA ANALISI DEL PARTITO DEMOCRATICO 
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LA POLITICA DEL RICATTO PARTORISCE IL CONTE DUE: DURA ANALISI DEL PARTITO DEMOCRATICO 

LA POLITICA DEL RICATTO PARTORISCE IL CONTE DUE: DURA ANALISI DEL PARTITO DEMOCRATICO

Dopo una orrenda telenovela durata oltre un anno fatta di Consigli Comunali saltati, di agguati tesi, di dichiarazioni rese e sconfessate, di gruppi consiliari scomposti e ricomposti, di una spudorata caccia alle poltrone, di immobilismo amministrativo, Mario Conte ha varato la sua seconda Giunta.

Questa crisi era partita dall’esplosione del gruppo della “Città del Sele”, che pure era stata la lista di riferimento del progetto politico dell’attuale Sindaco (passata da 7 ad appena 2 consiglieri comunali) e si conclude con la retrocessione da Vicesindaco di Vincenzo Consalvo, ispiratore della seconda lista di quella coalizione.

Il Conte Due sancisce plasticamente, quindi, la fine del progetto e dell’accordo politico che aveva vinto le elezioni in favore di un nuovo accordo e di un nuovo equilibrio tutto ripiegato su spudorate manovre e ricatti di palazzo.

Senza uno straccio di motivazione vengono espulsi tre Assessori, non facendo alcuna valutazione di merito sul loro operato, anzi, nonostante quel merito per mesi sbandierato ed annoverato tra i più importanti risultati raggiunti dalla reggente amministrazione.

Non riuscendo ad ottenere (giustamente!) le volontarie dimissioni degli Assessori espulsi e non avendo il coraggio di procedere alle loro revoche, in quanto non si sapeva come motivarle, si sceglie di procedere con un fittizio ed artificioso azzeramento della Giunta finalizzato solo a defenestrare chi doveva dar spazio al nuovo equilibrio di maggioranza.
Il riconoscimento del merito, presidio del perseguimento dell’interesse collettivo, cioè, soccombe di fronte ai ricatti e al perseguimento di interessi sfacciatamente personali.

Per ricercare, poi, quel nuovo equilibrio che mantenga attaccata la spina di un’Amministrazione morente, si sceglie di far ricorso a politici provenienti dalle precedenti amministrazioni, chiudendo quindi definitivamente la retorica della loro tanto decantata discontinuità.
Oltre ai Consiglieri e agli staffisti che sono “in maggioranza” e che tali erano anche nella gestione amministrativa precedente, oggi ben 3 dei 7 Assessori, difatti, altri non sono che i consiglieri di maggioranza della precedente esperienza di governo cittadino.

Sempre sull’altare di quel nuovo equilibrio si sceglie un Vicesindaco dalle mai nascoste simpatie leghiste, facendo virare ancora più a destra questa Giunta dalle incerte collocazioni politiche, di una coalizione che pure in campagna elettorale si presentava agli elettori come di sinistra.

In favore ancora di quell’equilibrio si mortifica la questione della rappresentanza femminile nell’esecutivo, derubricata a mero formale rispetto della norma e si declassano le politiche giovanili da assessorato a delega attribuita a un consigliere di maggioranza.

Tutto questo in un teatrino senza fine, compiuto sulla strada dal Municipio a Santa Cecilia, in una processione continua tesa ad ottenere la benedizione dell’ex Ministro delle Aree Urbane, vero burattinaio dell’attuale Amministrazione.

Il Sindaco, ostaggio della sua maggioranza e della sua stessa ingombrante famiglia, esce da questa crisi peggio di come c’era entrato; con una squadra che, sin dalle prime dichiarazioni, appare ancora più debole e precaria di quella precedente.

Il nostro timore è che si sia formato un precedente pericoloso che aprirà la strada a nuove instabilità non appena altri mal di pancia, altri spostamenti in Consiglio, altri cambi di casacca rivendicheranno altre posizioni, ricattando nuovamente il Sindaco.

La nostra certezza, invece, è che dopo un anno la montagna abbia partorito un topolino, che non darà stabilità al governo cittadino e preserverà nel lasciare irrisolti i problemi, continuando a tenere la nostra comunità e le nostre istituzioni ostaggio dei loro giochi di potere.

Il nostro auspicio è che ora che il Re è veramente nudo, ora che è chiaro a tutti che il loro unico collante è il potere per il potere, si creino le condizioni per quell’alternativa di cui la nostra Eboli ha ormai disperato bisogno.
Perché si passi, finalmente, dalla politica del ricatto alla politica del riscatto.